MALOCELLO, Lanzarotto (Lazzarotto)
Di questo personaggio ci rimangono scarse notizie biografiche. Il suo nome compare per la prima volta nella carta nautica disegnata nel 1339 dal cartografo catalano Angelino Dulcert (Parigi, Bibliothèque nationale, Cartes et plans Ge., B.696 Rés.) nella quale è indicata, al largo della costa africana, una "insula Lanzaroti Maroxelli" ornata con una bandiera genovese, bianca con la croce rossa di s. Giorgio.
Il suo cognome e la presenza di questa insegna - peraltro riportata anche nella carta cosmografia di Bartolomeo Pareto (1455; in Amat Vivaldi) - sembrerebbero elementi a favore dell'origine ligure del M., benché non siano mancati studiosi che hanno attribuito al M. una provenienza francese o addirittura inglese. In effetti, vi sono elementi che potrebbero avvalorare una ascendenza transalpina.
Nel 1632, infatti, una famiglia Maloisel, abitante a Coutances in Normandia (ma di probabile origine ligure) diede alle stampe un opuscolo sulla storia del casato nel quale era ricordato, con riferimento a un manoscritto genealogico di metà Quattrocento, un "Lancelot Maloisel" che nel 1312 sarebbe giunto alle isole Canarie seguendo le indicazioni di alcuni marinai di Cherbourg, che vi avevano fatto naufragio anni prima. In questa isola - cui diede il proprio nome - egli si sarebbe stabilito con alcuni compagni, erigendovi un forte e restandovi per circa un ventennio da signore assoluto, fin quando non fu cacciato dagli indigeni, se non addirittura ucciso. Questa indicazione (che a lungo influenzò gli studiosi per la datazione dell'impresa del M.) era una diretta (e interessata) conseguenza della pubblicazione pochi anni prima a Rouen (1630) de Le Canarien, la cronaca coeva della spedizione che nel 1402 l'avventuriero normanno Jean de Béthencourt aveva condotto alle Canarie, isole successivamente concessegli in feudo da re Enrico III di Castiglia e León. Nella cronaca era infatti ricordato che, sbarcati sulla più settentrionale dell'isola (Lanzarote), i Normanni vi avevano trovato "ung viel chastel que Lancelot Maloesel avoit iadiz fait faire" (Béthencourt, p. 50), da essi utilizzato per conservarvi le vettovaglie. Questa testimonianza è, allo stato attuale delle conoscenze, la sola che espressamente faccia riferimento a una permanenza del M. nell'isola, anche se non fornisce alcun elemento relativo alla sua origine o all'epoca in cui avvenne.
In realtà appare assai probabile che i Maloisel di Normandia abbiano cercato di trarre profitto da questa apparente omonimia per cercare di accrescere il proprio blasone, ponendo al contempo le basi per eventuali, future rivendicazioni, anche se non si può escludere a priori una possibile lontana parentela tra essi e la famiglia genovese. Una presenza normanna lungo le coste occidentali dell'Africa agli inizi del XIV secolo appare infatti altamente improbabile, mentre invece proprio in questo periodo erano numerosi e attivi i marinai e gli imprenditori genovesi non solo in Spagna e in Portogallo, ma anche nei porti marocchini e, in ispecie, a Ceuta, dove erano presenti da oltre un secolo.
Tra questi figuravano anche i Malocelli, una delle più antiche e nobili famiglie della città. Discesi dalla nobiltà "viscontile" che aveva accompagnato la nascita del Comune, essi avevano sempre preso parte attivamente alla vita economica della città, sicché già nella prima metà del XIII secolo li troviamo presenti tra i mercanti e i banchieri operanti a Siviglia e in generale nella Spagna meridionale, a Lisbona e Ceuta.
Secondo quanto comunemente accettato dalla storiografia, fu proprio su questo ambiente di mercanti e banchieri genovesi che si appoggiò la Corona portoghese per dare inizio allo sviluppo della sua marineria atlantica, necessaria premessa per le esplorazioni geografiche dei secoli successivi. Nel 1317 re Dionigi di Portogallo nominò il genovese Manuele Pessagno ammiraglio maggiore della sua flotta, concedendo amplissimi privilegi non solo a lui e ai suoi discendenti, ma a tutta la comunità genovese che ottenne un proprio quartiere a Lisbona. Sulla scia di Pessagno altri cittadini genovesi vennero assunti al servizio del sovrano lusitano, come maestri d'ascia e piloti.
