GARDA, Lago di (o Benaco; A. T., 24-25-26)
Uno dei grandi laghi subalpini, il maggiore bacino lacustre d'Italia; il suo specchio si stende a una latitudine media di 45°40′ N. e a una longitudine media di 10°40′ E., a soli 65 m. sul mare (livello medio delle acque), e copre una superficie di 369,98 kmq. È costituito da una parte meridionale molto larga (dai 12 ai 17,5 km.), con sponde prevalentemente basse e in qualche tratto acquitrinose e coperte di canneti, e da una parte settentrionale stretta (fino a km. 2,25 sotto Pregàsina) e allungata, con sponde assai alte, spesso scoscese o ȧddirittura a picco sulle acque (il santuario della Madonna di Tignale domina il lago dall'alto di una parete di oltre 600 m.), chiusa a ovest da una serie di rilievi che non raggiungono i 2000 m., i quali separano il Garda da alcune piccole valli ad esso confluenti e dalla Valle Giudicaria; e chiusa ad est dallo Stivo (2044 m.) e dalla compatta catena di Monte Baldo (M. Altissimo, 2070 m.; Cima Val Dritta, 2218 m.; M. Maggiore, 2200 m.), che lo dividono dalla Val Lagarina (Adige). Questi rilievi, che fanno parte rispettivamente delle Prealpi Lombarde e delle Prealpi Venete, sono in prevalenza calcarei o dolomitici. La parte meridionale del Garda è cinta a sud da una serie di colli, in parte cenozoici e in parte morenici, alti al massimo 367 m., i quali costituiscono il cosiddetto anfiteatro morenico benacense, che forma un arco lungo un centinaio di km., la cui corda, da Tòrmini presso Salò a Costermano è lunga 21 km., e la saetta, fino a Volta Mantovana, 33 km. Le dimensioni massime del lago sono: lunghezza, km. 51,5; larghezza massima km. 17,5 (media, km. 7,2). Il perimetro è di 162 km.
Il bacino imbrifero del lago è relativamente piccolo (3326 kmq.) e da ciò le lievi oscillazioni nel livello delle acque (di solito, non più di 1 m.). Il Sarca è l'immissario principale, formatosi nel gruppo granitico dell'Adamello a circa 3300 m.; esso ha la sua foce all'estremo nord del lago, un poco a occidente di Tòrbole (v. alpi, II, tav. LXIX). Quella del Sarca è la maggiore delle valli che sboccano nel Garda; pure notevoli sono: la Valle di Ledro, col pittoresco lago omonimo, sorretto da una morena; la valle del torrente Campione (Valle di S. Michele) e la Valle Toscolana, percorsa dal fiume Toscolano, che ha formato alla sua foce un largo delta-conoide, sul quale sorgono i centri di Toscolano e Maderno. Sulla sponda orientale non si apre alcuna valle notevole, ché la compatta catena di Monte Baldo è solcata solamente da rivi brevi e di nessuna importanza. Emissario del Garda è il Mincio (v.), che ne esce a Peschiera.
Riguardo alla morfologia del fondo, si distinguono nel Garda due bacini, uno occidentale, senza confronto il più vasto e il più profondo (massimo, 346 m. tra Gargnano e Magugnano, criptodepressione di 281 m.), e uno orientale (bacino di Peschiera) poco profondo (massimo 78 m., di fronte a Bardolino), separati l'uno dall'altro da una dorsale subacquea che prosegue verso NNE. la penisoletta di Sermione e per la secca di Vò (4 m. di profondità) raggiunge la pittoresca punta di S. Vigilio. A N. della linea Toscolano-Torri del Benam il lago è in gran parte profondo più di 250 e di 300 m.; l'isobata di 300 m. corre sempre assai vicina alla costa (sotto le rupi di Tremòsine, a soli 250 m. al largo).
