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CANETOLI, Lambertino

di Gianfranco Pasquali - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)
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CANETOLI, Lambertino

Gianfranco Pasquali

Figlio, probabilmente primogenito, di Pietro dottore in legge e uomo politico e di Margherita Zambeccari, dovette nascere prima del 1359, se è vero, come pare attestare un atto privato, che nel 1384 aveva già compiuto 25 anni.

Fratello di Matteo, cambiatore, e di Giovanni, condivise con quest'ultimo i primi passi nella vita accademica: insieme, infatti, vennero presentati all'esame di laurea privato, il 7 dic. 1381; il 25 genn. 1382 sostennero brillantemente quello pubblico. Nello stesso giorno, senza attendere i tre anni previsti dagli statuti, furono aggregati al Collegio dei dottori in diritto civile, col versamento di soli 20 ducati ciascuno, anziché 50. Queste deroghe agli statuti sono una manifestazione evidente della potenza della famiglia e, in particolare, del padre Pietro, che si assicurava così una duplice successione nel Collegio. Infatti, il 6 giugno 1388, all'unanimità, il Collegio proclamò incorporato Giovanni, al posto del defunto Tomaso Angelelli, e nominò il C. "suprannumerarius". Da questo anno egli sembra essere superato, in campo accademico e professionale, dal più giovane fratello: il C. infatti è raramente presente nelle riunioni del Collegio e pare che non vi abbia giocato un ruolo di primo piano, anche se la sua attività è documentata ancora nel 1399, 1400-1405, 1410, 1419, 1421; né lo troviamo mai annoverato, come Giovanni, fra i lettori dello Studio.

Certamente più importante fu la sua carriera politica. Solo pochi mesi dopo la sua laurea fu nominato cavaliere dagli Anziani di Bologna e svolse la funzione di pretore a Firenze; nel 1387 fu rappresentante di porta Stiera, presso la quale abitava, nel Consiglio dei seicento della sua città. Difficile è avere sue notizie fino al 1395: non è da escludere che, come nel 1382, abbia svolto la sua attività in città diverse da Bologna. In effetti, nell'aprile del 1395 si trovava a Praga come ambasciatore di Francesco Gonzaga; negli ultimi mesi del 1397, lo rappresentò nella riunione della lega antiviscontea tenutasi a Ferrara pochi giorni dopo la sconfitta di Borgoforte (29 ottobre). Sempre per conto del Gonzaga, il C. rispose, in data 20 dicembre, a una lettera degli ufficiali di Balia del Comune di Bologna. Non sappiamo per quanto tempo sia rimasto al servizio del signore mantovano; è certo tuttavia che nel gennaio 1399 si trovava a Bologna per partecipare a una riunione del Collegio dei dottori in diritto civile; ricoprì inoltre nel 1400 la carica di ufficiale di pace.

Da questo momento ricevette, forse favorito dalle sue conoscenze extramunicipali, numerosi e importanti incarichi diplomatici dalle autorità bolognesi. Va ricordata, in primo luogo, l'ambasceria, assieme con Matteo Griffoni, del giugno 1401, a Firenze, voluta da Giovanni Bentivoglio, da qualche mese ormai signore di Bologna, per concordare quella alleanza antiviscontea che avrà sviluppi militari nell'anno successivo. Dopo la sconfitta della lega e la morte violenta del Bentivoglio, il C., nel luglio 1402, fece parte della delegazione inviata al duca di Milano, per stabilire i capitoli di pace e le convenzioni che avrebbero dovuto regolare i rapporti tra Bologna e il suo nuovo signore. Le proposte, che comportavano la nomina di Leonardo Malaspina come governatore della città e prevedevano garanzie per le libertà comunali, furono approvate dal Consiglio dei seicento. Ma ben presto il Malaspina si dimostrò molto sospettoso, al punto di bandire gli esponenti politici più in vista a Bologna, tra cui Giovanni Canetoli (aprile 1403); il C., evidentemente, non subì la sorte del fratello, dato che figura presente, il 30 aprile, a una riunione del Collegio; ma con l'avvento al potere del nuovo governatore Facino Cane, anche lui ebbe a subire persecuzioni e fu imprigionato. Dal carcere venne liberato quando la Chiesa riprese il dominio della città (28-30 agosto). Che i sospetti del governatore visconteo non fossero del tutto infondati ce lo attesta il fatto che il C., il 3 settembre, portò il gonfalone della Chiesa, all'ingresso della città del legato pontificio, cardinale Cossa; nove giorni dopo, insieme con altri cinque ambasciatori, si recò a Roma per prestare atto di obbedienza della città al papa; rientrò da questa missione solo nel gennaio 1404.

