LUGANO, Lago di (o Ceresio; A. T., 20-21)
È uno dei grandi laghi della regione subalpina del versante italiano, che si estende in gran parte in territorio svizzero (Canton Ticino). Al territorio politico italiano appartengono: la riva occidentale tra Porto Ceresio e Ponte Tresa; il bacino di NE., detto Ramo di Porlezza, e il piccolo territorio isolato di Campione d'Italia. La posizione geografica del lago è: 45° 54′-46° 2′ lat. N. e 8°52′-9° 7′ long. E. L'altitudine media delle acque è di 270 metri s. m.; la profondità massima, fra Gandria e Punta S. Margherita, è di m. 288; la profondità media si calcola di metri 130; la superficie di kmq. 48,90, di cui kmq. 30,86 appartenenti alla Svizzera e kmq. 18,04 all'Italia; il volume delle acque di kmc. 6,56. La larghezza media si calcola di chilom. 1,050; la massima tra Lugano e Caprino raggiunge i 3 km. Lo sviluppo delle sponde, secondo G. Anastasi, è di km. 93,04, di cui 58,62 alla Svizzera e 34,42 all'Italia. Il bacino imbrifero è di kmq. 614,51 (secondo Anastasi), corrispondente a circa 13 volte la superficie del lago. Le oscillazioni di livello (tra la massima magra e la massima piena) raggiungono metri 3,18 (mentre per il Verbano sono di m. 8 e per il Lario di m. 4,17). Le acque hanno alla superficie una temperatura media di 14°,5 (minima 5°,8; massima 23°,2) e il loro colore è verde-azzurro, che d'inverno per la maggiore trasparenza si fa più carico, mentre d'estate i toni della colorazione sono appannati e velati, per opera sia del detrito convogliato dai fiumi, che intona al grigio o al giallo la tinta normale, sia della lussureggiante vegetazione di Diatomee' Dinobrie e Ceratiee; quest'ultima, però, non è abbastanza forte per conferire all'acqua del lago la propria caratteristica tinta brunastra, sicché è sempre nettamente riconoscibile la tonalità fondamentale verde azzurrina delle acque del Ceresio.
Assai complessa è la forma del lago di Lugano, tuttavia vi si distinguono: un ramo orientale, da Porlezza alla Punta di Poiana, la quale lo divide in due rami minori, uno protendentesi sino a Capolago e l'altro sino a Porto Ceresio; un ramo occidentale, corrispondente alla continuazione della valle del Vedeggio, diretto da N. a S., e formante, a sua volta, una piccola diramazione che, dopo essersi ristretta a Lavena, si apre nel grazioso bacino di Ponte Tresa, il quale ha grande importanza perché di qui, a mezzo del fiume Tresa, le acque del Ceresio si scaricano in quelle del Verbano. Anche nell'uso popolare si distinguono nel lago parecchie sezioni poiché si parla di Laghetto di Ponte Tresa, di Lago di Agno, del Golfo di Porto, dei seni di Capolago e di Morcote, del ramo di Porlezza, riservando il nome di Lago di Lugano al magnifico golfo che, in dolce arco, si apre dinnanzi alla città. Considerando, invece, il lago sotto il riguardo idrologico (livello, regime, forma del fondo), esso viene distinto dal ponte-diga di Melide e dalla stretta di Lavena, nei seguenti bacini contenitori: il bacino di Lugano (profondità m. 288, superficie kmq. 27,47); il bacino di Morcote (profondità m. 85, superficie kmq. 20,32); il bacino di Ponte Tresa (profondità m. 50, superficie kmq. 1,11).
Il fondo del lago nel suo complesso si presenta variamente costituito: una grande valle a fondo piatto, che è scavata nei calcari e nelle dolomie, nel tratto Porlezza-Lugano, per la quale s'incanalò un ramo del ghiacciaio abduano; una vasca, a due rami divergenti, scavata nei porfidi rossi e bruni, assai meno profonda, lungo la quale s'incanalò un ramo del ghiacciaio del Ticino; una terza valle accidentata, da Figino ad Agno, scavata in gran parte nei porfidi, per la quale pure s'incanalò un ramo del ghiacciaio del Ticino; il laghetto, già ricordato, di Ponte Tresa, simile a una coppa, corrispondente al solco che sbocca a Luino, per il quale venne a defluire un altro ramo del detto ghiacciaio del Ticino.
Le rive del Ceresio sono alte, ma quasi dappertutto s'incontra una piccola cornice piana, detta, nel dialetto locale, bruà; rare sono le rive lunghe, propizie alle fanerogame acquatiche.