La conformazione del bacino lacustre del Garda è spiegata dalla sua genesi. Esso occupa il fondo di un solco vallivo longitudinale, dovuto, sembra, all'erosione fluviale e coincidente, in parte, con una sinclinale (ciò si deve al fatto che il nucleo della sinclinale è costituito da terreni cenozoici poco resistenti). Prima dell'epoca glaciale, le condizioni morfologiche di questo solco vallivo - scavato probabilmente durante il Pliocene o forse anche in un periodo anteriore - erano ben diverse da quelle attuali; durante l'epoca glaciale fu occupato da un grande ghiacciaio che si spingeva fino alla pianura padana, sul margine della quale depositò l'anfiteatro morenico che ora chiude il lago a mezzodì, e nel quale si possono distinguere morene di due periodi, con caratteri morfologici e topografici differenti: una fascia esterna (cioè più avanzata) e più consunta, che si deve a un' espansione glaciale più antica (rissiana), e una fascia interna più recente (glaciazione würmiana). Tra i varî cordoni morenici si trovano tuttora alcuni laghetti, ridotti in parte a torbiere. Le morene, che sbarrarono il solco vallivo al ritiro del ghiacciaio, determinarono la formazione del lago; la sovraescavazione del fondo di questo è dovuta tuttavia all'erosione glaciale.
Un tempo il lago di Garda si estendeva più a nord di quanto si estende ora: le alluvioni del Sarca ne colmarono poi a poco a poco l'estrema parte settentrionale, dando origine alla pianura di Arco e circondando con la terraferma il caratteristico Monte Brione, che si eleva a 377 m. tra Riva e Torbole e che formava già un'isola. Di isole ve ne sono ora quattro, nel Garda: tutte piccole e basse (la maggiore è l'isola del Garda, all'entrata del golfo di Salò, con 0,08 kmq. di superficie, su cui sorge una sontuosa villa privata).
Il clima della regione benacense è assai dolce; la temperatura media annuale delle località situate sulle rive del lago è dappertutto superiore ai 12° (Arco, 12°,5; Riva, 12°,9; Salò, 13°,3; Desenzano, 13°,1); la media del gennaio si aggira sui 2-30 e quella del luglio sui 23-25°. Questo clima eccezionalmente mite si deve specialmente all'influsso mitigatore della grande massa delle acque del lago (50.346 milioni di mc.; profondità media, 136 m.), che hanno sempre e a qualsiasi profondità temperature relativamente assai elevate. D'estate le acque superficiali possono superare i 250; a 50 m. di profondità si hanno, in media, 13°; a 100 m., 8°,5. La temperatura decresce lentamente fino a 20 m., rapidamente da 20 a 30, poi di nuovo lentamente da 30 m. a 150, e diventa uniforme dopo i 200 m. (7°,8, la più elevata temperatura abissale riscontrata nei grandi laghi alpini).
Le precipitazioni sono abbondanti: ne cadono annualmente 901 mm. ad Arco, 1117 a Riva, 1096 a Salò, 950 a Desenzano; prevalgono nei mesi autunnali. La neve è molto rara nelle parti basse intorno al lago, e rare sono pure le nebbie. Di solito il cielo è di un bell'azzurro intenso, e l'aria è assai tersa. Oltre all'influsso delle acque, a rendere mite il clima contribuisce la posizione del bacino, che si apre verso mezzodì ed è riparato dai venti freddi settentrionali dai monti che lo cingono. I venti più notevoli che spirano sul Garda, importanti soprattutto per la navigazione a vela, sono il sover o suer, che soffia dalla valle del Sarca verso sud specialmente al mattino e che porta fiere tempeste, e l'ora, vento regolarissimo e di rado violento, che spira verso Riva, cioè verso nord. Anche notevoli sono l'ander, vento di OSO., che dà origine a tempeste quasi marine, e la vinessa (da Venezia), vento di SE. umido e freddo. Frequenti sono nel lago le burrasche e spesso di una forza tale che anche la navigazione a vapore ne risente. Le acque superficiali del lago sono soggette alle sesse (v.), oscillazioni ritmiche pendolari dovute a differenze di pressione barometrica tra le varie parti del lago stesso.
