LANDI
. Famiglia piacentina d'origine feudale.
Secondo il Musso i L. proverrebbero da Bobbio, ove erano vicedomini del vescovo: di là si sarebbero trasferiti in Piacenza due fratelli, i quali, creati iudices (sec. XII), sarebbero stati chiamati iudices de andito dalla viuzza (andito) ove abitavano. In realtà nei documenti e nelle vecchie cronache i L. sono chiamati ora L., ora Dell'Andito. Ma il Poggiali dissente dal Musso e propende a credere il nome L. derivato da un ascendente Lando o Orlando. I diversi rami che fanno capo alla famiglia si chiamarono col tempo Zuccheri-L., Volpe-L., Zanardi-L. e da Gravago, da Fabbrica, da Centenaro, ecc.
Il capostipite di tutta la famiglia è considerato Rodolfo, donde procede Guglielmo; da questo Alberico. Fiammingo, figlio di Alberico, pare sia il capostipite dei L. di Cerreto, estinti nei Beretti-L. (sec. XVIII). Da Giannone, altro figlio di Alberico, discende il ramo più insigne: dei L. di Compiano. Il suo periodo di splendore coincide con quello degli ultimi Svevi. Fautore deciso di essi, Ubertino I sposò Isabella d'Aragona, figlia o stretta parente di Manfredi; ebbe nel Napoletano la contea di Venafro; probabilmente partecipò alla battaglia di Benevento; parteggiò per Corradino e combatté a lungo i Guelfi di Piacenza e dintorni; morì nel 1298. I successori tennero fede all'Impero sotto Arrigo VII e Lodovico il Bavaro. La politica dei L. muta con Obizzo, detto Vergiuso: prima amico, poi fiero nemico di Galeazzo Visconti, si fa guelfo e a capo di milizie papali toglie (1322) Piacenza ai Visconti e la governa per la Chiesa; a nome di essa s'impadronisce di molti luoghi del Modenese e contribuisce infine validamente alla dedizione di Parma e Reggio alla Sede romana; muore nel 1328.
Galvano nel 1405 è creato dal duca Giovanni Maria Visconti conte di Bardi, Compiano e altri feudi. A Manfredo III Francesco Sforza conferma (1448) in feudo Rivalta e Centenaro e il possesso di Bardi. Morto Manfredo, avviene la divisione dei beni (1491): a Pompeo tocca la contea di Compiano con le Caselle del Po; a Corrado la contea di Rivalta; a Federico la fortezza di Bardi e la rocca delle Ferriere. Di qui la tripartizione dei L. di Compiano nelle linee:1. di Compiano, sopravvivente nei Marchesi di Chiavenna; 2. di Rivalta, estinta nel sec. XVIII; 3. di Bardi, poi dei principi di Val di Taro, estinta in casa Doria-Pamphili (secolo XVII). Il conte Agostino sposando (1532) la contessa Giulia L. ottiene in dote il feudo di Compiano: con tale matrimonio si fondono in uno i due rami di Bardi e di Compiano. Agostino è figura eminente: devoto a Carlo V; ambasciatore di Pier Luigi Farnese alla repubblica di Venezia (1545), quando quegli occupa Borgotaro (Borgo di Val di Taro) ordisce la congiura che spegne il Farnese (1547); con diploma imperiale 25 maggio 1551 è creato principe di Val di Taro e di Val di Ceno e con successivo diploma 8 aprile 1552 ottiene il privilegio di battere moneta nei suoi stati; muore nel 1555. Il principe Claudio perde Borgotaro; incolpato della congiura contro il duca Ottavio Farnese è condannato in contumacia, ma poi assolto. S'esaspera il contrasto fra L. e Farnese. L'imperatore Mattia (1614) dona al duca Ranuccio Farnese ogni diritto sopra i feudi di Borgotaro, Bardi e Compiano; ma il principe Federico non riconosce la sovranità dei Farnese. La figlia di Federico, Maria, marchesa di Bardi, ottiene dall'impero (1626) l'investitura dei feudi di Bardi, Compiano, ecc., e sposa Giannandrea Doria, principe di Melfi: il ramo si estingue così in casa Doria. Nel 1687 i conti Corrado e Ippolito dei L. di Rivalta cedono al duca Ranuccio II Farnese tutti i loro diritti sui feudi e beni allodiali di Bardi, Compiano, ecc., ricevendo in contraccambio il marchesato di Gambaro.
Fra i L. si resero noti nelle lettere: il principe Ortensio (v. lando, ortensio); Costanzo, conte di Compiano (sec. XVI); giulio, conte di Bardi (sec. XVI); Ubertino, conte Rivalta e marchese di Gambaro, cultore di studî scientifici e letterarî e rimatore arcade (sec. XVIII).
Bibl.: Cfr. oltre alle storie piacentine di U. Locati, P. Campi, C. Poggiali, G.-V. Boselli: Giovanni de' Mussi, Chronicon Placentinum, in R. I. S., XVI; Dichiarazione dell'Arbore e discendenza di casa Landi, Milano 1603; G.-P. Crescenzi, Corona della nobiltà d'Italia, Bologna 1639; L. Pigorini, Memorie storico-numismatiche di Borgotaro, Bardi e Compiano, Parma 1863; Schullern, Das reichsfürstliche Geschlecht der Landi in Piacenza, in Monatsblatt der heraldischen Gesellschaft "Adler", Vienna 1928. Su Ubertino I, v. L. Cerri, in Arch. stor. per le prov. parm., n. s., XVIII (1918), pp. 1-27; A. Corna, Profili di illustri piacentini, Piacenza 1914. Sui L. letterati, v. C. Poggiali, Memorie per la storia letter. di Piacenza, Piacenza 1789; su Ubertino, v. M. Dardana, Un letter. piac. del sec. XVIII (U. L.), Piacenza 1914. Alla storia dei L. potrà venire luce della pubblicazione delle carte dell'Archivio Doria di Roma.