laidura (ladura)
Solo in Fiore LXXXI 13 Ma' il lupo di sua pelle non gittate, / no gli farete tanto di laidura, / se voi imprima no llo scorticate, col significato di " maltrattamento ".
Si tratta di un uso poco comune di una voce arcaica che vale propriamente " laidezza ", " nefandezza " (cfr. ad es. Brunetto Latini Tesoretto 1776 " metton maggior cura / d'udire una laidura / che una cosa che vaglia "), ma anche " ingiuria " (cfr. Somma de' vizi e delle virtù: " la laidura, cioè quando l'uomo punge l'altro e diconsi villanie "), con la possibilità implicita di " fare laidezza " per " maltrattare ", " ingiuriare ", come leggiamo nel trecentesco Volgarizzamento della Storia della guerra di Troja di Guido Giudice delle Colonne ([Matteo di Ser Giovanni Bellebuoni da Pistoia?], Napoli 1675, XV 163): " così forsennata [Ecuba] fece laidura ai Greci, onde i Greci la feciono pigliare e legare a un palo ".
Nella forma più propriamente fiorentina ‛ ladura ' (con riduzione del dittongo discendente), nel senso di " atto laido, vituperoso ", è proposta molto probabile del Bertoni in Fiore CCIV 8 molto mi fecer dispett'e ladura (il Parodi legge invece molto mi fecer dispettela dura); proposta confermata dal lado di Rime CVI 131 a dicerne è lado. V. anche DISPETTELA.
Bibl. - G. Bertoni, recens. a Il Fiore e il Detto d'Amore, in " Giorn. stor. " LXXIX (1922) 198.