LALLO DI TUSCIA
Fu autore, intorno alla metà del Trecento, di un'apprezzata Lectura sulle Costituzioni del Regno. Di lui ignoriamo pressoché tutto. Persino la sua patria d'origine è infatti incerta, nono-stante il nome sembri offrire in proposito una chiara indicazione. Basandosi principalmente su indicazioni dei più antichi editori cinquecenteschi dell'opera di L., Giustiniani (1788, p. 221) e, prima di lui, Tafuri (1744, p. 257) lo vogliono originario di Napoli. Capasso (1871, p. 379) lo crede invece toscano soprattutto per via di un passo del commento di L. alla costituzione Quisquis (Const. III, 6) in cui l'autore fa appunto riferimento a se stesso come a "ego Lallus de Tuscia". Sempre dalla lettura dell'opera è possibile trarre anche ulteriori, vaghe notizie biografiche di Lallo. Da quanto scrive commentando la Cum universis (Const. III, 7) possiamo dedurre come egli è certamente vissuto ai tempi della regina Giovanna I (1343-1382). La stesura della sua opera va posta, probabilmente, in una data successiva al 1342, ma è ragionevole credere che L. abbia scritto intorno al 1350 (Capasso, 1871, p. 89). Giustiniani (1788, p. 221) lo dice laureato sia in diritto civile (romano) sia in diritto canonico. Da un rinvio contenuto nel commento alla Hii qui (Const. I, 53) sembrerebbe possibile ritenere che egli abbia scritto ‒ e quindi, quasi certamente, insegnato ‒ anche sulle fonti giustinianee e, in particolare, sul Codice: "[…] sicut ego scripsi in Cod. ubi de crim. agi oportet, l. u. (C.I. 3.15.2)".
L'opera di L. sulle Costituzioni siciliane fu edita per la prima volta a Venezia nel 1554 per cura di Matteo Santoro siciliano (ediz. in 4°). Qui essa è indicata col seguente titolo: Super sacris regni Siciliae constitutionibus lectura singularis et insignis nunc primum in lucem edita cum summariis valde necessariis et alphabetico repertorio flosculos, quaestiones, decisiones, et quicquid notatu dignum est copiose complectente. Una seconda edizione ‒ ove il commento di L. si aggiunge alla glossa aurea ‒ fu realizzata due anni dopo per i tipi degli eredi di Iacopo Giunta (Lugduni 1556; ediz. in 8°). A queste due prime edizioni del Cinquecento ne sono poi seguite altre.
Analogamente a quanto avviene per l'opera di Matteo d'Afflitto (v.), le successive edizioni delle Constitutiones, a partire da quella curata dal Sarayna nel 1559, non riprendono del commento di L. se non taluni brani. L'opera si sviluppa attraverso una serie di commenti nei quali si trovano via via sintetizzati il testo normativo e i principali spunti di riflessione rinvenibili nella glossa e nella Lectura di Andrea d'Isernia (v.). I commenti di L. si estendono anche a quelle costituzioni successivamente eliminate dal testo in uso del Liber federiciano. Il testo commentato da L. diverge in qualche caso da quello della vulgata (Capasso, 1871, p. 380). Sembra comunque che i giuristi napoletani tenessero in grande rispetto le sue opinioni (Giustiniani, 1788, pp. 221 s.).
Fonti e Bibl.: B. Tafuri, Storia degli scrittori nati nel regno di Napoli, II, 2, Napoli 1744 (rist. ivi 1974), p. 257; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del regno di Napoli, III, ivi 1788 (rist. Bologna 1970), pp. 221-222; B. Capasso, Sulla storia esterna delle Costituzioni di Federico II, estr. dal vol. IX degli "Atti dell'Accademia Pontaniana", ivi 1871, pp. 379-380.