CARACCIOLO, Landolfo (Landulfus Caraczulus de Neapoli)
Nacque a Napoli verso gli inizi del sec. XIII.
Apparteneva a una delle più antiche famiglie della nobiltà napoletana. Se il C. è da identificare con il Landolfo Caracciolo che nel 1254 concluse un accordo matrimoniale con la famiglia degli Aquino, era figlio di Ligorio, signore o conte di Montemarano, ma comunque non è noto a quale ramo della famiglia egli appartenesse.
La prima notizia relativa al C. risale al luglio del 1238, quando era stato mandato in Germania come "vallectus regis", alla corte di re Corrado IV. Poco tempo prima Federico II gli aveva fatto concedere dal maestro procuratore del Principato e di Terra di Lavoro Angelo de Marra un feudo a Sessa detenuto in precedenza da Guglielmo da Sora; e ora l'imperatore glielo confermò.
La circostanza che il C. facesse parte del seguito cavalleresco di Corrado lascia supporre che suo padre fosse quel cavaliere napoletano, al quale, secondo quanto riferisce Tommaso Tusco, Federico II aveva affidato l'educazione del figlio Corrado. Ed è anche molto probabile che il C. fosse quel valletto sedicenne, per il quale l'imperatore, nel dicembre del 1239, quando incaricò il secreto di Messina di far eseguire i finimenti e l'armatura per re Corrado, ordinò uno scudo ornato di stemma.
Durante gli ultimi anni del regno di Federico II al C. furono affidati incarichi nell'amministrazione imperiale in Toscana, dove era vicario generale Federico d'Antiochia. Nel 1249 i cittadini di Figline presso Firenze lo elessero loro podestà e rettore; entrò in carica il 3 nov. 1249 e vi rimase per un anno. Il vicario generale, che aveva diviso il contado fiorentino in singoli vicariati, conferì al C., all'inizio del 1250 al più tardi, le funzioni di "vicarius imperialis in valle Arni ex utraque parte" e nel Mugello.
Per ordine di Federico d'Antiochia consegnò al canonico del duomo fiorentino Viviano della Casa, eletto priore di S. Bartolomeo a Scampato, questa chiesa il cui priorato veniva rivendicato contemporaneamente dal chierico Gentile de Lucolena fedele al pontefice, anch'egli eletto a tale carica. Viviano, fautore della fazione sveva, fu scomunicato dall'arciprete Bonsignore di Firenze, capo della resistenza contro il dominio imperiale. Nel maggio del 1250 il C. riscosse il focatico di 26 denari nel suo vicariato. È ancora in carica il 4 ag. 1250: quel giorno infatti un privato rinunciò alla propria eredità davanti alla sua "curia". Come vicario il C. difese il settore più vulnerabile del dominio imperiale in Toscana; spalleggiò anche l'offensiva del vicario generale Federico di Antiochia contro Arezzo, dove poté essere restaurato ancora una volta il dominio ghibellino, senza tuttavia riuscire a conseguire successi durevoli contro i fuorusciti aretini che operavano nella zona dell'Arno superiore.
Il C. era con tutta probabilità ancora podestà di Figline e vicario nell'alta Valdarno, quando il 21 sett. 1250 i guelfi fiorentini ed aretini si impadronirono della cittadina dando così il segnale per la rivolta del "primo popolo" contro il dominio imperiale a Firenze. Ma è poco probabile che il C. sia rimasto a lungo in Toscana dopo la morte dell'imperatore, avvenuta il 13 dic. 1250.
Un documento, oggi perduto, citato spesso nella letteratura genealogica, qualifica il C. - se egli è effettivamente la persona nominata nel documento - feudatario di Montemarano, Castelfranchi e Baiano presso Nusco nel 1253-54. In occasione del suo matrimonio con Cubitosa d'Aquino egli alienò i suoi feudi, per 800 once, al conte Tommaso (II) d'Aquino di Acerra, fratello della sposa, ma li riebbe poi come dote.
Mancano altre notizie sul Caracciolo.
Il C. non è identificabile, com'è già stato supposto varie volte, con il Landolfo Caracciolo che era giustiziere dello Studio di Napoli al tempo di Carlo I d'Angiò. Questo ultimo apparteneva al ramo dei Caracciolo Pisquizi, che già prima del 1250 erano passati dalla pane degli avversari di Federico II.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Diplom., Passignano,Pergamene, 1253 genn. 4, 1253 marzo 3; Acquisto di Luco, 1256 febbr. 23; Fiesole, Archivio vescovile, Protocolli notarili 1246-58 (docc. del 1250 maggio 8, 1250 ag. 4); Historia diplom. Friderici Secundi, a cura di L. A. Huillard-Bréholles, V, 1, Parisiis 1859, p. 638; Thomas Tuscus, Gesta imperatorumet pontificum, a cura di E. Ehrenfeuchter, in Monumenta Germaniae Historica,Scriptores, XXII, Hannoverae 1872, p. 515; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita, I, Innsbruck 1880, p. 638 n. 823; J. F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Regesta Imperii, V, Innsbruck 1881-1901, nn. 2374, 4383r; S. Ammirato, Delle fam. nobili napoletane, II, Firenze 1580, p. 110; F. de Pietri, Cronol. della famiglia Caracciola, Napoli 1605, p. 13; R. Davidsohn, Gesch. von Florenz, II, 1, Berlin 1908, pp. 315 s., 347, 360, 363; E. Kantorowicz, Kaiser Friedrich der Zweite,Ergänzungiband, Berlin 1931, pp. 199, 277 s.; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II in Reichsitalien von 1237-1250 unter besonderer Berücksichtigung der süditalienischen Beamten, Kleinheubach 1936, pp. 11, 25, 42 s.; F. Fabris, La geneal. della famiglia Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tavv. II, IIIa.