Uno di questi "sabedores de mar" sarebbe stato, secondo la maggioranza degli storici, il Malocello. Di un personaggio di tal nome sono rimaste però scarsissime tracce negli archivi e nelle biblioteche genovesi, tanto più che nessuno dei numerosi repertori genealogici che trattano della famiglia Malocelli fa menzione di lui o della sua scoperta. Tuttavia, un Lazzarotto Malocelli visse effettivamente negli anni in cui il M. compì la sua impresa. Ne fanno testimonianza tre atti notarili. Nel primo (oggi perduto: cfr. Canale, p. 344), datato 1( apr. 1330, egli era ricordato tra i testimoni di una compravendita; mentre in due atti del 1384 e 1391 (conservati nell'Archivio di Stato di Genova: ibid.) è menzionata una Eliana Fieschi del fu Bartolomeo, "uxorem quondam Lanzaroti Marocelli". Se tali indicazioni si riferissero effettivamente al M., ciò permetterebbe in qualche modo di collocarlo all'interno della genealogia dei Malocelli, quale probabile fratello di quel Pietro, cavaliere e ricco mercante in Inghilterra e nelle Fiandre, nella cui villa presso Genova sarebbe stato avvelenato, nel 1363, il doge Simone Boccanegra durante un pranzo offerto in onore del re di Cipro. Questo ramo della famiglia, originata dai signori di Varazze e Celle (località che ancora oggi vantano l'onore di avere dato i natali al M.), non solo aveva interessi in Portogallo e in Spagna, ma soprattutto intratteneva rapporti personali con Nicoloso da Recco (come testimoniato in un testamento del 1350), che nel 1341 accompagnò il fiorentino Angelino Corbizzi nella prima spedizione ufficiale alle Canarie. Sulle basi di questi esili indizi gli studiosi hanno cercato di delineare una possibile biografia del M., ma senza giungere a conclusioni definitive.
Accettata comunemente la sua origine genovese, si ritiene che sia nato nei primi anni del XIV secolo, trasferendosi ancora giovane in Portogallo, tra i collaboratori di Pessagno. In questo ambiente egli maturò l'impresa che lo condusse alle Canarie, seguendo la rotta che già nel 1291 avevano intrapreso i fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, partiti alla ricerca di una via per le Indie e mai più ritornati. Dopo di allora è probabile che altri occidentali abbiano navigato lungo le coste dell'Africa occidentale, ma prima della spedizione del M. e soprattutto di quella successiva di Angelino Corbizzi e Nicoloso da Recco (1341) dei loro viaggi non è rimasta alcuna testimonianza.
Sulle modalità della scoperta del M. vi è altrettanta incertezza che sulla sua nascita, a cominciare dalla datazione. Scartata quella del 1312, suggerita dai normanni Maloisel, in quanto ritenuta prematura, in un momento in cui il Portogallo (al quale si deve presumibilmente l'organizzazione della spedizione) non aveva ancora mostrato interesse per le esplorazioni lungo la costa africana, si ritiene oggi debba essere collocata durante il regno di Alfonso IV, e più precisamente tra 1325 (quando appare la mappa di Angelino Deporto che non riporta le Canarie) e 1339, anno della carta del Dulcert: probabilmente nel 1336. L'isola che il M. raggiunse nel suo viaggio era detta dagli indigeni Titeroygatra e dal M. prese il nome di Lanzarote, che porta ancora adesso; qui egli eresse un castello, ancora esistente, come si è visto, nel 1402, e le cui rovine sono state forse identificate nella parte sudorientale, nei pressi del vulcano Guanapay. La costruzione di un fortilizio è un sicuro indizio della volontà del M. di costituirsi una base sull'isola, il che presuppone necessariamente che egli vi si sia trattenuto per un certo tempo, tanto da legittimare l'attribuzione del suo nome alla scoperta che, ben presto comunicata ai cartografi europei, fu anche conosciuta come "Malozella" (1374) o "Maloxella" (1385; cfr. Béthencourt, p. II). Difficile dire a che titolo egli ne tenne il governo; una partecipazione diretta del Comune di Genova all'impresa sembra comunque di potersi escludere, se non altro per la tradizionale ostilità genovese a lasciarsi trascinare in simili avventure. Più probabile, invece, che il M. se ne sia insignorito a titolo personale, forse sollecitando un successivo riconoscimento feudale da parte portoghese.
Ciò giustificherebbe la spedizione del 1341, che portò alla scoperta dell'intero arcipelago delle Canarie e alla sua solenne presa di possesso, senza peraltro risolvere del tutto la questione riguardante l'attribuzione della sovranità, a lungo contesa tra Portogallo e Castiglia, fino alla definitiva assegnazione a quest'ultima nel 1479 (trattato di Alcáçovas).
Devono considerarsi quasi del tutto prive di fondamento le ulteriori vicende del M. che, secondo alcuni storici, dopo la sua permanenza alle Canarie sarebbe rientrato in Portogallo per passare quindi al servizio francese. Ritornato in seguito a Lisbona, il 29 giugno 1370 re Fernando I gli avrebbe concesso, in riconoscimento dei servizi prestati, il titolo di capitano di Lanzarote, con il privilegio di popolare l'isola e la vicina La Gomera. Il diploma, la cui autenticità oltretutto è sospetta, è infatti intestato a un "Lanzarote de Franqua", che pare difficile identificare con il Malocello.
Ugualmente incerta deve ritenersi la data di morte, da alcuni indicata nel 1385, quando sarebbe stato ucciso dagli indigeni di Lanzarote; se infatti il M. fosse il Lazzarotto Malocelli ricordato da uno dei due atti notarili rimastici, egli sarebbe morto già l'anno prima.
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