BUONACCORSI, Lapo
Figlio di un Giovanni di Bonaccorso, esercitava la mercatura come fattore della compagnia fiorentina dei Bardi già prima del 1310: Negli anni successivi percorse, con ogni probabilità a Firenze, dove si trovava nel maggio-novembre del 1313, tutta la sua carriera, che lo portò a raggiungere lo stipendio annuo di ben 290 libbre. Ricoprì inoltre la carica di rappresentante di Calimala nella Zecca per l'anno 1326; e nel 1327, ancora per Calimala, fu tra i "consultores" dell'ufficiale di Mercanzia. Ricordato nei documenti come "Lapus Iohannis", o come "Lapus Iohannis Bonaccursi", il B. apparteneva al popolo di S. Felice in Piazza, sestiere d'Oltrarno. Questa sua residenza fa supporre che egli appartenesse al ramo dei Buonaccorsi di Passignano, e che fosse figlio di quel Giovanni che fu priore nel 1304, nel 1309, e nel 1314. Certo è che il B. aveva proprietà in Passignano dove effettuò nel gennaio del 1330, qualche tempo prima di morire, una permuta con la locale celebre badia vallombrosana.
Abbiamo tuttavia notizia di un altro "Lapus Iohannis Bonaccursi", pure fiorentino e mercante, anch'egli attivo nel primo trentennio del sec. XIV. Questo secondo Lapo di Giovanni Buonaccorsi - che nel 1327 rivestì il gonfalonierato su nomina di Roberto d'Angiò, signore di Firenze; che fu, in seguito, tra i Sedici gonfalonieri per l'anno 1328; che ricoprì infine, nel 1329, l'ufficio di priore - non è certamente la stessa persona del B., perché abitava nel sestiere di S. Pietro Scheraggio ed apparteneva al popolo di S. Stefano in Ponte. Esso è da identificarsi piuttosto con quel "Lapus Iohannis" uomo d'affari fiorentino, che agli inizi del secolo trafficava, alle dipendenze della compagnia degli Acciaiuoli, nel Regno di Napoli, dove acquistò nel luglio del 1313 la metà del castello di Casanova, ed ottenne quindi dal re Roberto, nell'agosto del 1315, l'esenzione dalla metà dei suoi obblighi fiscali nei confronti della corona. Questo stesso Lapo di Giovanni ancora a Napoli nel 1320 come agente della compagnia degli Acciaiuoli, concedeva al re un prestito di 333 once d'oro per finanziare l'invio di armati in Calabria. Alcune considerazioni inducono a identificare il gonfaloniere del 1327 con l'agente degli Acciaiuoli attivo nel Regno. Innanzitutto, il fatto che un "Bonaccursus quondam Lapi Iohannis Bonaccursi", abitante con i fratelli Bernardo e Giovanna (sposata a Neri d'Albizzello Buondelmonti) nel sestiere di S. Pietro Scheraggio, ed appartenente al popolo di S. Stefano in Ponte, risulti nel 1346 creditore della compagnia degli Acciaiuoli. Al popolo di S. Stefano in Ponte apparteneva, inoltre, anche uno dei maggiori soci della compagnia degli Acciaiuoli, Giovanni Buonaccorsi, di cui Lapo era probabilmente parente - forse cugino primo, forse addirittura figlio. Infine, la nomina di Lapo a gonfaloniere, voluta da Roberto d'Angiò nel 1327, presuppone che il mercante fiorentino - come del resto i molti altri uomini d'affari favoriti in quel periodo dal nuovo signore - fosse già noto al sovrano angioino per un suo precedente soggiorno napoletano.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Priorista Mariani, IIIe IV; Raccolta Sebregondi, s.v. (nn. 814-815); Dipl. Certosa, 1345 febbr. 24, 1346 genn. 8, 1346 apr. 5; Notarile antecosimiano, B 1950, cc. 10, 81, 89v, 114v, 119v; S. L. Peruzzi, Storia del commercio e dei banchieri di Firenze in tutto il mondo conosciuto dal 1200 al 1345, Firenze 1868, Appendice, p. 13; I. Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronaca, I, 2, Firenze 1880, p. IV; R. Bevere, La signoria di Firenze tenuta da Carlo figlio di re Roberto..., in Archivio storico per le prov. napolet., XXXIV(1909), p. 11; XXXV (1910), p. 10; XXXVI (1911), p. 30; R. Caggese, Roberto d'Angiò e i suoi tempi, Firenze 1922-28, I, p. 576; II, p. 188; A. Sapori, La crisi delle compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926, p. 269; E. Conti, La formazione delle strutture agrarie nel contado fiorentino, I, Roma1965, p. 313