LANZA
Famiglia di musicisti italiani. Probabilmente comincia con F.-J. Fétis la lunga serie di errori e inesattezze, tramandate dai diversi lessici, riguardo ai vari componenti di questa famiglia, e in particolare la confusione tra Giuseppe e Francesco, spesso associati in un unico personaggio (Francesco Giuseppe) che ne sintetizza l'attività e l'opera.
Giuseppe nacque a Napoli verso il 1750. Nel 1780 compose una cantata allegorica, Il pianto delle Virtù, in occasione della morte dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, mentre la data del 1792 figura sui manoscritti napoletani di alcune sue composizioni riunite anche, in un'altra fonte e con alcune alterazioni sotto il titolo di 6 Arie notturne (ariette per soprano con accompagnamento di chitarra e violino ad libitum). Poco tempo dopo si trasferì con la famiglia in Inghilterra, prestando servizio come maestro di musica presso la famiglia Hamilton marchesi d'Abercorn. Intorno al 1794 apparve presso l'editore londinese R. Birchall quella che sembrerebbe la sua prima pubblicazione, dal titolo Twelve Italian ariettes for a single voice, with an accompaniment for the harp or piano forte, op. I. Analoghe composizioni, nonché uno Stabat Mater per 2 soprani, vennero stampate con una certa regolarità dallo stesso editore sino ai primi anni dell'Ottocento. Sicuramente nel 1819 Giuseppe era nuovamente a Napoli poiché, insieme con una sua figlia, annunciava sulla stampa locale l'apertura di una scuola di canto. È autore inoltre di due opere comiche, L'ingannatrice e Le nozze per fanatismo, quest'ultima rappresentata a Napoli al teatro del Fondo nell'estate del 1821. Si suppone che Giuseppe sia morto poco tempo dopo.
Gesualdo nacque a Napoli nel 1779 da Giuseppe e Anna D'Anna. Trasferitosi con la famiglia in Inghilterra verso il 1792, vi rimase per tutta la vita, entrando con successo nell'ambiente musicale londinese, come attestano i numerosi riferimenti della stampa inglese dell'epoca alla sua partecipazione in concerti in qualità di cantante, così come alla sua attività di insegnante di canto, nonché alle sue diverse pubblicazioni. Queste ultime sono costituite principalmente da pezzi vocali con accompagnamento strumentale (canzoni, ballate ecc.), con sporadiche incursioni nel campo della musica sacra (Sunday evening recreations, per solista e coro ad libitum, su testi del libro dei Salmi, 1840; Gran messa di gloria, per soli, coro e orchestra, 1835 circa), e soprattutto da alcuni lavori didattici, tra cui un famoso metodo di canto, The elements of singing, ripubblicato in diverse versioni più volte nel corso dell'Ottocento. Gesualdo morì a Londra nel 1859.
Presumibilmente in legami di parentela con Gesualdo dovette essere anche Rosalia Lanza, autrice di tre composizioni pubblicate a Londra intorno alla metà dell'Ottocento.
Francesco, fratello minore di Gesualdo, nacque a Napoli nel novembre del 1783. Determinante fu il trasferimento della famiglia L. in Inghilterra, poiché il giovanissimo Francesco ebbe l'opportunità di continuare la propria formazione pianistica nell'entourage di Muzio Clementi, musicista che sarebbe rimasto per tutta la vita un suo costante riferimento. Inoltre la singolare coincidenza della presenza di entrambi questi musicisti a Napoli nel 1804 permette di ipotizzare che Francesco abbia fatto un primo breve ritorno nella sua città natale proprio per pubblicizzare, attraverso le sue esibizioni, i pianoforti della fabbrica londinese di Clementi. Suonando su di uno strumento inglese, di fatti, il giovane pianista napoletano si esibì al teatro dei Fiorentini il 16 giugno 1804 in quello che, allo stato attuale delle ricerche, viene considerato come il primo concerto pubblico di pianoforte tenuto a Napoli.