Il colore delle acque è azzurro intenso (talvolta numero o della scala colorimetrica Forel-Ule-Garbini) e la trasparenza è molto grande (superiore a quella di tutti gli altri grandi laghi insubrici); il limite di visibilità varia, naturalmente, secondo le stagioni, l'ora e il luogo, ma è in media (anno) di circa 15 m. (misurazioni col piatto Secchi; massima d'inverno, m. 21,6; minima d'estate, m. 10,2).
Date le condizioni climatiche cui si è or ora accennato, la vegetazione sia spontanea, sia coltivata della regione benacense è di tipo mediterraneo: sulle rive del Garda, infatti, possono vegetare olivi e agrumi, cipressi, magnolie, oleandri, camelie, lauri, agavi e palme. Così assai diffuse vi sono alcune colture meridionali, quali quella degli olivi e quella degli agrumi, coltivati a gradinata entro caratteristiche serre (limoniere) che dànno un aspetto peculiare al paesaggio della riva bresciana del lago (diviso amministrativamente tra le provincie di Brescia, Verona e Trento). La coltura degli agrumi (limoni soprattutto, poi aranci, cedri, mandarini, bergamotti) ha dato vita ad alcune piccole industrie, come la fabbricazione di speciali liquori (Acqua di tutto cedro di Salò).
La cintura di vegetazione costiera è in generale più larga che non sia in altri grandi laghi cisalpini e continua anche sulla dorsale sommersa che separa dal resto il bacino orientale. In generale la vegetazione lacustre comincia ad un metro di profondità, lasciando scoperte le rive ghiaiose; solo nei bacini meridionali la cintura può arrivare fino al limite d'onda e va distinta in tre zone. La zona del canneto, dove le cannucce emergono tra ciuffi di giunchi e di carici, limitata all'arco meridionale, dalla Rocca di Garda fino a Desenzano, è dimora abituale d'insetti e di molluschi acquatici, del pesce cagnetto, luogo di frega per vaironi, scardole, e carpe. A questa fascia segue una zona di vegetazione sommersa, dove prevalgono potamogeti (P. perfoliatus, P. pectinatus) con miriofilli, ceratofilli, callitriche, vallisnerie, che abbondano solo nei bacini meridionali, mentre più a nord formano solo oasi nei porti e alle foci dei fiumi. Nei porti venne segnalata anche l'elodea canadense. In tale zona (che scende fino a 7-8 m. di profondità), dove abbonda la minuta fauna costiera e sono frequenti i molluschi (limnee, planorbe), trovano cibo prediletto i pesci costieri: vaironi, scardove, carpe, tinche; spesso s'incontra il luccio, che ama deporre le uova sui vegetali. Poi comincia la più grande "zona dell'erba", che corre ininterrotta lungo le due sponde e sulla dorsale sommersa, formata da un denso tappeto di caracee, tra le quali prevalgono la "grossa" (Chara tomentosa) e la "setila" (Nitellopsis obtusa), che scende fino all'isobata di 50 m. In questa larga zona, dove passano frequenti arborelle, vaironi, tinche, cavedani, scardove e anguille, è la dimora abituale del luccio, che nel Benaco può raggiungere 13 kg. di peso. Nella società pelagica abbondano fragilarie, cerazî, asterionelle, ciclotelle, pandorine, anabene, closterî, dinobrî, diversi rotiferi (Asplanchna, ecc.) e piccoli crostacei che hanno importanza per l'alimentazione dei pesci: bitotrefi, leptodore, side, dafnie, bosmine, diaptomi, ciclopi. La regione pelagica e i grandi fondali sono dimora preferita dei pesci più pregiati. Il celebre carpione del Benaco (Salmo carpio) si nutre specialmente di bitotrefi: quando si sposta verso il fondo non sdegna i gammari e non esita a divorare alborelle: la sua caratteristica è