LANCIANO (A. T., 24-25-26)
Città dell'Abruzzo (provincia di Chieti), situata su un pianoro inclinato da sud a nord (285-250 m.), limitato a est dal Fosso Spirito Santo, affluente del Foldrino, a ovest dal piccolo Fosso di S. Apollonia; a circa 8 km. dall'Adriatico e a 20 km. dalla Maiella. Un terzo fosso, detto Malsano, incide il pianoro, per modo che esso risulta diviso in tre elevazioni, due delle quali sono riunite da un ponte a 4 grandi archi, detto Ponte Diocleziano, risalente al sec. III; su esso fu costruita nel sec. XV la cattedrale, detta perciò di S. Maria del Ponte. La parte antica della città è costituita da quattro quartieri con poche arterie stradali principali (strade) alle quali mettono capo numerose stradette minori (vici), spesso assai anguste, a forte pendenza o a gradini. La Strada Garibaldi, una delle principali arterie dei quartieri detti Civitanova e Sacca, ha 46 vici. Nuovo è il quartiere orientale, che si sviluppa con ampie strade rettilinee e viali, presso la stazione.
Lanciano, centro commerciale importante già nel tardo Impero, era sin d'allora luogo di convegno notevole per le sue fiere a epoche determinate dell'anno. Nel Medioevo fu uno dei maggiori centri industriali dell'Abruzzo. L'industria più antica fu quella delle tele di lino, molto pregiate per finezza, cui si accompagnò più tardi quella dei panni di lana e delle seterie; dal sec. XV datano l'industria ceramica, quella dei ferri battuti e l'oreficeria; notevole anche la lavorazione della pelle e del cuoio, e la fabbricazione degli aghi, che si vuole introdotta pure nel sec. XV. Le fiere annue (in giugno e in settembre) furono per tutto il Medioevo e nell'età moderna tra le più celebri dell'Italia centrale; vi accorrevano mercanti, non solo da ogni parte della penisola, ma dalla Francia, dall'Europa centrale e soprattutto dall'opposta sponda balcanica. Almeno sin dal sec. XII vi era in Lanciano un'attiva colonia di Ebrei che esercitavano anche il commercio marittimo, esportando derrate e prodotti industriali, specie nel Levante. Giotto gli Angioini Lanciano ebbe anche una sua zecca. Verso la metà del sec. XVI aveva circa 8000 ab. e alla metà del secolo successivo forse 12.000. Poi l'importanza della città diminuì, per il decadere di talune industrie e della fiera, che non poté sostenere la concorrenza di quella di Senigallia.
Attualmente Lanciano ha nel centro 10.243 ab.; ha ancora notevole importanza come centro agricolo, ma talune delle vecchie industrie (lavori in ferro, stoviglie, telerie) sono sempre rappresentate, mentre, tra le recenti, fiorisce quella tipografica. Il vasto comune (circa 70 kmq.) ha terreni di collina molto fertili (vigneto, uliveto, frutteto; grano, orzo, legumi e anche lino) ed estesi pascoli. La popolazione sparsa è numerosissima (12.196 ab.); nel 1921 la popolazione complessiva del comune era di 20.396 ab. Lanciano è congiunta da un breve tronco di ferrovia alla linea Ancona-Foggia e anche alla ferrovia sangritana (Castel di Sangro-Ortona).
Monumenti. - La cattedrale, iniziata nel 1389, fu completamente rifatta nel 1785-88 su disegno di E. Michitelli di Teramo in stile neoclassico; ha la facciata, con portico, incompiuta. Il campanile a tre piani che s'innalza isolato davanti la facciata, fu costruito da T. Sotardo da Milano (1610-14). La chiesa di S. Maria Maggiore, di forme gotico-borgognone, fu eretta nel 1227, rifatta nel sec. XIV, e ampliata nel sec. XVI. Nella facciata si aprono due portali: quello di sinistra, opera di F. Perrini (1317), ad arco ogivale iscritto entro timpano triangolare è molto profondo e riccamente adorno di sculture; quello di destra, ogivale anch'esso, è più semplice; entrambi i portali sono sormontati da un rosone. L'interno rimaneggiato, a tre navate divise da pilastri, conserva della chiesa primitiva due navate. Importante la croce d'argento cesellato e smaltato di Nicola da Guardiagrele (1422). Tra le altre chiese di Lanciano si possono citare, nella Strada del Popolo, le chiese di S. Francesco e di S. Lucia, con portali ogivali; S. Nicola di Bari, del sec. XV, con campanile romanico-ogivale, nella Strada Garibaldi; S. Biagio, del sec. XII, con campanile del 1340, nella Strada dei Frentani. Nella medesima strada la chiesa di S. Agostino (1270), con portale ogivale e rosa di tipo pugliese, conserva tre reliquiarî (uno dei quali firmato e datato: Nic. di Ant. di Pantaleone da Francavilla, 1445), due croci di cui una si attribuisce a Nicola da Guardiagrele, che si ritiene pure autore del busto d'argento di S. Simone nella cappella della Confraternita.
