LORIA, Lamberto
Nacque il 12 febbr. 1855 ad Alessandria d'Egitto da Mario, medico, e da Clara Loria. In seguito alla morte della moglie, il padre rientrò in Italia stabilendosi a Pisa, ove il L. frequentò le scuole superiori e conseguì nel 1881 la laurea in matematica.
La passione per i viaggi spinse il L. a visitare, già nel 1883, la Svezia, la Norvegia, la Finlandia e la Russia fino a giungere nel Turkestan, luoghi dai quali riportò numerosi oggetti di interesse etnografico. Tre anni più tardi partì con E. Modigliani per la Nuova Guinea, ma fu costretto da ragioni di salute a interrompere il viaggio e a limitarsi a un breve soggiorno in India. Insieme con il barone G. Sonnino visitò quindi l'Alto Egitto risalendo il Nilo fino alla prima cataratta, ma presto indirizzò i propri interessi scientifici ed etnografici verso la Nuova Guinea, regione nella cui esplorazione tra il 1865 e il 1886 si erano distinti L.M. D'Albertis e O. Beccari, che il L. intendeva emulare, come terzo viaggiatore italiano (L. L. nella Nuova Guinea, in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 3, III [1890], pp. 479-494, 550-586). In un momento in cui gli sforzi economici del governo italiano erano, per ragioni coloniali, prevalentemente rivolti verso l'Africa, il L. organizzò a sue spese una spedizione per il Sudest della Nuova Guinea e alla fine del 1888 partì da Genova con l'obiettivo di studiare la Papuasia.
La regione venne esplorata dal L. in due distinti momenti: negli anni 1889-90 e negli anni 1892-97, con la cesura del rientro in Italia nel 1891, in seguito alla morte dell'unica sorella, Corinna.
Già all'epoca del primo viaggio, dedicato in particolar modo alla esplorazione di Thursday Island e degli arcipelaghi circostanti, il L. fece pervenire al Museo civico di storia naturale di Genova ricche collezioni etnografiche e zoologiche. Si trattava di raccolte particolarmente preziose in quanto, negli anni immediatamente successivi, molti oggetti comunemente usati dagli indigeni andarono perduti in seguito al contatto con gli Australiani, che giunsero nelle isole della Papuasia attratti dalla scoperta dell'esistenza delle perle.
Nel 1891 la raccolta etnografica del L. fu acquistata dal Museo preistorico ed etnografico di Roma, che l'aggiunse alle collezioni prodotte da D'Albertis e da Beccari. Essa era formata da più di duemila oggetti, illustrati in un catalogo particolareggiato: strumenti da lavoro, armi di pietra, abiti, ornamenti da lutto, manufatti intagliati in legno.
Il secondo viaggio fu invece dedicato all'esplorazione delle zone montuose della regione e alla collezione di raccolte zoologiche, inviate al Museo civico di storia naturale di Genova. Su richiesta del botanico E. Levier, il L. raccolse anche diverse specie di piante per la maggior parte non classificate, e nel 1892 fu il primo europeo a compiere l'ascensione del monte Obree nella catena degli Owen Stanley. Il peggioramento delle condizioni di salute lo indusse ad abbandonare le montagne e a trascorrere sulla costa gli ultimi due anni di permanenza in Papuasia, durante i quali si dedicò principalmente al rilevamento, anche fotografico, delle misure antropometriche e allo studio dei costumi dei diversi villaggi.
Tali esperienze procurarono al L. la fama di grande conoscitore della Papuasia e, nel febbraio del 1893, il conferimento da parte della Società geografica italiana della prestigiosa nomina a "membro corrispondente".
Il 5 apr. 1898 G. Doria, presidente della Società geografica italiana, presentando il L. al pubblico convenuto al liceo E.Q. Visconti di Roma per ascoltarne una conferenza su La Nuova Guinea britannica e i suoi abitanti, affermò che pochi in Europa conoscevano i Papuani come il L., che per anni aveva vissuto la loro stessa vita, e sottolineò la ricchezza e l'importanza delle collezioni raccolte, apprezzate da tutto il mondo scientifico. La profonda conoscenza della Papuasia e più in generale l'opera del L. trovarono espressione soprattutto nella raccolta di materiali, più che nella stesura di testi scritti. Tre furono le collezioni portate in Italia dalla Nuova Guinea: oltre alla etnografica e alla zoologica, di cui si è detto, la raccolta craniologica, costituita da oltre quattrocento crani e affidata dal L. al prof. G. Sergi, che la rese oggetto di studio presso il Gabinetto di antropologia dell'Università di Roma. Tra gli scritti restano significativi, oltre alle lettere e agli appunti inviati alla Società geografica italiana, pubblicati in parte nel Bollettino, due articoli che costituirono un contributo prezioso alla etnografia papuana: Il matrimonio nei villaggi del Basso San Giuseppe. Nuova Guinea britannica (Firenze 1903), e gli Appunti di psicologia papuana, presentati al V Congresso internazionale di psicologia (in Atti delV Congresso, ( 1905, a cura di S. De Sanctis, Roma 1906, pp. 716-732).
