Letterato spagnolo (Madrid 1809 - ivi 1837). Stabilitosi a Madrid nel 1826, dopo una giovinezza travagliata, si affermò nei circoli letterarî della capitale con articoli politici e di costume, amaramente satirici come nella serie de El pobrecito hablador (1832-33) e in seguito con la più matura attività di critico letterario e teatrale, collaborando a diverse riviste (El observador, El español) con lo pseudonimo di Fígaro. Dei suoi articoli, raccolti in Colección de artículos dramáticos, literarios, políticos y de costumbres (5 voll., 1835-37) si ricordano in particolare: Casarse pronto y mal e El castellano riejo, vivaci critiche dei costumi coevi, e Vuelva Usted mañana, dura satira della burocrazia. In essi si riflette, attraverso la mediazione di un gusto sempre vigile e di un'ironia sottile, il passaggio dalle posizioni neoclassiche alla nuova spiritualità romantica, pessimistica e inquieta, anche nell'aderire alle istanze del nascente liberalismo. Queste inquietudini sembrano rispecchiarsi nel tragico epilogo, per suicidio, della sua esistenza, dovuto alla rottura di una relazione sentimentale, di cui si può vedere un riflesso letterario nel romanzo El doncel de don Enrique el doliente (1834) e nel dramma Macías (1834).