LANDONE
Conte di Capua, primo di questo nome, figlio maggiore di Landolfo, gastaldo di Capua, nacque probabilmente nel secondo decennio del IX secolo. Il primo dato cronologico certo riguardante L. è dell'843, anno in cui succedette nella guida di Capua al padre defunto. Si era nel pieno della guerra tra il principe di Benevento Radelchi e Siconolfo, fratello di Sicardo, capo dei Longobardi dell'Italia meridionale. Temendo che lo volesse spodestare, Sicardo aveva imprigionato Siconolfo a Taranto ma, poco dopo l'elezione di Radelchi, alcuni oppositori lo liberarono e lo elessero principe. Con i rivoltosi, che avevano scelto come base Salerno, si erano schierati tutti coloro che desideravano acquisire maggiore autonomia da Benevento, e tra questi c'era anche Landolfo.
L. decise di seguire la politica paterna e per tutta la durata della guerra, che terminò nell'849 con la divisione del Principato di Benevento in due parti facenti rispettivamente capo a Benevento e a Salerno, egli rimase fedele a Siconolfo. La volontà dei Capuani di acquisire una sempre maggiore autonomia diventò proverbiale e diede origine all'aneddoto, riportato dal cronista Erchemperto, secondo il quale, poco prima di morire, lo stesso padre di L. avrebbe raccomandato a lui e ai suoi fratelli di agire in modo tale che tra Benevento e Salerno ci fosse un perenne stato di conflitto; in questo modo i Capuani ne avrebbero sempre tratto vantaggio. Sempre a parere di Erchemperto, i figli di Landolfo avrebbero poi trasmesso questo suggerimento ai loro eredi. Non ci è pervenuta alcuna informazione a proposito dell'impegno bellico di L. durante la guerra tra Radelchi e Siconolfo ma, considerato che Capua era la sede di una delle più importanti circoscrizioni dell'Italia meridionale longobarda, fu probabilmente rilevante. L'unica notizia su L. in questo periodo riguarda una missione da lui condotta con il gastaldo Adelmario a Montecassino: si trattò di un compito delicato e probabilmente non molto piacevole perché, su incarico di Siconolfo, egli dovette sequestrare una parte del tesoro del monastero di S. Benedetto per pagare i mercenari musulmani che da Siconolfo erano stati assoldati. Secondo Erchemperto, L. avrebbe avuto anche un ruolo importante nel determinare la fine del conflitto tra i Longobardi dell'Italia meridionale: sarebbe infatti stato tra coloro che avevano sollecitato l'intervento dell'imperatore Ludovico II nel Sud della penisola. Ludovico sconfisse i musulmani installatisi a Benevento e pose fine alla guerra civile, convincendo le fazioni in lotta a effettuare la spartizione del Principato di Benevento tra i due contendenti.
In base a tale divisione Capua entrò a far parte del Principato di Salerno. Tale dipendenza sembra però essere stata puramente nominale, perché Erchemperto racconta che i Capuani si rifiutarono di obbedire agli ordini di Siconolfo. L. cercò inoltre di rafforzare la propria posizione, alleandosi con i Napoletani, tradizionali avversari dei Longobardi. L'alleanza fu consolidata stabilendo vincoli di parentela con il duca di Napoli Sergio, una figlia del quale fu data in sposa a Landolfo, figlio di Landone. Questi poté agire in tal modo anche grazie alla debolezza interna del Principato salernitano dove Siconolfo, morto poco dopo la divisione del Principato di Benevento, aveva lasciato come erede il figlio, Ademario, ancora minorenne. Tuttavia, non appena Ademario assunse il controllo del potere, la spregiudicata condotta dei Capuani non fu più tollerata. Il nuovo principe riuscì infatti ad attirare dalla propria parte i Napoletani e a ottenere l'appoggio del duca di Spoleto Guido, che mirava a espandere verso sud i propri domini. L. reagì, alleandosi con il prefetto di Amalfi, Marino, la cui figlia aveva sposato Pandone, fratello del conte di Capua, e che, al pari dei Capuani, era interessato a limitare la potenza dei Salernitani. Il tentativo di conquista progettato da Ademario fu reso vano da L., ma suo fratello Landonolfo, gastaldo di Teano, dovette pagare un duro prezzo, poiché fu lui a sostenere l'attacco del duca di Spoleto, che gli sottrasse Sora e Arpino. Il dolore per Landonolfo fu tale che ne morì; i Salernitani non si diedero per vinti e tentarono di indebolire ulteriormente i Capuani, catturando il loro unico alleato, il prefetto di Amalfi Marino, e inducendo anche uno dei figli di L., Landolfo, gastaldo di Suessola, a unirsi allo schieramento anticapuano. Nel maggio dell'859 un esercito formato da Salernitani, Napoletani, Amalfitani e soldati provenienti da Suessola mosse contro i Capuani. L., bloccato da una paralisi, non poté intervenire, ma suo figlio Landone (II) diede battaglia agli assalitori, riportando una grande vittoria presso il ponte di Teodemondo sul fiume Volturno e ponendo così fine ai tentativi salernitani di sottomettere Capua. Nel frattempo L. aveva cercato di minare il fronte interno salernitano, dando in moglie la figlia Landelaica a Guaiferio, un esule salernitano. Il piano del L. si attuò tuttavia soltanto alcuni anni dopo la sua morte, quando Guaiferio fu posto da alcuni ribelli al posto di Ademario.
Nel corso del regno di L., verso l'856, la sede della contea fu trasferita dal centro fortificato sul colle Triflisco alla posizione attuale dove, su un'ansa del Volturno presso un ponte romano, era già presente un borgo, che fu ingrandito e fortificato. La decisione fu presa in seguito a un incendio che aveva distrutto il centro abitato sul Triflisco. In un primo momento L. si oppose al trasferimento, perché riteneva che in quei tempi difficili non fosse prudente abbandonare un sito facilmente difendibile come quello sul Triflisco per un luogo pianeggiante. Quando i suoi fratelli Landolfo e Landonolfo iniziarono comunque a costruire il nuovo centro, cambiò idea e fornì un contributo determinante alla costruzione della nuova città. Al L. si deve anche la costruzione di un monastero a Teano. L. morì nell'860.
L. aveva tre fratelli: Pandone, Landonolfo e Landolfo; in data imprecisata sposò Aloara, dalla quale ebbe cinque figli, Landone (II), Landolfo, Landonolfo, Pandone e Pietro, e due figlie, delle quali soltanto di una è noto il nome: Landelaica.
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