languire
Presenta poche occorrenze, tutte in poesia. Col senso di " patire ", " soffrire ", in Rime dubbie XIX 6 alcun gioioso diven per amare, / e altri amando languisce sovente, all'interno di un contesto che è tra le situazioni liriche più comuni della poesia italiana già ben documentato in antiche poesie volgari.
Maggior vigore realistico in If XXIX 66, dove il languir è dovuto ai tormenti infernali; mentre in VII 82 il verbo assume il senso di " essere oppresso, soggetto ": una gente impera e l'altra langue, / seguendo lo giudicio di costei [la Fortuna]. In Pd XVI 3 O poca nostra nobiltà di sangue, / se glorïar di te la gente fai / qua giù dove l'affetto nostro langue, vale " è illanguidito, rilassato ": " idest, ubi appetitus noster corruptus detorquetur a via verae felicitatis et gloriae " (Benvenuto).
Così anche in Fiore XXXV 1, CXLV 3 e, nella forma dell'infinito sostantivato, XXXIV 14 Amor ... / davami gran pezze di tormento, / con salsa stemperata di languire.