lago (laco)
La voce, che designa " propriamente... un luogo dove sono acque native e perpetue, onde nascono o rivi o fiumi ", e " impropriamente... tutte l'acque stagnanti in qualunque modo ragunate " (B. Varchi, Lezioni su Dante e Prose varie, Firenze 1841, I 328), ricorre nella Commedia e nelle Rime dubbie.
Nell'accezione propria appare connesso a luoghi ben individuabili della topografia dantesca: così in If VIII 54 molto sarei vago / di vederlo attuffare [Filippo Argenti] in questa broda / prima che noi uscissimo del lago, " scilicet de Styge " (Benvenuto); XX 61 e 66, ove il laco che suso in Italia bella giace è il Benaco caro a Virgilio (Aen. X 204 ss.), e in XXXII 23 un lago che per gelo / avea di vetro e non d'acqua sembiante, spettrale descrizione di " Cocytum congelatum et glaciatum " (Benvenuto).
Per analogia, il l. può qualificare un'" ampia pozza di sangue ", come quella di If XXV 27 (Caco... di sangue fece spesse volte laco), o quella che Iacopo del Cassero vede farsi in terra dalle sue vene (Pg V 84); o, con alata ‛ transumptio ', l'" abisso di luce " della sfera del fuoco paradisiaca: parvemi tanto allor del cielo acceso / de la fiamma del sol, che pioggia o fiume / lago non fece alcun tanto disteso (Pd I 81).
Particolarissimo figurato, la cui matrice risale a testi medico-fisici, in If I 20 Fu la paura un poco queta, / che nel lago del cor m'era durata, e nelle interessanti analogie di Rime dubbie III 5 8 indi [dagli occhi dell'amata] discende / una saetta, che m'asciuga il lago / del core, e VIII 3 (ma cfr. anche Rime LXVII 35). La metafora vale infatti " in profundo cordis " (Benvenuto), ma bisogna ricordare con il Boccaccio che c'è " nel cuore una parte concava, sempre abondante di sangue, nel quale, secondo l'oppinione di alcuni, abitano li spiriti vitali, e di quella, sì come di fonte perpetuo, si ministra alle vene quel sangue e il calore, il quale per tutto il corpo si spande; ed è quella parte ricettacolo di ogni nostra passione: e perciò dice che in quello gli era perseverata la passione della paura auta ". Per la fonte, in via ipotetica, sulla base di un luogo affine della Vita Nuova (II 4 lo spirito de la vita... dimora ne la secretissima camera de lo cuore), proporremmo un rapporto con l'immagine dello spatium cordis presente in testi apocrifi galenici (cfr. Galeno Opera omnia [Ascripti libri], Venezia 1556, 52) e soprattutto un passo dei Problemata aristotelici: " Quare cor continue movetur? Respondetur secundum Aristotelem in libro de Motu cordis et per Galenum et Aegidium. Quia ibi spiritus generatur qui est subtilior aere, qui propter rarefationem, quaeritur locum ampliorem, replendo concavum ipsius cordis, ex quo sequitur dilatatio cordis " (Problemata Aristotelis, ac philosophorum medicorumque complurium, Venezia 1589, 44 v.). Da ricordare, infine, l'interessante ma non prevalente variante laco, in luogo di loco, in Pd II 125, su cui cfr. Petrocchi, Introduzione 156 e ad locum.
Bibl. - Per il problema del ‛ l. del cuore ': G. Boffito, La circolazione del sangue secondo Cecco d'Ascoli, in " Rivista di Fisica, Matematica e Scienze naturali " VI (1931) 182-188, 287-289; B. Nardi, Dante e la cultura medievale, Bari 1942, 9-11; H. Gmelin, Die Göttliche Komödie. Kommentar, Stoccarda 1954, I 29-31; F. Mazzoni, Saggio di un nuovo commento alla D. C., Firenze 1967, 74.