Il Cossa, stabilitosi a Bologna, lo ebbe tra i suoi collaboratori e, tra l'altro, lo portò con sé a Roma, nel novembre 1406, per le esequie del papa Innocenzo VII; nel 1408 il C. fece parte del consiglio ristretto che operava di concerto col legato. Il C. inoltre partecipò a due delegazioni, guidate dal Cossa, per comporre lo scisma: la prima a Firenze (agosto 1408), e la seconda al concilio di Pisa (giugno 1409). La lealtà nei confronti del legato è dimostrata da altre azioni del C., e quando il Cossa diverrà papa, col nome di Giovanni XXIII, egli darà ulteriori prove di sottomissione. La sua fedeltà venne premiata quando, dopo il breve periodo di governo popolare (1411-12), Giovanni XXIII riprese il controllo di Bologna. Su istanza papale, infatti, il C. ebbe posto, dal nov. 1412, tra i quindici consiglieri che avevano il compito di collaborare col legato. Dopo l'abdicazione di Giovanni XXIII, il C., insieme con la sua fazione, riprese la sua autonomia e collaborò coi Bentivoglieschi per mandare a effetto il colpo di Stato (5 genn. 1416), che mirava a staccare Bologna dal dominio pontificio. A operazione riuscita, fece parte del Consiglio dei sedici riformatori dello Stato e più tardi, nel 1420, fu ufficiale di pace. Da quest'anno pare che il C. si sia messo in disparte e non abbia più ricoperto cariche politiche. Nel 1419 fece costruire e decorare, insieme col fratello Matteo, una cappella in S. Francesco, dove fu sistemato il sepolcro di Giovanni morto nel 1407. Morì l'8 apr. 1422.

Il C. sposò Bartolomea degli Uberti. Nel febbraio 1409 la uccise, avendola colta in flagrante adulterio. L'uxoricidio, comunque, non ebbe riflessi negativi sulla vita politica del Canetoli.

Fonti e Bibl.: Corpus chronicorum Bononiensium, III, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 462, 481, 499, 501, 505 s., 528, 532, 537, 542; Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum,ibid., XVIII, 2, a cura di L. Frati-A. Sorbelli, pp. 91, 96-100, 103, 105; Hyeronimi de Bursellis Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononie,ibid., XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, pp. 68, 72 s.; Chartularium Studii Bononiensis, Bologna 1909-21, I, pp. 272 s.; VI, pp. 194-96, 218 s., 228; Il "Liber secretus iuris cesarei", a cura di A. Sorbelli, Bologna 1938-42, ad Indicem;G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica e civile, Bologna 1620, p. 155; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, Bologna 1657, II, ad Indicem; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1783, III, p. 76; G. Guidicini, I riformatori dello stato di libertà della città di Bologna, Bologna 1876, 1, pp. 23, 25; F. Bosdari, Giovanni I Bentivoglio,signore di Bologna, in Atti e mem. della R. Dep. di storia patria per le provv. di Romagna, s. 4, V (1915), p. 262; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, II, Quaracchi 1966, p. 190.

Vedi anche
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