Nel settembre del 1905 il L. lasciò ancora una volta l'Europa per partecipare al Congresso coloniale italiano di Asmara, nella cui organizzazione egli aveva avuto non poca parte, figurando tra i vicepresidenti. Sulla base delle esperienze maturate nella Nuova Guinea britannica, il L. era convinto fautore della necessità della collaborazione tra etnografia e politica coloniale, ritenendo che la conoscenza approfondita degli usi e dei costumi dei popoli soggetti alle "nazioni civili" rendesse più facile e più forte il dominio dei colonizzatori. Dal Congresso coloniale di Asmara venne designato, in qualità di esperto, membro del comitato promotore per la formazione dell'Istituto coloniale italiano, che avrebbe visto la luce l'anno successivo e del cui statuto il L. sarebbe stato tra i redattori.
Con O. Marinelli e A. Mochi percorse un gran tratto dell'Eritrea, riportando anche da quel viaggio un'importante collezione etnografica destinata al Museo di antropologia di Firenze. Fu questa l'ultima esplorazione oltremare e da quel momento egli si dedicò alla etnografia italiana.
Il L. spiegò le ragioni di questa scelta al VI Congresso geografico italiano: "Nella primavera del 1905, andando per la prima volta a Circello nel Sannio, fui fortemente impressionato dalla diversità delle usanze, dei costumi e della psiche di quelle popolazioni meridionali. [(] Stavo allora organizzando il viaggio, che ho poi compiuto, in Assaorta, e mi chiesi se non fosse più conveniente di raccogliere documenti e manufatti etnici in Italia che non in altre lontane regioni" (Com'è sorto il Museo di etnografia italiana in Firenze, Firenze 1907, p. 5).
L'idea di studiare il folklore italiano si concretizzò, nel settembre del 1906, con la costituzione a Firenze del primo Museo di etnografia italiana, per la cui realizzazione il L. si avvalse della collaborazione di Mochi, poi condirettore del Museo, di C. Musatti, ideatore nella stessa città del Museo psicologico, dell'antropologo P. Mantegazza, dello studioso del folklore G. Pitré e del consistente sostegno finanziario del conte G.A. Bastogi.
Attraverso il Museo il L. si proponeva di raccogliere documenti e manufatti popolari italiani, di promuovere lo studio del folklore con l'intento di allargarne i confini teoretici e pratici, superando l'approccio dilettantistico allora ancora largamente diffuso tra i "folkloristi" ed estendendo gli studi alle diverse regioni d'Italia. Il L. temeva che la progressiva industrializzazione e la conseguente urbanizzazione potessero condurre, nel volgere di pochi anni, alla scomparsa della cultura agro-pastorale in molte aree della penisola. La ricerca sugli usi e i costumi popolari aveva, a suo avviso, un alto valore civile in quanto contribuiva a far conoscere gli Italiani agli Italiani, rafforzando in tal modo il pensiero e il sentimento nazionali. Tali prospettive si tradussero nell'allestimento di una biblioteca specializzata all'interno del Museo e nell'avvio della serie "Pubblicazioni del Museo di etnografia italiana", aperte da una monografia del L. su Caltagirone: cenni etnografici preceduti da uno scritto di Pasquale Villari (ibid. 1907). Nel maggio del 1907 il Museo già possedeva circa duemila reperti, che nel giro di quattro mesi divennero oltre quattromila.
Nel 1908 il L. accettò la proposta di F. Martini, ministro della Pubblica Istruzione e vicepresidente del comitato per l'Esposizione universale, di trasportare tutti i materiali del Museo fiorentino a Roma per l'Esposizione che si sarebbe tenuta nel 1911, in occasione delle celebrazioni per i cinquant'anni dell'Unità d'Italia. Le raccolte del Museo dovevano costituire il principale nucleo di una grande mostra etnografica italiana che, secondo le promesse del governo, sarebbe dovuta successivamente divenire Museo di Stato. Tra il 1908 e il 1911 il L. coordinò una serie di ricerche locali miranti all'acquisizione e alla catalogazione di materiali provenienti dalle varie regioni della penisola, cui presero parte esponenti del mondo scientifico-accademico, insegnanti, medici, studiosi locali, sacerdoti: tutti collaboratori sparsi nelle diverse province d'Italia, che riuscirono a far sì che alla mostra fossero esposti oltre trentamila oggetti etnografici. L'Esposizione del 1911 si collocava per il L. in un più ampio disegno illustrato nel programma della mostra: fondare una etnografia italiana conferendole statuto scientifico; arricchire gli studi sul folklore attraverso la ricerca sulla vita materiale; organizzare gli studi locali; promuovere il confronto con le altre scienze.
Le notevoli capacità organizzative consentirono al L. di tradurre tali principî in iniziative concrete di grande rilievo, determinanti nel dare impulso in Italia agli studi etnografici. Nel luglio del 1910 egli fondò la Società di etnografia italiana che nell'ottobre dell'anno successivo celebrò a Roma il suo primo congresso.