Storia. - L'antica Anxanum (demotico Anxates e Anxani) fu capoluogo dei Frentani, e corrisponde forse alla Frentrum osca. Fu notevole municipio romano, cui diede importanza il vicino porto di Ortona, distante 11 miglia, e compreso, dapprima, nel comune di Anxano, distaccatosene poi, forse durante l'impero. Resti di un acquedotto, di un teatro, e di un ponte testimoniano l'ampiezza dell'antico centro, situato su un'altura di circa 280 m., a cui doveva corrispondere la grandezza del comune. Per quanto menomata, Anxano, a causa della formazione degli altri comunelli romani del territorio, conservò la sua superiorità, attestata dall'antica sede episcopale.
La storia medievale di Lanciano comincia solo ai tempi dei Normanni, che verso il 1076 conquistarono il Teatino e le terre valvensi e casauriensi. Ruggiero II annesse questi paesi alla corona di Sicilia (v. abruzzo). Sotto gli Angioini Lanciano fu feudo del conte Rodolfo di Courtenay e poi di sua figlia Matilde sposa di Filippo di Fiandra, conte di Loritello. Carlo II dichiarò Lanciano terra demaniale e i successori l'arricchirono di numerosi feudi. Gli Aragonesi la scelsero a sede del giustizierato dell'Abruzzo citeriore. Nel 1515 Leone X istituiva in Lanciano un vescovato che Clemente VII nel 1526 dichiarò soggetto alla sede teatina, allora eretta a metropolitana; Pio IV, separata nuovamente la sede di Lanciano, la elevò alla dignità arcivescovile che gode tuttora. Nello stesso sec. XVI gli Spagnoli saccheggiarono Lanciano e la spogliarono dei feudi e privilegi. Nel 1639 il duca Alessandro Pallavicino, creditore della R. Corte, ne domandò la vendita: i D'Avalos la comprarono e la tennero lungamente in mezzo a continue rivolte, fra cui più grave quella che seguì l'insurrezione di Masaniello. Entrati i Francesi nel regno, Lanciano fu dopo breve resistenza occupata il 4 gennaio 1799, ma le masse realiste la ripresero il 4-5 febbraio e il 7 vi restaurarono il governo borbonico. I Francesi, dopo aspro combattimento, rientrarono il 20 e vi stabilirono la repubblica che restò salda anche dopo che le truppe francesi, alla fine d' aprile, uscirono dall'Abruzzo. Il 12 maggio i Lancianesi senza opposizione aprirono le porte al generale Pronio, che vi restaurò il governo regio. Nel 1906 a capoluogo del dipartimento del Sangro fu scelta Lanciano.
Bibl.: A. L. Antinori, Coronografia storica degli Abruzzi, nella Biblioteca provinciale di Aquila, voci: Frentani e Lanciano; id., antichità storico-critiche sacre e profane esaminate nella regione de' Frentani, ed., da D. Romanelli, ecc. (solo il tomo I), Napoli 1740; D. Romanelli, Scoverte patrie di città distrutte, voll. 2, Napoli 1805-1809; L. Renzetti, Notizie istoriche sulla città di Lanciano, raccolte, ecc., con la scorta de' mss. di Uomobono delle Bocache, storia di lanciano, Lanciano 1879; I. Raimondi, I Frentani, Camerino 1906; N. F. Faraglia, Saggio di corografia storica degli Abruzzi, in Archivio storico napoletano, XVI, p. 130; C. Rivera, Le conquiste dei primi Normanni in Teate, Penne, Apruzio e Valva, in Bullettino della R. Deputazione abruzzese di storia patria, s. 3ª, XVII (1925); id., L'annessione delle terre d'Abruzzo al regno di Sicilia, in Archivio storico italiano, serie 7ª, VI (1926); L. Coppa Zuccari, L'invasione francese negli Abruzzi (1798-1810), Aquila 1928; G. Rivera, L'invasione francese in Italia e l'Abruzzo aquilano dal 1792 al 1799, in Bollettino della Società di storia patria degli Abruzzi, Aquila 1907.