DÓCZI (pron. dótzi), Lajos (Lodovico)
Poeta ungherese, nato a Sopron nel 1845, morto a Budapest nel 1919. Studiò legge a Vienna, ed entrò nel giornalismo. Cominciò la sua carriera pubblica alla presidenza del consiglio ungherese, presso il presidente del consiglio Giulio Andrássy, che lo volle con sé a Vienna al Ministero comune degli affari esteri (1872), dove il D. raggiunse alti gradi, ottenendo da Francesco Giuseppe I la nobiltà ungherese e il titolo di barone. Scrittore efficacissimo di questioni politiche che trattava con la stessa facilità sia in lingua ungherese sia in lingua tedesca, il D. coltivò anche specialmente la commedia, con un'intonazione neoromantica (Csók, Il bacio, 1871; Utolsó szerelem, L'ultimo amore, 1884; Széchy Mária, dramma storico, 1886; Vegyes párok, Coppie miste, 1889; Vera grófnâ. La contessa Vera, 1891; Ellinor királyleány, La principessa Ellinor, 1896). Nel 1890 il D. raccolse in volumi le sue poesie e le sue novelle. Fu anche eccellente traduttore. Nel 1872 pubblicò la traduzione - la migliore che vanti la letteratura ungherese - della prima parte del Faust; a questa tennero dietro la traduzione delle poesie dello Schiller (1902), quella del Wallenstein (1904) e delle poesie del Goethe (1906). Voltò inoltre in tedesco molte poesie di János Arany e di Mihály Vörösmarty, e La tragedia dell'uomo di I. Madách (1891). Fornì il libretto al Merlino dì Goldmark e al Cavaliere Pázmán di J. Strauss.