BULCANO, Landolfo
Giurista vissuto a Napoli nella seconda metà del sec. XIII. Scarsissime sono le notizie in nostro possesso sul B., che è stato preso in considerazione dalla storiografia giuridica contemporanea soltanto perché a lui il Besta attribuì la paternità di alcune glosse al Codex che gli allievi del Meijers assegnavano invece a Landolfo Acconciaioco (Iuris interpretes, pp. 247-249). IlDel Giudice riporta l'atto del 1283con il quale Carlo I d'Angiò ordinava al giustiziere degli scolari napoletani, Landolfo Caracciolo, di concedere al B., "iuris civilis professor", la laurea in diritto canonico. Su questo documento si basa, poi, il Monti per inserirlo tra i professori di diritto dell'università di Napoli per il 1284, in considerazione del fatto che a Napoli coloro i quali conseguivano la laurea ("conventus et magistratus") dovevano impegnarsi, tra l'altro, a tenere lezioni per sedici mesi nello Studio. Secondo il Besta, il B. aveva conseguito la prima laurea - quella in diritto civile - presso l'università di Bologna.
Il Besta pensò che il B. fosse l'autore delle glosse al Codex che gli editori delle stesse ritenevano dell'Acconciaioco. Ma subito dopo cadeva in contraddizione, perché affermava che "l'accenno alle lettere arbitrarie, implicito nella gl. 1, farebbe pensare al regno di Roberto piuttosto che a quello di Carlo I": regno, quest'ultimo, sotto il quale si trova l'unica notizia del B. che il Besta conosceva. Della tesi del Besta non ha tenuto conto il Del Treppo (Diz. Biogr. degli Ital., I, pp. 110 s.), il quale segue - anche se con qualche riserva - l'opinione degli allievi del Meijers, limitandosi a correggere il nome dell'Acconciaioco da Landolfo in Lorenzo.
In verità, in due documenti del periodo di Roberto d'Angiò compare un giurista di nome Landolfo Bulcano. In data non precisata il sovrano pronunciò un sermone presso l'università "cum magister Landulfus Bulchani de Neapoli in eius presentia suscepit insigna doctoratus" (Goetz); e a Landolfo Bulcano, giurisperito, la cancelleria angioina versò nel 1321 quattro once perché si recasse in Basilicata "pro petendo subsidio domini Regis" (Barone). È evidente che il Bulcano di questi due ultimi documenti non può essere quello dell'atto pubblicato dal Del Giudice, poiché consegue la laurea in diritto sotto Roberto I.
Sembra, dunque, che ci troviamo di fronte a due giuristi napoletani dello stesso nome, uno attivo sotto Carlo I, l'altro sotto Roberto. Al secondo potrebbero farsi risalire, allora, per il contenuto di una di esse, le glosse di cui si è prima discorso. Tale attribuzione, però, non trova conferma nel manoscritto che le medesime glosse contiene, il Vat. lat. 1428: mentre, infatti, le prime tre glosse sono seguite dalla sigla "Lan." o "Lau", l'ultima (f. 99v) presenta chiara la sigla "Lan. Acon." (già letta così dagli editori) e non può non essere assegnata all'Acconciaioco. Il problema, dunque, rimane aperto.
Fontie Bibl.: G. Del Giudice, Cod. dipl. del Regno di Carlo I e Carlo II d'Angiò, I, Napoli 1863, p. 268nota; N. Barone, La ratio thesaurariorum della Cancelleria angioina, in Archivio stor. per le prov. nap., XI (1886), p. 195;W. Goetz, König Robert von Neapel (1309-1343)..., Tubingen 1910, p. 67 n. 278;G. M. Monti, L'età angioina, in Storia dell'univ. di Napoli, Napoli 1924, pp. 38, 55, 80; Iuris interpretes saec. XIII, a cura di E. M. Meijers, Neapoli 1924, p. XXXIII; E. Besta, Il primo secolo della scuola giuridica napoletana, in Nuovi studi medievali, III (1926), pp. 21, 34 (ora in Scritti di storia giuridica meridionale, a cura di G. Cassandro, Bari 1962, pp. 463 s.); C. Piana, Nuove ricerche sulle università di Bologna e di Parma, Quaracchi-Firenze 1966, p. 11 n. 1.