LARISSA (gr. Λάρισα; lat. Larissa, Larīsa; A. T., 82-83)
Città della Tessaglia orientale, quasi al centro del nomós omonimo (v. appresso), sulle sponde del Peneo, è centro essenzialmente agricolo; contava 25.861 ab. nel 1928 (13.170 nel 1881). È sede di un vescovato.
Storia. - Una Larissa, sede dei Pelasgi, che non può essere che questa, conosceva già Omero. Quando, sul principio del sec. VI, la Tessaglia appare in piena luce di storia, organicamente costituita in una unità federale, in cui si fondono i quattro cantoni fisici e amministrativi (τετραρχίαι) della Pelasgiotide, Estieotide, Tessaliotide e Acaia Ftiotide; allora alla "guerra sacra" contro Crisa l'esercito dei Tessali fu guidato da Euriloco di Larissa, ταγός, cioè generale con poteri assoluti in guerra e comando sulle tetrarchie. Euriloco apparteneva probabilmente alla casata degli Alevadi (v.) che premineva in Larissa, così come in Crannone gli Scopadi e in Farsalo gli Echecratidi; famiglie tutte orgogliose di tradizioni e segnalate per opere, che pare aspirassero a rendere ereditaria nel proprio seno la carica di ταγός, trasformando la ταγία in regno. Ad Aleva il Rosso, capostipite, discendente di Ercole, la tradizione attribuiva la divisione del territorio larisseo in rioni rustici (κλῆροι) a ciascuno dei quali doveva essere imposto un contributo fisso di cavalieri e di opliti. Innovazione che completava e consolidava l'ordinamento a comune, che faceva della città un piccolo stato per sé costituito e retto; ma che si deve senza dubbio riferire ad epoca più tarda, presumibilmente al periodo di riassestamento posteriore alla sconfitta di Ceresso (570). Nel quale periodo s'inizia anche l'estendersi dell'influenza di Larissa sulla regione perrebica a nord, sulle pendici meridionali dell'Olimpo e dei monti Cambuni.
A mitigare il grave contraccolpo della rotta dei Tessali in Focide (intorno al 500), gli Alevadi accolsero di buon grado l'alleanza persiana, che per il momento rappresentava l'unica via di salvezza, ma che più tardi doveva fruttare loro l'accusa di alto tradimento, una spedizione spartana a scopo punitivo, e l'inimicizia duratura di Sparta. Sparta infatti, ancora alla fine della guerra del Peloponneso, appoggiò il democratizzante partito avverso agli Alevadi, capitanato da Licofrone tiranno di Fere, e col suo appoggio lo rese vittorioso (404); onde mutamenti sensibili nella politica interna: i πολιτοϕύλακες, gli alti magistrati dal nome aristocratico, sostituiti da δημιουργοί. E quando poco dopo l'Alevade Aristippo, con 4000 mercenarî di Ciro il Giovane e con l'aiuto di Archelao re di Macedonia, riusciva a tornare al potere, a Sparta di nuovo si rivolgeva l'invocazione dei democratici oppressi: come ci informa il libello, che va sotto il nome di ‛Ηρώδου περὶ πολιτείας, che oggi quasi concordemente si ritiene fonte contemporanea agli avvenimenti. In Larissa tuttavia continuarono a governare i nobili. E come nei secoli VI e V fattore determinante della politica estera erano stati gli antagonismi fra le famiglie più eminenti di Larissa, di Crannone e di Farsalo, così nel sec. IV fattore determinante è il predominio di Fere. Contro il quale, come già nel 404, di nuovo una seconda e una terza volta gli Alevadi invocano l'aiuto macedone, Alessandro II nel 369, Filippo II nel 352; anticipando così e facilitando quella sottomissione ai re macedoni, che sono fatto compiuto nel 344, con l'elezione di Filippo II ad arconte della lega Tessalica.
Il predominio macedone in Larissa va dal 344 al 196. In questo periodo frammenti di vita comunale ci sono noti da iscrizioni numerose; frequente la concessione di prossenia da parte di Larissa a cittadini stranieri, e da parte di altre città a Larissei, il che ci rivela una vasta rete di relazioni nella Grecia centrale e oltremarina. Ma il documento più importante per la conoscenza della condizione politica della città è dato dalle due lettere di Filippo V di Macedonia ai Larissei; nelle quali, salve appena le forme di un'apparente autonomia, è evidente una quasi incondizionata dipendenza dal re (219 a. C.). Durante la seconda guerra macedonica Larissa fu scelta da Filippo V come base delle operazioni e fu primo ricetto ai Romani vittoriosi a Cinoscefale (197). Fedele a Roma Larissa rimase anche durante la guerra contro Antioco III di Siria (191-90), e di nuovo in quella contro Perseo (171-168). Anche in Larissa, come nella rimanente Grecia, il governo romano favorì il partito antimacedonico dei possidenti; onde la nuova democrazia, instaurata con l'aiuto dei Romani, e della quale Larissa era particolarmente orgogliosa, si risolveva nel fatto in una timocrazia. Per la sua posizione, ond'era conveniente sollecitarne la fedeltà, Larissa fu in special modo favorita dai Romani: capitale della lega dei Tessali, fu sede degli strateghi e del sinedrio.