Ritornato dunque a Londra, Francesco partecipò attivamente alla vita musicale locale, come testimoniano una quindicina di sue pubblicazioni presso le principali case editrici musicali londinesi, tra le quali figura un concerto per pianoforte e orchestra eseguito, come si legge in copertina, nell'ambito degli Hanover Square e Bath Concerts. Inoltre nell'estate del 1809 andò in scena con grande successo al King's theatre a Haymarket il balletto The caliph of Bagdad, con coreografie del celebre ballerino Augusto Vestris e musiche di Francesco.
Alcuni annunci giornalistici permettono di collocare prima del maggio 1817 il suo rientro definitivo a Napoli e ci informano del fatto che "Maria Lanza, nativa di Londra, moglie del signor Francesco Lanza, noto per la singolare abilità nel suono del pianoforte, è stata autorizzata ad aprire una scuola di lingua inglese" (Giornale delle Due Sicilie, n. 109, 8 maggio 1817 e n. 192, 13 ag. 1819 rispettivamente).
Oltre all'esibizione nei principali salotti cittadini, l'insegnamento privato dovette essere con certezza la principale attività di Francesco, come indicano le pubblicazioni di questo periodo, divise tra opere di natura didattica e pezzi di Salonmusik, in particolar modo variazioni su temi d'opera, spesso dedicate a fanciulle della migliore società partenopea. A queste ultime si indirizzava anche l'insegnamento, svolto, almeno dal 1820, presso l'educandato femminile dei Miracoli, mentre è soltanto nel 1827 che la commissione dei governatori del Collegio di musica di S. Pietro a Majella e l'allora direttore N. Zingarelli, essendosi resa disponibile la "piazza di suono" tenuta fino ad allora dal clavicembalista Giuseppe Elia, proposero l'istituzione di una cattedra di pianoforte nel conservatorio da affidare proprio a Francesco.
Il fatto che quest'ultimo per più di due anni rifiutasse la nomina, adducendo che la retribuzione offertagli era insufficiente per un così oneroso incarico quale quello di istituire una "scuola di pianoforte" praticamente inedita in quella istituzione, e che la commissione respingesse le candidature di altri musicisti, continuando a ribadire che non vi era nessuno in città in grado di competere in campo pianistico con Francesco, è un elemento che conferma la posizione di primo piano e il prestigio raggiunto dal musicista nell'ambiente musicale napoletano.
Dal 1830, quando Francesco accettò finalmente l'incarico, e per oltre trent'anni, l'insegnamento in conservatorio divenne dunque la sua principale attività, contribuendo a formare intere generazioni di musicisti tra i quali figurano Michelangelo Russo, Costantino Palumbo, Giuseppe Lillo, Michele Ruta, Francesco Simonetti e molti altri protagonisti del rinnovamento della cultura musicale napoletana della seconda metà dell'Ottocento. Proprio a partire dagli anni Trenta si assiste al graduale affermarsi nel contesto napoletano delle nuove generazioni di pianisti, in parte formate da Francesco stesso, e al diffondersi di un pianismo sostanzialmente lontano dalla sua cifra stilistica, esemplificato dal virtuosismo parossistico di S. Thalberg, così come dal sentimentalismo di maniera di E. Coop: questi mutamenti non incrinarono però l'autorità e il prestigio di Francesco, unanimemente attestato dai suoi contemporanei. Una relazione della commissione del Collegio di musica del 1857, per esempio, ricorda che Francesco "benché avanzato in età, è pure il primo istitutore e il primo compositore, meritevole della stima di tutti" (Arch. di Stato di Napoli, Ministero della Pubblica Istruzione, f. 110: Relazione dei governatori del Real Collegio di musica, marzo 1857). Ancora a vent'anni dalla morte del musicista, quando la scuola pianistica napoletana aveva acquisito oramai fama internazionale, anche F. Florimo (1882) non mancherà di mettere in relazione i successi del tempo proprio con le "severe lezioni" impartite da Francesco in conservatorio ricordando che questi "fu il primo che introdusse in Napoli quella classica scuola di Muzio Clementi, che, progredendo sempre da quel tempo sin oggi, ha dato i più felici risultamenti".