Nella seduta inaugurale il L. tornò a richiamare l'attenzione su alcuni nodi: l'esigenza di conferire profilo scientifico alla etnografia; la necessità di collegare gli studi sulle tradizioni popolari nazionali all'etnografia generale e di promuovere ricerche regionali a tappeto. Nel 1912, sotto la direzione dello stesso L., uscì il primo numero di Lares. Bollettino della Società di etnografia italiana, che intendeva evocare il mondo delle origini, delle vicende remote, delle consuetudini tradizionali dei popoli italici. La rivista accolse articoli di studiosi quali R. Pettazzoni, L. Salvatorelli, F. Novati, che introdussero in Italia l'approccio laico allo studio delle religioni, la prospettiva comparativa, il superamento di schemi di analisi etnocentrici.
Tra le mozioni votate al Congresso di etnografia italiana del 1911 vi fu la richiesta di fondare un Museo nazionale di etnografia italiana e a questa iniziativa il L. dedicò l'ultimo periodo della sua vita.
Il L. morì a Roma il 4 apr. 1913.
La sua scomparsa e la guerra ritardarono la realizzazione del Museo. Il decreto istitutivo fu emanato nel 1923, ma, a causa della mancanza di una sede adeguata, le collezioni raccolte dal L. vennero trasferite nel palazzo delle Tradizioni popolari dell'Eur solo nel 1956, andando a costituire il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari.
Opere: Lettera al prof. P. Mantegazza, in Arch. per l'antropologia e l'etnologia, XIV (1884), pp. 414-418; Dall'interno della Nuova Guinea. Lettera del dott. L. L., in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 3, IV (1891), pp. 905-911; I viaggi del dott. L. L. alla Nuova Guinea, ibid., X (1897), pp. 156-161; Atti del Congresso coloniale italiano in Asmara, ( 1905, a cura di C. Rossetti, Roma 1906, II, pp. 34, 52, 98, 104, 124, 132, 159; Sulla raccolta di materiali per la etnografia italiana, Firenze 1906; Per la etnografia italiana. Del modo di promuovere gli studi di etnografia italiana, Roma 1910; Atti del I Congresso di etnografia italiana, Roma( 1911, Perugia 1912, pp. 17-20; Due parole di programma, in Lares, I (1912), pp. 9-24; L'Etnografia, strumento di politica interna e coloniale, ibid., pp. 73-79.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Museo di arti e tradizioni popolari, Fondo Loria; Ibid., Arch. stor. della Società geografica italiana, Archivio amministrativo, b. 9, 1880, f. 9, cc. 59, 65, 150; b. 13, 1883, f. 30, cc. 567-568; f. 31, cc. 678-679, 733, 735-736; f. 32, c. 806; b. 21, 1887, f. 2, c. 368; b. 26, 1888, f. 52, cc. 3, 4, 11, 15; b. 31, 1892, f. 1, cc. 42-45; b. 32, 1893, f. 7, c. 384; b. 36, 1898, f. 58, cc. 34, 37, 39-42; b. 39, 1902, f. 40, cc. 3-6; Documenti d'archivio 1908-1964, a cura di A. D'Elia - S. De Santis, in Arti e tradizioni. Il Museo nazionale dell'Eur, Roma 2004, pp. 200-210, 282-285. Necr.: R. Pettazzoni, L. L., in Il Marzocco, 13 apr. 1913; L. Pigorini, L. L., in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 5, II (1913), pp. 548-552; F. Baldasseroni, L. L., in Lares, II (1913), pp. 1-16; Almanacco italiano, XIX (1914), p. 642; A. Mochi, Commemorazione del dott. L. L., Firenze 1914. Inoltre: P. Mantegazza et al., Istruzioni etnologiche per il viaggio dalla Lapponia al Caucaso dei soci L. e Michela, in Arch. per l'antropologia e l'etnologia, XIII (1883), pp. 109-114; T. Salvadori, Viaggio di L. L. nella Papuasia orientale. Collezioni ornitologiche, Genova 1890; G.A. Colini, Collezione etnografica( della Nuova Guinea formata dal dott. L. L., in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 3, IV (1891), pp. 830-840; T. Salvadori, Caratteri di cinque specie nuove di uccelli della Nuova Guinea orientale-meridionale raccolti da L. L., Genova 1894; A.A. Bernardy, Rinascita regionale, Roma 1930, pp. 5 s., 9 s.; P. Toschi, Letteratura popolare, in Un cinquantennio di studi sulla letteratura italiana (1886-1936), Firenze 1937, II, pp. 50-52, 62; A. Aquarone, Politica estera e organizzazione del consenso in età giolittiana: il Congresso dell'Asmara e la fondazione dell'Istituto coloniale italiano, in Storia contemporanea, VIII (1977), pp. 114 s., 291, 293; A. Lombardozzi, Metodologia della ricerca e progetto museale in L. L., in Annali di San Michele. Antropologia museale, VII (1994), pp. 109-115; Museo nazionale delle Arti e tradizioni popolari, a cura di S. Massari, Venezia 2000, pp. 5-11, 281-291; S. Massari, Per la storia del Museo, in Arti e tradizioni. Il Museo nazionale dell'Eur, cit., pp. 27-155.