Di Larissa ci sono conservate numerose iscrizioni dedicatorie del periodo imperiale. La ricca serie delle monete di Larissa comincia in tempo assai antico, prima che per ogni altra città della Tessaglia. E sono di bellezza squisita. Nel periodo del predominio macedone, il diritto di coniazione fu limitato anche per Larissa alle sole monete di rame. Con la liberazione della Grecia sotto Flaminino (196 a. C.), Larissa ricuperò la sua autonomia, e in essa si coniarono le monete della lega Tessalica.
La città passò dal dominio di Roma a quello di Bisanzio. Nel 1082 i Normanni, sbarcati a Durazzo, si spinsero fino a Larissa e vi penetrarono; ma ne furono tosto scacciati da Alessio I. Nella divisione dell'impero d'Oriente, seguita alla conquista latina di Costantinopoli nel 1204, Larissa toccò, con la Tessaglia, al marchese Bonifazio del Monferrato e divenne un feudo. Nel 1230 fu ritolta ai Latini dal dinasta greco Teodoro Comneno e fece parte prima dell'impero di Tessalonica poi del principato della Grande Valacchia (così nel sec. XIV fu chiamata la Tessaglia). Cadde sotto il dominio degli Ottomani nel 1460 e da allora subì l'immigrazione di elementi turchi che giunsero a formare, nel sec. XVIII, la metà della popolazione cittadina. Durante la guerra dell'indipendenza greca fu sede del quartiere generale di ‛Alī pascià. Entrò a far parte del regno di Grecia nel 1882. Da allora le sue condizioni economiche sono rapidamente migliorate.
La provincia di Larissa. - La provincia (nomós), i cui attuali confini risalgono al 1912, dopo l'ingrandimento conseguente alle guerre balcaniche (prima il limite verso la Turchia era segnato dallo Xeriãs), abbraccia il bacino terziario di Larissa, drenato dal basso Peneo (Salambrías) nella sua parte settentrionale, e invaso da acque stagnanti più a S. (L. di Carla, Asmáki), con tutto il cercine montuoso che lo delimita (rovescio dell'Olimpo, Ossa e Pelio), più una larga zona oltre le colline di Mauroboũni, che separano il bacino stesso dal territorio scolante al Golfo di Volo (7568 kmq. con 278.465 ab., ossia 37 per kmq., nel 1928; 243.713 nel 1920). La pianura centrale ha campi di cotone, di cereali (anche mais), vigne e tabacco; una macchia, più che una vera foresta, copre le pendici montuose, dove pure la prevalenza del calcare non le fa del tutto spoglie di alberi. Discrete le risorse minerarie (ligniti, rame, antimonio, cromo, ecc.). Delle sei eparchie (Halmyrós, Volo, Elassón, Larissa, Týrnabos, Farsaglia) che compongono la provincia, la più popolosa (102.827 ab. nel 1928) è quella di Volo; e Volo è anche senza confronto la città più importante, e l'unica che si avvicini ai 50 mila abitanti (47.892 nel 1928).
La conquista greca, determinando un esodo quasi generale della numerosa popolazione turca qui stabilita, produsse, tra il 1910 e il 1920, un regresso demografico, che solo la più recente immigrazione dall'Anatolia è riuscita a compensare. Oltre Larissa (v. sopra) solo Halmyrós (7680) e Týrnabos (7196) superano nella provincia i 5 mila abitanti.
Bibl.: V. Costanzi, Ricerche di storia tessalica, in Rivista di filologia, XXIX, 1901; Saggio di storia tessalica, in Annali delle università toscane, XXVI-XXVII, Pisa 1906; E. Meyer, Theopomps Hellenika, Halle 1909; G. Kip, Thessalische Studien, Halle 1910; A. Ferrabino, Θεσσαλῶν πολιτεία, in Entaphia, Torino 1913; F. Stählin, Das hellenische Thessalien, Stoccarda 1924; U. Kahrstedt, Grundherrschaft, Freistadt und Staat in Thessalien, in Götting. Nachrichten, 1924, p. 128 segg.; A. Philippson, Beiträge zur Morphologie von Griechenland, Stoccarda 1930, p. 66 segg. Per le epigrafi v. Inscript. Grecae, IX, 2, p. 122 segg. Per le monete: Catalogue of Greek Coins, Thessaly; B. V. Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 297 segg. Fondamentale inoltre l'articolo dello Stählin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII (1924), p. 845 segg., con ricca documentazione delle fonti, vasta bibliografia, e una carta topografica della città.