Ancora controversa è l'origine di questa come delle altre grandi conche lacustri subalpine; certo è che il principale agente morfologico dovette essere costituito dalla potente azione escavatrice dei ghiacciai. Il lago Ceresio, a differenza del Lario e del Verbano, non ha nessun grande immissario. In esso affluiscono varî piccoli corsi d'acqua, fra i quali degni di nota: il Cassarate (18 km.), il Vedeggio (21 km.), la Magliasina (14 km.); minore importanza hanno il Soldo, da cui ha nome la Val Solda, il Rezzo, il Cuccio, l'Oriolo, il Laveggio o fiume di Riva, ecc.
Col suo imponente emissario Tresa, il lago Ceresio si scarica nel Verbano, per cui esso può dirsi appartenente al sistema idrologico lombardo, rispetto al quale ha l'importante funzione di regolatore delle acque del Verbano. Per il fatto poi che gli affluenti del lago non vengono da ghiacciai, le piene di questo bacino dipendono dalle piogge primaverili e autunnali, irregolari ma fortissime, mentre mancano le piene estive. Nel bacino imbrifero del Ceresio è compresa la regione Tamaro-Camoghè, una fra le più piovose della regione subalpina (2190 mm. di media annuale) e una parte del versante del M. Generoso (1980 mm. di media annuale). Gli enormi volumi d'acqua che talvolta in poche ore si riversano sulle Prealpi Luganesi, e da queste nel Ceresio, innalzano persino di 1 m. il suo livello in 24 ore, portandolo in un sol giorno dalla magra alla piena. Fra le più ampie oscillazioni si ricorda quella del 1896: in aprile una magra di 0,04, in novembre una massima piena di + 2,99.
Il Ceresio appartiene a quell'isola climatica detta dei Tre Laghi, la quale si differenzia per il suo mite clima dalle più fredde regioni vicine, poiché, oltre ad essere riparata a nord, contro i venti aquilonari, da un'alta barriera di monti, e, a sud, contro l'invasione delle nebbie iemali, da una barriera di colline, la presenza delle masse d'acqua, in mezzo a valli ben irradiate, costituisce per essa un freno termico, ossia un benefico moderatore delle temperature estreme. Secondo le osservazioni eseguite da G. Ferri, si hanno le seguenti medie: nel gennaio 5°,1, nel luglio 26°; media annua 15°,5. Nella stagione calda le differenze di temperatura favoriscono la formazione della brezza locale, detta breva, la quale, oltre a moderare i calori eccessivi, con lo spostare quotidianamente ingenti masse atmosferiche, elimina ogni pericolo di stagnanti miasmi e conferisce alla regione salubrità e purezza d'aria.
La vita vegetale e animale si presenta con aspetti alquanto diversi nei varî bracci o bacini onde il lago è costituito nella sua conformazione singolarmente irregolare. La vegetazione costiera, bene studiata dal Calloni e dallo Steiner, si limita ad una corona subacquea nei bracci dove le coste scendono ripide al fondo; forma invece una più ampia cintura di piante vascolari dove le rive sono più dolci, sulle quali si succedono zone di canne, di giunchi, di littorelle, di ranuncoli, di Potamogeton, di miriofilli fino a 5 m. sott'acqua, e poi continuano più profondamente i tappeti di Chara e Nitella. Nel golfo di Agno e nel piccolo bacino di Ponte Tresa s'incontra ancora la castagna d'acqua (Trapa natans) ed è comparsa l'Helodea canadensis, che va scacciando la bella Vallisneria. Nei canneti sono comuni le rane; in mezzo alla vegetazione sommersa sono numerosi i Molluschi: Planorbis, Physa, Limnaea, Ancylus, Paludina, Valvata, Bythinia; tra gl'Insetti abbondano le larve rosse dei Chironomidi, le libellule, e Coleotteri (Agabus maculatus); le larve di efemere e di friganee sono frequenti sotto le pietre, i vermi Tubifex sui fondi fangosi. La società pelagica scoperta dal Pavesi, poi illustrata dal Calloni e dallo Steiner, come in tutti i grandi laghi insubrici è assai più abbondante che non nei laghi transalpini; nei bracci più profondi si pescarono fino a 157-158 cmc. di plancton per mq. di superficie. In primavera prevalgono le alghe, ma da giugno a settembre sono in assoluta prevalenza gli organismi animali. Anche in gennaio si trovano Fragilarie, Ciclotelle, Asterionelle, Sinedre, Botriococchi, Anabene, Celosferî; altre forme vegetali