LASA
. Nome o appellativo di deità muliebri (per quanto una volta il nome sia aggiunto accanto alla figura di un giovane) etrusche, per lo più al seguito della dea etrusca dell'amore, Turan, quali ancelle adornatrici (paragonabili alle Ore e alle Cariti dei Greci), talora peraltro in funzione di dea del parto o di esecutrice del destino, pari alla parca Atropo.
Data l'omonimia con la deità ctonica babilonese Las o Laz, fu supposto un ravvicinamento in questo senso, scientificamente non sostenibile; più probabile è quello col lat. Lares, arc. Lases. Sta a base del nome probabilmente una radice etrusca las-.
Numerose sono le raffigurazioni di L. su specchi - spesso accompagnate da un nome specifico - in pitture tombali, in gruppi funerarî e su urne e sarcofagi. In genere ha aspetto giovanile, è fornita di ali, spesso è nuda, salvo i calzari, adorna con diademi, collane, armille, e tiene in mano qualche oggetto, per lo più d'ornamento muliebre, o un recipiente da profumi. Ma se è in funzione di parca, tiene spesso un rotolo, avvoltolato o dispiegato, o un dittico aperto, iscritto, contenente, evidentemente, le azioni e la sorte del defunto, e assume in epoca tarda (dal secolo III a. C.) anche aspetto senile e demoniaco di furia.
Bibl.: W. Deecke, in Roscher, Lex. d. gr. und röm. Myth., II, ii, col. 1902 seg.; E. Fiesel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, col. 882 seg.