Senza dubbio l'insegnamento in conservatorio appare anche oggi l'aspetto più significativo dell'attività di Francesco, poiché rappresentò un primo decisivo passo verso il sostanziale recupero dei ritardi in campo pianistico dell'ambiente napoletano, ambiente a cui permise di poggiare su di una solida tradizione, quale quella clementiana, da cui il musicista napoletano proveniva.
A tale scuola va pure ricondotta l'intera sua produzione, quasi esclusivamente rivolta al pianoforte, che si divide fra Salonmusik e opere didattiche. Nel primo genere rientrano le consuete variazioni su temi celebri e i facili pezzi destinati alle performances delle giovani dilettanti della buona società, che insieme con i due concerti per pianoforte e orchestra rappresentano gli strumenti grazie ai quali Francesco riuscì a ritagliarsi una posizione di tutto rispetto in un contesto quale quello napoletano, egemonizzato dal teatro d'opera, e dove la figura del pianista "puro", esclusivamente dedito al suo strumento, era praticamente inedita.
Al secondo appartengono invece le diverse opere di natura didattica prodotte da Francesco in diversi momenti della sua vita e che, ripubblicate più volte dai principali editori di musica napoletani e nazionali, saranno poi raccolte nel 1864 dall'editore Cottrau in un'edizione integrale, in sei parti più un'introduzione, dal titolo La scuola di pianoforte nel Real Collegio di musica di Napoli. Quest'opera, se nei primi fascicoli costituiti da esercizi rivela inequivocabilmente di rimanere compresa nell'ambito del formulario tecnico della scuola di Clementi, nelle ultime parti mostra invece di avvicinarsi al mondo poetico dei grandi pianisti romantici d'Oltralpe, con studi che si collocano, secondo Vitale, "a metà strada tra quelli di Cramer e quelli di Chopin" (1970, p. 878), confermando uno degli aspetti più significativi della personalità artistica di Francesco, ovvero quello di una corretta e aggiornata informazione culturale durata sino agli ultimi anni di vita.
Morì a Napoli il 31 dic. 1861.
Francesco ebbe una figlia, Eleonora, morta in tenera età, e due figli anch'essi pianisti, Francesco iunior e Federico, nato a Napoli nel 1847, che pubblicò verso la fine del secolo alcuni brevi pezzi pianistici presso l'editore Ricordi.
Fonti e Bibl.: G. Mascia, Cenni biografici del celebre pianista e compositore Francesco L., in Gazzetta musicale di Napoli, XII (1864), nn. 34-35, 28 agosto, p. 139; n. 38, 11 settembre, p. 156; nn. 42-43, 9 ottobre, p. 174; nn. 46-47, 20 novembre, p. 192; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii con uno sguardo sulla storia della musica in Italia, III, Napoli 1882, p. 375; S. Martinotti, Poetiche e presenze nel pianismo italiano dell'Ottocento, in Quaderni della Rassegna musicale, III (1965), pp. 181-194; V. Vitale, Il pianoforte a Napoli nell'800: F. L., in Nuova Riv. musicale italiana, IV (1970), pp. 873-879; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 322 s.; V. Vitale, Il pianoforte a Napoli nell'Ottocento, Napoli 1983, pp. 13-19; F. Esposito, Aggiornamento e continuità nel pianismo napoletano dell'Ottocento: Francesco L. (1783-1861), in F. Florimo e l'Ottocento musicale. Atti del Convegno, Morcone… 1990, a cura di R. Cafiero - M. Marino, Reggio Calabria 1999, pp. 215-245; F. Esposito - G. Olivieri, L'attività pianistica a Napoli al tempo di A. Longo: C. Palumbo, in A. Longo: l'uomo, il suo tempo, la sua opera. Atti del Convegno…, Amantea-Arcavacata di Rende… 1995, a cura di G. Feroleto - A. Pugliese, Vibo Valentia 2001, pp. 105-152; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, V, p. 197; R. Eitner, Quellen-Lexikon, VI, p. 47; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, p. 257; Die Musik in Geschichte und Gegenwart (ed. 2003), Personenteil, X, coll. 1195-1197.