di riprodursi due volte l'anno, in luglio-agosto e in dicembregennaio, sopra fondi rocciosi o ghiaiosi, ad una profondità media di 200 m.; raggiunge un peso di gr. 500-800. La trota lacustre è ritenuta la regina del lago: grande consumatrice di plancton nell'età giovanile, diventa poi rapace e divora altri pesci minori: alose, cavedani, vaironi, alborelle; può vivere a lungo e raggiungere pesi dai 15 ai 20 kg.; depone le uova da ottobre a gennaio nelle acque correnti del Sarca che rimonta per 15 km., e nel Mincio, dove scende per 5 km. fino al ponte di Monzambano. Nei mesi estivi si ritira nelle acque fresche e profonde fin sotto agli 80 m. L'alosa o sardella dalle carni prelibate si nutre soltanto di plancton e vive associata in grandi sciami d'individui della stessa età, che compiono migrazioni periodiche seguendo quelle del plancton. La riproduzione avviene sui bassifondi ghiaiosi in giugno-luglio quando la temperatura dell'acqua tocca i 200. Altra speeie d' alto lago è il coregono, di recente introdotto, che comincia a dare buon rendimento. Al largo s'incontrano pure grandi banchi di alborelle, che spesso scendono all'isobata di m. 50 e preferiscono la regione dell'erba. In complesso nel Benaco vennero segnalate come presenti 27 specie di pesci.
Le acque del lago sono assai favorevoli alla pesca, che è una delle maggiori risorse di alcuni paesi rivieraschi (Sirmione, ad esempio); carpioni, trote, anguille, lucci, sardelle, tinche, ecc., vengono pescati in quantità superiore alla richiesta locale e ampiamente esportati. La mitezza del clima e la bellezza del paesaggio, in alcune parti veramente grandioso, hanno fatto sviluppare poi, lungo tutte le sponde ma specie su quella bresciana, l'industria del forestiero. Da Salò a Gargnano è un succedersi di centri abitati, di ville, di grandi alberghi, di luoghi di cura, in mezzo a una lussureggiante vegetazione meridionale. Turisticamente importante è pure Riva, ancora molto frequentata dai Tedeschi.
Le sponde del lago sono in complesso assai popolate: ma le varie condizioni topografiche della costa, che talvolta, come si è detto, scende ripidissima o a picco sul lago, fanno sì che a tratti densamente popolati si succedano tratti privi o quasi di dimore umane. Sulla sponda bresciana sono notevoli i centri di Desenzano del Garda (4346 ab. nel 1921), Salò (4310 ab.), Gardone Riviera (2409 ab.), Maderno (1558 ab.), Toscolano (1420 ab.), Gargnano (923 ab.), Limone sul Garda (405 ab.); sulla sponda trentina, Riva (4355 ab.), alle spalle della quale c'è Arco (2126 ab.), stazione climatica invernale; sulla sponda veronese, Malcèsine (1100 ab.), Torri del Benaco (551 ab.), Garda, che ha dato il nome al lago (1163 ab.), Bardolino (1027 ab.), Peschiera (1074 ab.) e, sulla penisoletta omonima, Sirmione (455 ab.).
Tutti questi centri sono uniti tra loro da servizî regolari di navigazione a vapore; Peschiera e Desenzano, poi, sono toccate dalla linea ferroviaria Venezia-Milano; una ferrovia secondaria si spinge da Domegliara, sulla linea Verona-Trento, a Bardolino e a Garda; una tramvia va da Brescia a Salò e a Gargnano; un'altra ferrovia secondaria va da Riva a Mori (sulla Verona-Trento) passando per Arco. Numerose sono le linee automobilistiche che percorrono la regione benacense, provvista, soprattutto nella parte meridionale, di una buona rete di strade ordinarie. Di recente (1931) è stata ultimata la grande strada gardesana occidentale che va da Gargnano a Riva. Un'altra bella strada corre lungo la sponda orientale.
