CABALLERO, Largo Francisco
Uomo politico, nato a Madrid il 15 ottobre 1869. Di famiglia umilissima, lavorò fino al 1904 in più fabbriche esercitandovi varî mestieri. Nel 1894 passò dalle organizzazioni sindacali al partito socialista; fu successivamente consigliere municipale di Madrid, deputato provinciale, deputato alle Cortes e consigliere di stato. La sua opposizione gli costò quattro deportazioni: nel 1909, '11, '16, '17. Fondatore, direttore e collaboratore di più giornali socialisti, pubblicò un libro che ebbe a suo tempo vasta risonanza in Spagna, negli ambienti socialisti d'Europa e in parte anche fuori della cerchia marxista: Pasado, presento y futuro de la Unión General de Trabajadores. Dopo la caduta della monarchia fu membro delle Cortes costituenti e anima del movimento estremista: fu l'assertore delle misure più radicali, come l'esilio dei gesuiti, la soppressione degli ordini monastici, l'incameramento dei loro beni, l'interdizione della sepoltura in terreno benedetto, la sentenza di condanna del re colpevole di tradimento, l'espropriazione dei beni dei Grandi di Spagna, la propaganda del terrore per deprimere le popolazioni prima dell'assalto. Nell'ottobre del '34 infiamma le plebi allo sterminio, asserendo che nessuno le chiamerà selvagge, perché nella rivolta tutte le violenze saranno giustificate. Avvenuta la riscossa nazionale del luglio 1936, offre l'aiuto delle sue milizie al governo di Madrid, intimando però al governo stesso di armare senza indugio il popolo per schiacciare la reazione. Dal settembre del 1936 è riuscito per otto mesi (5 settembre 1936-15 maggio 1937) a far trionfare l'estremismo nella Spagna rossa, con la sua nomina a presidente del consiglio (v. spagna: Storia, App.).