abbondano solo in primavera. Dei Flagellati, i Cerazî sono frequentissimi in ogni stagione; meno numerose le Peridinee. In maggio diventano prevalenti le belle colonie arborescenti dei Dinobrî; gli Actinophris sembrano piuttosto forme invernali. Anche i Rotiferi sono molto numerosi: l'Asplanchna si mantiene tutto l'anno in tutto il lago; la Notholca è esclusivamente pelagica; la Polyarthra è forma estiva propria del bacino della Tresa, l'Anutraea aculeata si incontra quasi solo nel golfo di Agno. La ricchezza singolare dei Crostacei pelagici fu già segnalata dal Pavesi: le dafnie molto variabili di forma, le leptodore, le side, i diafanosomi, le bosmine, i ciclopidi e i diaptomidi hanno grande importanza per l'alimentazione dei pesci. Il bitotrefe è scomparso; l'Argulus foliaceus, che d'ordinario vive parassita sulle branchie degli agoni e di altri pesci, fu da R. Monti trovato anche libero e abbondante nel plancton. Anche gli abissi del lago sono popolati da numerose difflugie, da planarie, da vermi come Monhystera, e Stylaria lacustris; il Fehlmann trovò un Mollusco, il Pisidium italicum, fino a 200 m. di profondità. La lontra è diventata rara; nelle grotte a fior d'acqua abbondano i pipistrelli (Vespertilio cappacini). I gabbiani (Larus ridibundus, L. cachinnans, L. fuscus), vengono a svernare sul lago: si allontanano in primavera quando vi giunge il nibbio nero o poiana (Milvus ater) a passare l'estate. Gli uni e gli altri fanno strage di pesci. Tra i pesci il Pavesi riconobbe 22 specie indigene, tra le quali alcune molto diffuse come tinche, lucci, anguille, pesci persici, trote; altre proprie delle acque cisalpine come l'agone, l'alborella, il barbo canino, il cavedano, l'encobia, la savetta, il ghiozzo. Furono di recente importati il coregono e il salmerino, che dànno notevole reddito; ma è stato introdotto improvvidamente anche il persico sole, che distrugge le uova dei pesci migliori. Tuttavia, in complesso, la produzione ittica è in aumento, grazie alla provvidenza del governo ticinese, che ha impiantato ad Agno un incubatorio modello per il ripopolamento del lago; il governo italiano vi contribuisce con immissioni di avanotti mandati dalla stazione di Brescia e dallo Stabilimento ittiogenico di Fiumelatte. Tra i pesci, i più redditizî sono oggi i salmerini e le trote, poi vengono gli agoni, i coregoni, i pesci persici. In complesso, secondo i dati ministeriali, si pescano oltre 800 quintali di pesce l'anno.
Lungo le rive del Lago di Lugano sorgono numerosi centri abitati, i quali nell'industria alberghiera hanno trovato una ragione di grande prosperità. Fra i più noti citeremo: Porlezza, Lugano, Campione d'Italia, Melide e Bissone, unite da un ponte-diga che traversa il lago, Capolago, Porto Ceresio, Ponte Tresa, Agno, ecc. Nelle terre ceresiane rivierasche si può calcolare che viva una popolazione di circa 31.000 ab., di cui circa 25.000 in territorio svizzero e oltre 6000 in quello italiano.
Sino dalla metà del secolo XIX le acque del Ceresio furono solcate da battelli a vapore; il 31 agosto 1848 il primo battello a ruote, il Ticino, iniziò il servizio fra Lugano e Capolago. Attualmente la flotta conta 9 battelli capaci di una portata complessiva di 2930 passeggeri. Il lago è poi, da Capolago a Lugano, traversato e percorso dalla ferrovia del Chiasso-Gottardo-Lucerna; un'altra ferrovia unisce Porlezza a Menaggio sul Lago di Como; una tramvia unisce Ponte Tresa a Luino e a Varese; Ponte Tresa a sua volta è collegata con ferrovia elettrica a Lugano. Notevoli sono poi nei dintorni le funicolari che salgono al M. S. Salvatore, al M. Bré e a Lanzo d'Intelvi, oltre alla bella ferrovia a cremagliera che sale al Monte Generoso sopra Capolago. Varie altre tramvie uniscono Lugano ai tanti e graziosi paesi delle valli vicine.
Bibl.: G. Anastasi, Il lago di Lugano, Lugano 1926; G. De Agostini, Atlante dei laghi italiani, Novara-Roma 1917; L. Lavizzari, Carta delle profondità del Ceresio, 1859 (annessa all'opera dell'Anastasi); H. Steiner, Das Plancton und die makrophytische Unterflora des Luganersees, Lipsia 1912. V. inoltre la bibl. della voce ticino, cantone.