lagrimabile
Solamente in If VI 76 [Ciacco] puose fine al lagrimabil suono, ove significa " degno di lacrime e di compassione " (Landino) o, come spiega il Buti, " finì il suo dire ch'era induttivo di lacrime e di compassione ".
Dato il contesto, molto opportuna ci pare la chiosa del Boccaccio: " chiamalo ‛ lacrimabile ', per ciò, che a molti fu dolorosissimo, e cagione di povertà e di miseria e di pianto, e tra gli altri all'autore medesimo, il quale cadde dallo stato, nel quale era, in perpetuo esilio ".