LAHORE (A. T., 93-94)
È la sesta città dell'India per numero d'abitanti, di poco inferiore a Delhi e a Haiderabad, massimo centro del bacino dell'Indo, capoluogo del Panjab. È posta presso la riva sinistra del fiume Ravi (che occupa una posizione centrale tra i cinque fiumi del Panjab), 215 m. s. m., 31°35′ N. e 74°20′ E., 500 km. a NO. di Delhi e 2000 da Calcutta, in una zona alluvionale che ben s'adatta alla coltura del grano, grazie anche all'irrigazione che si è sviluppata specialmente in questi ultimi decennî dopo l'apertura del Bari Doab Canal. Il clima è piuttosto arido e la zona è tra le più calde dell'India durante l'estate (media di giugno 33°9; media di gennaio 11°7; media annua 23°7); le precipitazioni, che cadono per un terzo durante il mese di luglio e sono invece scarsissime nei mesi invernali, assommano a 530 mm. annui. Lahore è sede di un vicegovernatore e d'università (University of the Punjab), in modo che è il massimo centro culturale e amministrativo della parte occidentale dell'India. E inoltre, tra le grandi città, quella che ha avuto nel decennio 1921-31. il maggior incremento (52,5%). Lahore trarrebbe origine, secondo la tradizione locale, da Loh o Lava, figlio di Rama; ricordata dapprima col nome di Lohavar da scrittori arabi, si sa che essa divenne nel 1152 capitale dell'Impero musulmano dell'India, che raggiunse il suo massimo splendore al tempo del Gran Mogol (sec. XVI e XVII) e che nel 1748 venne occupata da un re afghano (Ahmed Shāh Durrānī); passò poi nel 1799 a Rangit Singh, fondatore del regno Sikh, e diventò alfine inglese nel 1849. I governatori dei primi decennî della seconda metà del sec. XIX (Lawrence e Montgomery) e poi anche dei primi anni del sec. XX (Rivaz, 1902-07) molto si adoperarono per il suo sviluppo; gli abitanti (che per circa tre settimi sono musulmani, per un terzo induisti, per il resto sikh e cristiani) sono aumentati da 149.370 nel 1881 a 281.781 nel 1921 e 429.700 nel 1931.
La parte più antica, che dista un chilometro e mezzo dal Ravi, ha pianta trapezoidale e si allunga da O. ad E. per 2 km. e mezzo, mentre è larga al massimo 400-500 metri. Era cinta un tempo da mura rossastre e da una fossa; quest'ultima è stata poi riempita, ma tuttora si accede all'interno attraverso una serie di porte. Le vie sono strette e tortuose, le case alte, e di regola non spaziose, qua e là con qualche ornamento; copiose le moschee. A NO., su un'altura di poco rilievo, è il forte, che nel sec. XVIII è stato assai danneggiato, ma che conserva ancora tracce dell'antico splendore. Il quartiere europeo (Civil Station) si è sviluppato a S. e a SE., in mezzo a palmeti e a giardini e con frequente uso di bungalows, nel quartiere Anarkali e nella Donald Town, mentre al di là del Bari Doab Canal, pure in direzione di SE., a una dozzina di chilometri dalla città antica, è stato creato un accantonamento militare (Mian Mir). La stazione ferroviaria (che è servita dalla North Western Railwav: linee per Amritsar e per Karachi) si trova ad E. del quartiere indigeno, presso il sobborgo di Naulakha; da essa si diparte una delle principali vie della città (Empress Road) che conduce alla Government House, la quale ha sede in un antico mausoleo del tempo del Gran Mogol; da questa strada un'altra via (Davies Road) conduce verso SE. al Punjab Chiefs' College, fondato nel 1888 per servire all'istruzione dei figli dei principi indiani. Entrambe queste vie mettono poi capo alla più importante strada di Lahore (Upper Mall Road) che attraversa il quartiere europeo da NO. a SE. fino al Cantonment. L'asse del quartiere di Anarkali è costituito invece da N. a S. dalla Lower Mall; ivi è la tomba di Anar Kali (favorita di Akbar), il Government College, la District Court House; importante anche il museo (soprattutto per le sculture che mostrano influenze d'arte greca).
Lahore ha notevole importanza anche come mercato (specie di grano e cotone) e come luogo di transito per passare dal bacino dell'Indo a quello del Gange; è pure notevole per la sua posizione militare, mentre mediocre è l'attività industriale (officine ferroviarie, lavorazione di stoffe di seta, gioielli, vasi, olio di cotone, sapone). È anche sede, oltre che di due vescovati (anglicano e cattolico) di alcuni istituti missionarî (American Presbyterian Mission dal 1859; Church Missionary Society dal 1867; Methodist Episcopal Mission, dal 1883).