Benedek, Laslo (propr. László)
Regista cinematografico e televisivo ungherese, naturalizzato statunitense, nato a Budapest il 5 marzo 1907 e morto a New York l'11 marzo 1992. Cineasta eclettico, la sua notorietà è legata soprattutto a due titoli: Death of a salesman (1952; Morte di un commesso viaggiatore) e The wild one (1953; Il selvaggio), opera chiave del cinema statunitense degli anni Cinquanta (anche per la suggestiva interpretazione di Marlon Brando), che ha saputo rappresentare l'irrequietezza e le confuse aspettative di alcune fasce giovanili metropolitane insofferenti delle regole.
Dapprima studiò medicina e psichiatria a Vienna, per poi lavorare come aiuto operatore a Berlino negli studi dell'UFA. Fu qui che ebbe inizio il sodalizio con il produttore Joe Pasternak, di cui B. fu operatore e assistente. Con lui si spostò a Vienna nel 1933, poi in Francia, dove lavorò come sceneggiatore, e infine negli Stati Uniti, nel 1937, approdando alla Metro Goldwyn Mayer come montatore. Dopo aver ripreso per alcuni anni l'attività di sceneggiatore in Messico, fece ritorno a Hollywood diventando produttore associato assieme a Pasternak per alcuni musical della MGM. E fu proprio Pasternak a produrre il suo primo film da regista, The kissing bandit (1948; Il bacio del bandito). Poco apprezzato alla sua uscita, si tratta di un musical eccentrico e anomalo che propone un eccellente repertorio di numeri musicali e di canzoni (What's wrong with me?, If I steal a kiss, Señorita e Siesta), una notevole quantità di gag comiche e una ricchezza cromatica antinaturalistica. The kissing bandit sdrammatizza l'improbabile ambientazione messicana, irride i codici narrativi del western, castiga l'aristocrazia e il potere corrotti e ridimensiona l'immagine tradizionale dell'eroe-bandito.Il successo arrivò all'inizio degli anni Cinquanta con Death of a salesman e The wild one, entrambi prodotti dal progressista Stanley Kramer per la Columbia Pictures Corporation. Il primo, grazie a una messa in scena che non risulta condizionata dall'origine teatrale del testo, resta il migliore adattamento cinematografico dell'omonimo dramma di A. Miller, premiato con il Pulitzer, che offrì a Fredric March, Mildred Dunnock e Kevin McCarthy, meritatamente candidati all'Oscar, tre ruoli di grande intensità. L'opinione più diffusa tra la critica è che The wild one sia un film sopravvalutato e modesto sul piano psicologico e su quello sociologico, il cui unico merito è aver spianato la strada a un filone (i film sulle bande di ribelli motociclisti) molto amato negli anni Sessanta dal pubblico giovanile, senza però essere dotato della forza dirompente e dello spirito di ribellione necessari a collocarlo fuori dagli standard hollywoodiani. Infatti nel film prevale un moralismo borghese che impedisce di approfondire la psicologia dei trasgressivi Black Rebels, capeggiati dall'introverso Johnny (Marlon Brando) dal giubbotto di pelle nera, icona di un'intera generazione, e di quelli rimasti fedeli al rivale Chino (Lee Marvin). Affiora comunque un'indubbia consapevolezza del disagio diffuso negli anni Cinquanta tra i giovani statunitensi spontaneamente in fuga dalle istituzioni e da un ordine ipocrita, repressivo e violento, rappresentazione di un universo conflittuale, confuso e senza prospettive che anticipa le problematiche affrontate, nel 1955, dal regista Nicholas Ray in Rebel without a cause.Gli altri film di B., tra cui Port of New York (1949; Il porto di New York), Bengal brigade (1954; I fucilieri del Bengala), gli europei Kinder, Mütter und ein General (1955; All'Est si muore), Recours en grâce (1960; Tra due donne) e The night visitor (1970; L'assassino arriva sempre alle dieci), non riscossero consensi. Tra la fine degli anni Cinquanta e per tutto il decennio successivo, B. scelse di dedicarsi a numerose e fortunate serie televisive (tra le quali Perry Mason, 1957; The untouchables, 1959; Rawhide, 1959; The Alfred Hitchcock hour, 1962; il primo episodio di The fugitive, 1963; Voyage to the bottom of the sea, 1964; Mannix, 1967), concludendo in sordina la carriera di regista nella prima metà degli anni Settanta, per dedicarsi all'insegnamento.