Cialuffi, Lapa
, Figlia di Chiarissimo Cialuffi, discendente da una ricca famiglia di mercanti dell'arte di Calimala, fu seconda moglie di Alighiero II Alighieri, cui si ritiene generasse Francesco e Tana.
Sulla discendenza di L. e sulla sua appartenenza alla famiglia Alighieri il Barbi espresse ampie riserve. " Ma fu Tana figliuola di Lapa? Fu veramente Lapa di Chiarissimo Cialuffi la seconda moglie di Alighiero? Sono questioni che si danno per risolte o per desiderio di simplificazione o per comodo di dimostrazione, ma nient'altro v'è di certo, senonché Alaghiero ebbe due mogli e che D. fu figliuolo dell'una e Francesco dell'altra: dell'origine materna delle sorelle loro niente sappiamo "; e in uno studio più tardo: " Sulla costituzione della famiglia di D., è molta incertezza; a me pare tutt'altro che sicuro che Lapa fosse la seconda moglie di Alighiero. Tornerò altra volta sulla questione ".
Abbiamo alcuni documenti che ci testimoniano il legame fra L. e Francesco Alighieri: questi il 20 dicembre 1312 insieme a " monna Lapa sua madre " aveva venduto a Giotto, Tommaso e Arnoldo del fu Arnoldo Peruzzi, due riquadri di terreno fabbricativo posti fuori della Porta della Badessa nei pressi di S. Pier Maggiore. Questa vendita seguiva un'altra fatta il 10 luglio dello stesso anno dal medesimo Francesco ai fratelli Peruzzi, di terreni fabbricativi in via della Badessa, quindi non distanti dagli altri venduti da Francesco insieme con la madre. Poiché nel punto di Firenze dove si trovavano i beni delle vendite sopradette non esisterono mai beni degli Alighieri, ne ho dedotto che quei terreni facevano parte della dote di monna L. o del suo patrimonio. Inoltre nella divisione patrimoniale tra Francesco e i nipoti Pietro e Iacopo, operata con lodo arbitrale emesso il 16 maggio 1330 dal notaio Lorenzo di Alberto da Villamagna, il primo promise di difendere i beni assegnati ai nipoti da ogni molestia immaginabile, e anche " pro dote seu occasione dotis et instrumenti dotis d. Lapae matris dicti Francisci et f. ol. Chiarissimi Cialuffi et uxoris ol. Alaghierii supradicti ".
Di L., come del resto degli altri familiari più prossimi, non ci rimane testimonianza nelle opere di Dante.
Bibl. - A. Sapori, I libri di commercio dei Peruzzi, Milano 1934, 407-476; M. Barbi, Per un passo dell'epistola all'amico fiorentino, in " Studi d. " II (1920) 130; ID., Un altro figlio di D. ?, ibid. V (1922) 17 n. 1 (entrambi ristampati in Problemi II 305-328, 347-370); Piattoli, Codice 107, 109, 151.