LALITPUR
Località dell'Uttar Pradesh (India) al centro di una delle aree più importanti, anche se relativamente meno note, del bacino del fiume Betwa, insieme con Vidiśā (v.) ed Erāṇ (ν.) più a S. Proprio a L., nei primi anni '60, esplorazioni e scavi hanno individuato siti con reperti microlitici. Su un vasto terrazzo di quarzite e ciottoli a S di L. vennero rinvenuti nuclei e utensili in buon numero; una trincea ha rivelato questa sequenza: roccia a quota ‒ 70 cm, suolo compatto giallo rossastro con microliti, suolo bruno rossastro ancora con microliti (piccole lame, lamine, raschiatoi e punte non geometriche di calcedonio e agata), suolo fertile.
L'esistenza di materiali preistorici era già stata segnalata alla fine dell'Ottocento, l'epoca a cui risalgono le ricognizioni più estese della regione, dovute a P. C. Mukherji e ad A. Führer. Vennero allora localizzati numerosi gruppi di rovine, vere e proprie città templari di epoca medievale come Dudhahi, Chandpur e Deogarh, ricche anche di opere risalenti a epoca gupta e post-gupta (V-VII sec. d.C.). Rilevanza particolare ha la presenza di templi dei jaina, che in diversi luoghi riuscirono a sostituirsi alle istituzioni brahmaniche. Di particolare interesse, nella regione di L. e in tutta la regione storica del Daśārṇadeśa nell'India centrale, sono i templi di tipo maṇḍapikā che, edificati in pietra a partire dal periodo tardoe post-gupta rifacendosi a modelli lignei, presentano una cella quadrata, un piccolo portico e copertura piatta (tali p.es. il tempio jaina n. 15 nel forte di Deogarh e il Kuraya Bir a Kuchdon, presso Deogarh). Essi rappresentano uno sviluppo indipendente nella formazione del tempio indiano settentrionale, venendo solo lentamente assimilati ai templi con copertura a śikhara (v. tempio hindu).
Tra i templi gupta della regione è tuttavia quello detto dei Daśāvatāra (o «Dieci Discese terrene di Visnu») sotto il forte di Deogarh presso la Betwa, che ha sempre attirato l'interesse degli studiosi, divenendo uno dei monumenti più studiati e famosi dell'India. Il corpo centrale sorge su un plinto a croce ottagona ai quattro angoli del quale sorgevano altrettante edicole. La copertura della cella centrale, solo in parte conservatasi, consisteva di una serie di piani variamente decorati che non curvavano (come invece gli śikhara post-gupta e medievali della regione). Dall'analisi dei particolari architettonici, decorativi e iconografici (alcuni dei quali non finiti) sembra che il tempio sia stato costruito in due fasi distinte, la prima poco precedente o intorno al 500 d.C., la seconda di pochi decenni posteriore. La decorazione del plinto, oggi frammentaria, comprendeva un ciclo avente come soggetto le storie di Kṛṣṇa e scene del Rāmāyaṇa. La cella ha un portale nel tipico stile gupta del V sec., con figure di guardiani in basso sugli stipiti, coppie erotiche più in alto, e le dee fluviali Gaṅgā e Yamunā agli angoli superiori dell'architrave. Sulle pareti laterali della cella si trovano altrettanti pannelli. Quello a S rappresenta un soggetto iconografico assai diffuso, quello di Visnu Anantaśayana, di Viṣṇu cioè che, nella notte cosmica, dorme sul serpente Ananta, simbolo delle acque; gli attributi personificati del dio combattono contro i demoni Madhu e Kaitabha. Il pannello a Ν presenta la rarissima iconografia del Gajendramokṣa, quella cioè di Viṣṇu che montato sul suo veicolo Garuḍa scende a salvare il re degli elefanti (Gajendra). A E infine sono rappresentati Nara e Nārāyaṇa, incarnazioni del dio, raffigurati come due saggi, iconografia anch'essa assai rara.
Sui ghāṭ in abbandono sul lato S del forte, dove la Betwa curva, si trovano alcuni altorilievi di epoca gupta. Sulla Naraghaṭī è un rilievo con le saptamatṛkā (ν. matṛkā) accompagnato da un'iscrizione risalente alla fine del VI sec.; più a O, si apre la Siddhi-kī-guphā, una piccola cella disadorna con l'entrata che presenta due pilastri tra lesene, presso la quale è una nicchia con una delle più belle immagini gupta della dea Durgā che uccide il demone Mahiṣa. Come già il Tempio dei Daśāvatāra sotto il lato Ν del forte, quest'area sacra, scivaita, perse d'importanza nel Medioevo, quando si sviluppò la cittadella templare jaina.
Bibl.: Notizie sugli scavi: Excavation at Lalitpur, District Jhansi, in Indian Archaeology. A Review, 1963-64, pp. 49-51. In generale: Α. Führer, The Monumental Antiquities and Inscriptions, in the North-Western Provinces and Oudh (ASI, New Series, XII), Allahabad 1891, pp. 119-126; P. C. Mukherji, Report on the Antiquities in the District of Lalitpur, N.-W. Provinces, India, 2 voll., Roorkee 1899; M. S. Vats, The Gupta Temple at Deogarh (MASI, 70), Delhi 1952; K. Bruhn, The Jaina Images of Deogarh, Leida 1969; O. Viennot, The Mahisâsuramardinl from Siddhi-ki-Gupha at Deogarh, in Journal of the Indian Society of Oriental Art, n.s., IV, 1971-72, pp. 66-77; M. W. Meister, Construction and Conception: Mandapikä Shrines of Central India, in East West, XXVI, 1976, pp. 409-418; J. G. Williams, The Art of Gupta India: Empire and Province, Princeton 1982, pp. 129-137; M. W. Meister, M. A. Dhaky, Κ. Deva (ed.), Encyclopaedia of Indian Temple Architecture, North India. Foundations of North Indian Style c. 250 B.C.-A.D. 1100, II, Nuova Delhi-Princeton 1988, pp. 49-52, 126-127.