WIVALLIUS, Lars
Poeta svedese, nato, pare, a Wivalla presso Örebro, nel 1605. È, accanto a Lucidor, il più vivo poeta del barocco svedese, di cui interpretò - nell'epoca della crescente "Grande Svezia" - l'incontenibile senso dell'individualità e l'indomabile amore dell'avventura. Messo per la via della carriera ecclesiastica, si stancò presto degli studî teologici a Upsala; e, già nel 1625, varcato senza un soldo il Sund, incominciò a girare in lungo e in largo l'Europa,. vivendo alla ventura: fu in Inghilterra, in Olanda, in Francia; e visse a lungo e con predilezione anche in Italia, di scrocco e di espedienti, come dappertutto altrove. Ma quando, tornando nel 1630, credette di poter continuare a fare altrettanto anche nei suoi nordici paesi, e (inventivo com'era, mai a scarso di trovate) si appropriò un bel nome sonante. Erik Gyllenstjerna - credendo di trarre eventualmente giustificazione dal giuoco di parole a cui il nome stesso si prestava (Er icke Gyllenstjerna "non è Gyllenstierna!") -, e quando con quel bel nome e con i suoi modi accaparranti, si conquistò il cuore della nobile madamigella danese Gertrud Grijp di Bjorkeberga, allora - al momento di venire alle fauste nozze - il futuro suocero, per quanto semplicione fosse, volle carte in tavola; e nemmeno valse a placarlo il "fatto compiuto" a cui Wivallius lo mise davanti scappando con la sua bella e contraendo nozze segrete con l'assistenza del parroco di un paese vicino: il nome falso rimaneva; né Wivallius poteva in modo alcuno giustificarlo: accusato di truffa, fu condannato dal giudice danese a morte: riuscì a fuggire in Svezia: ma anche presso i tribunali svedesi il suocero Grijp continuò a perseguitarlo implacabile: dopo un lungo processo con corrispondente carcere preventivo, alla fine fu condannato nel 1634 ad alcuni anni di prigione, che scontò nella fortezza di Kajaneborg in Finlandia. Uscitone nel 1641, la sua fibra era ormai spezzata: campò la vita facendo l'avvocato-paglietta, ora a Wivalla ora a Stoccolma: bonario, cordialone, contento quando poteva permettersi un bicchiere di acquavite.
La sua poesia - che è la prima ad espressione nettamente ed esclusivamente personale nella letteratura svedese - è tutta legata alla grande avventura in cui corse pericolo di perder la vita e perdette la libertà. Ed è appunto la poesia dell'amore alla vita che non è mai così intenso come quando la vita sembra sfuggire: la poesia della natura idillica, ridente, e della vita libera, infinita, contemplate dietro le grate di una prigione. la poesia delle cose che non sono mai tanto belle come quando non: si hanno più. Wivallius la compose per guadagnarsi i suoi giudici; e la sua voce ha tutta la varietà di accenti di chi sente dipendere dall'effetto delle proprie parole la propria vita. Fino a Bellmann la poesia svedese non conobbe accenti di maggiore immediatezza.
Bibl.: H. Schück, Lars W., hans liv och dikter, voll. 2, Stoccolma 1892-95 (il 2° volume contiene l'ediz. delle poesie); id., En äfventyrare, Stoccolma 1918; S. Ek, W. visornas kronologi, ivi 1921.