V. tavv. LXV-LXX.
Bibl.: Il lago di Garda è stato oggetto di alcune tra le più antiche indagini limnologiche compiute in Italia: intorno al 1725 fu studiato, infatti, da Luigi Ferdinando Marsili (Osservazioni fisiche intorno al lago di Garda, il cui ms. è stato pubblicato per la prima volta in Scritti inediti di Luigi Ferdinando Marsili, a cura di M. Longhena, Bologna 1930, pp. 1-124). Sulla genesi, la costituzione geologica e la morfologia del lago e della regione circonvicina si vedano gli scritti che seguono: A. Cozzaglio, Osservazioni geologiche sulla Riviera Bresciana del lago di Garda, in Boll. Soc. Geol. Ital., 1891, pp. 247-308; T. Taramelli, Della storia geologica del Lago di Garda, in Atti della I. R. Acc. degli Agiati in Rovereto, 1893; id., Considerazioni geologiche sul lago di Garda, in Rend. R. Ist. lomb. di sc. e lett., 1894, pp. 148-159; id., Di alcune questioni geologiche riguardanti il Lago di Garda, in Atti X Congr. Naz. di idrol., climat., ecc., Salò 1910; id., Sulla storia geologica del Garda, in La Geografia, 1914, pp. 122-131; F. Sacco, L'anfiteatro morenico del lago di Garda, in Ann. R. Acc. di agric. di Torino, 1896; T. Fischer, Das Moränen-Amphitheater des Gardasees, in Pet. Mitt., 1898, pp. 17-21; G. Stegano, I laghi intermorenici dell'anfiteatro benacense (laghi, stagni e paludi), in Mem. della Soc. Geogr. Ital., XII (1905), pp. 238-339; G.B. Cacciamali, Appunti sull'anfiteatro morenico benacense, in Rend. R. Ist. lomb. di sc. e lettere, 1914, pp. 431-450; P. Patrini, I terrazzi orografici del Benaco, in Rend. R. Ist. lomb. di scienze e lett., 1914, pp. 607-625. Sul regime idrografico e sul comportamento fisico delle acque, cfr.: G. De Marchi, Sul regime idraulico del lago di Garda, in Rend. R. Ist. lomb. di sc. e lett., 1917, pp. 613-645; A. Garbini, Alcune notizie fisiche sulle acque del Benaco (colore, trasparenza, temperatura), in Riv. Geogr. Ital., 1897, pp. 80-101; A. Forti, Il lago di Garda e il suo colore in Il Garda, 1927; F. Malfer, Il Benaco, Verona 1927; R. Monti, Limnologia comparata dei laghi insubrici, in Atti Congr. intern. di limnologia teorica ed applicata, Roma 1927, pp. 462-497; P. Bettoni, Studi limnografici sulle sesse del lago di Garda, in Comm. Ateneo di Brescia, 1900, pp. 32-58; E. Teglio, Le sesse nel lago di Garda, in Rend. Acc. dei Lincei, cl. di sc. fis., serie V, vol. XIV, i (1905), pp. 90-92; G. P. Magrini, I recenti studi sulle sesse e le sesse nei laghi italiani, in Riv. Geogr. Ital., 1905, pp. 127-135, 216-225, 291-299. Altri scritti riguardanti il Garda sono citati in R. Riccardi, I laghi d'Italia, in Boll. R. Soc. Geogr. Ital., 1925, pp. 506-587.
Il lago di Garda è stato scandagliato a cura della R. Marina italiana (esclusa la parte già austriaca); l'Ufficio idrografico di essa ha pubblicato nel 1891 una Carta idrografica del Benaco (Lago di Garda), compilata sotto la direzione del cap. di vasc. G. B. Magnaghi, alla scala di 1 : 50.000 (2 fogli); della parte austriaca fu pubblicata la carta batometrica al 25.000 da E. Richter nell'Atlas der oesterreichischen Alpenseen, Vienna 1896 (Seen von Kärnten, Krain und Südtirol). La batometria del Garda è segnata anche sulle carte dell'Istituto geogr. militare ital. Una carta batometrica è pure in G. De Agostini, Atlante dei laghi ital., Novara-Roma 1917 (tavv. IX e X, scala 1 : 50.000).