LEDRO, Lago di (A. T., 24-25-26)
Lago vallivo della provincia di Trento (a 45° 5′ lat. N. e 1° 42′ long. O., da Monte Mario), originato da uno sbarramento morenico, situato a 655 m. s. m., là dove l'amena Valle di Ledro si restringe a gola per scendere poi rapidamente verso il Garda.
Ha una superficie di 2,18 kmq., una lunghezza di 2,8 km., una larghezza massima di 1,5 e un perimetro di 8 km. La massima profondità è di 47,3 m., la media di 32,6 m. È cinto tutt'intorno da montagne dolomitiche assai ripide. Fra gl'immissarî sono il torrente della Valle dei Concei a N., il torrente Massangla a O., e il Sat a S. L'emissario è il Ponale, che, incisa nel mezzo la diga di sbarramento, si getta nel Garda da un'altezza di 100 metri circa (centrale elettrica del Ponale).
È lago di tipo temperato, con temperatura di fondo che varia da 4°,5 a 6°, con omeotermia in gennaio, febbraio; inversione di temperatura a metà febbraio con 3°-4° in superficie, 4° (o 4°,5) verso il fondo. Talvolta gela in superficie da gennaio a febbraio.
Tra i piccoli organismi che vivono nel lago abbondano Alghe e Protozoi (Pediastrum, cerazî, ecc.) che rendono le acque verdi e meno trasparenti. Dei Rotiferi furono trovati Asplanchna, Polyarthra, Mastigocerca, Anuraea. Fra i Crostacei, abbondantissimi i Cyclops e le bosmine, meno le side e i diaptomidi. Tra i Pesci si annoverano il barbo (Barbus plebeius), il bruffolo (Leuciscus aula), lo scazzone (Cottus gobio), la sanguinerola (Phoxinus laevis), la savetta (Condrostoma soetta), la scardova (Scardinius erythrophtalmus), il cavedano (Squalius cavedanus), la tinca (Tinca vulgaris) e la trota (Trutta fario); vi fu improvvisamente introdotta nel secolo scorso la bottatrice (Lota vulgaris); nel 1922 vi venne importato il coregono, e dallo Zecchini furono continuate le immissioni. La produzione ittica, abbondante in altri tempi, era discesa a soli 10 quintali nel 1925, probabilmente in seguito ai lavori che trasformarono il lago in serbatoio per alimentare la centrale elettrica di Riva, ma poi andò progressivamente aumentando e nel 1929 risalì a 330 quintali, in prevalenza coregoni.
Bibl.: L. Largaiolli, Ricerche bilimnologiche dei laghi trentini, VII, Lago di Ledro, in Studi trentini di sc. nat., 1931.