LAMÍA (Λαμία, Lamâa; A. T., 82-83)
Città della Grecia, capoluogo della Ftiotide e Focide, situata sulle pendici dell'Othrys dominanti la valle dello Spercheo, a circa 8 km. in linea d'aria dal golfo di Lamía. Dista 218 km. da Atene e 16 da Stylís, porto del golfo di Lamía a cui è unita da una linea ferroviaria. La città, sede di un arcivescovato, ha edifici notevoli, tra cui la chiesa di S. Luca. Gli abitanti (14.205 nel 1928) si dedicano in gran parte all'agricoltura (cereali, vite, ulivo). Notevole è il commercio in tabacchi, cereali e olio. Nel centro si esercitano piccole industrie come la lavorazione dei tappeti e la fabbricazione di saponi. Nelle vicinanze della città vi sono giacimenti di ferro e manganese.
Il colle a nord-est della città - dal quale si gode un ampio panorama sulla valle sottostante, sulle Termopile e sull'Eta - conserva, sotto le costruzioni della cittadella medievale e moderna, tratti della cinta dell'acropoli antica, di cui qualche pezzo di buona costruzione poligonale riferibile ancora al sec. V a. C.; delle rimanenti ampie mura della città antica solo pochi punti sono stati riscontrati sotto gli edifici della città odierna.
Storia. - La storia di Lamía (capitale dei Maliei, abitanti in origine la regione a est e a sud del golfo maliaco) è determinata dalla sua posizione geografica, che ne ha orientato anche la politica alternativamente verso la Grecia settentrionale e quella centrale: fin dall'epoca preistorica, al primo periodo neolitico (di Sesklo), in cui la valle dello Spercheo formava un tutto con la civiltà tessalica succedette uno stacco nel secondo periodo neolitico (di Dimini) ed egualmente nell'età del bronzo, quando la regione di Lamía formò una zona di confine tra la civiltà tessalica e quella delle valli dello Spercheo e del Cefiso. Per l'età storica, nel sec. V e nella prima metà del IV la potenza della capitale dei Maliei si bilancia con quella del popolo, come dimostrano anche le prime coniazioni di monete intestate sia a Lamía che ai Maliei; verso la metà del sec. IV i Maliei potevano contribuire con 600 dramme alla costruzione del tempio di Delfi. Nella seconda metà del sec. IV, dopo la decadenza di Sparta e di Tebe, che si erano succedute nel dominio della valle dello Spercheo, Lamía passò sotto l'influenza della Macedonia e della Tessaglia. I Maliei fecero poi parte della lega corinzia sotto l'egemonia macedonica. Nel 323 entro le potenti mura di Lamía si asserragliò Antipatro, ed essa fu teatro delle principali vicende della guerra lamiaca (v. grecia: Storia). Liberata nel 302 a. C., per opera di Demetrio Poliorcete, dal dominio macedonico, fu però sempre coinvolta nelle vicende della Tessaglia fino alle invasioni galliche del 280-279. Da allora un mutamento di politica portò i Maliei nella lega Etolica. Lamía e Thaumaci, anzi, furono allora le due estreme fortezze degli Etoli contro l'espansione verso sud di Filippo V di Macedonia, di cui arrestarono la marcia successivamente nel 208 e nel 199 a. C. L'alleanza con gli Etoli, che portò la città a grande splendore nel sec. III, ne causò posteriormente la rovina; nel 192 sbarcò a Lamía Antioco III di Siria, accolto con grande giubilo dagli Etoli; la città fu quindi assediata invano da Filippo, e poi conquistata e distrutta dai Romani sotto la guida del console Acilio. Da questa rovina Lamía non si risollevò mai completamente, e in seguito a essa, dal 189 a. C., tornò un'altra volta a essere aggregata alla Tessaglia, datando da allora i suoi decreti secondo gli strateghi tessalici, con un'assai limitata autonomia, sino al nuovo ordinamento dell'impero sotto Augusto, del 27 a. C., quando essa fu addirittura incorporata alla Tessaglia quale città dell'Acaia Ftiotide. Ormai, compiuto l'accentramento del popolo nella capitale, non si parla più dei Maliei, il cui nome compare per l'ultima volta in una iscrizione del 117 a. C. Durante l'impero abbiamo frequenti menzioni di Lamía soprattutto riguardanti contestazioni di confini con Ipati, al di là dello Spercheo. Probabilmente all'età di Giustiniano risalgono le nuove mura dell'acropoli sopra la cinta più antica; Ierocle (circa 535 d. C.) nomina Lamía come sede vescovile; nel concilio dell'869-70 invece la città aveva ormai mutato il suo nome in quello di Zetunio, che le rimase fino alla riassunzione del nome classico all'epoca dell'indipendenza ellenica.
Bibl.: A. Philippson, Thessalien u. Epirus, Berlino 1897, p. 33 segg.; G. Kip, Thessalische Studien, Neuenhaus 1910, p. 42; Fr. Stählin, Lamia, Erlangen 1921; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., XII, col. 547 segg.; id., Das hell. Thessalien, Stoccarda 1924, p. 212 segg.