Lasso ! lo dol che più mi dole e serra
Sonetto di Dante da Maiano (schema abba abba; cde edc), l'ultimo della tenzone del ‛ duol d'amore '; in risposta al dantesco Non canoscendo, amico, di cui riprende due rime, una della fronte (-omo) e una della sirma (-orta), oltre a quella in -aggio dei tre primi sonetti della tenzone (saggio: uno dei temi ricorrenti di essa). Soprattutto, però, ne raccoglie le provocazioni tecnicistiche, insistendo anch'esso, oltre che su forme di replicatio e di allitterazione, sulle rime ricche e a volte composte; anzi, su parole-rima, con identità più rigorosa di quanto non avvenga nel sonetto dantesco, e sul giuoco della aequivocatio (serra-como-como-serra, nelle quartine; saggio-porta-chiara, nelle terzine).
Il significato è spesso oscuro, varie le lezioni, le interpunzioni e le spiegazioni degl'interpreti, fra i quali vanno ricordati il Pellegrini, il Crescini, il Santangelo, e quindi il Barbi e il Contini, che non nascondono la loro incertezza su qualche punto. Il sonetto, dopo i complimenti d'uso, chiede all'interlocutore un'ulteriore dimostrazione del fatto che il maggior ‛ duol d'amore ' sia l'amare non riamati, fondata su argomentazioni filosofiche e sentenze di auctores, come in una regolare dimostrazione scolastica. Ma il sonetto responsivo manca. Secondo il Santangelo (che attribuisce il sonetto a D.) proprio questa richiesta, contraria alle convenzioni curiali e retoriche, avrebbe provocato un moto di dispetto del Maianese, inducendolo a troncare la tenzone e a rispondere, in seguito, ironicamente al primo sonetto della Vita Nuova. Cfr. PER PRUOVA DI SAPER COM VALE O QUANTO.
Bibl. - Barbi-Maggini, Rime 168-169; Contini, Rime 15-16; Dante's lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, II Oxford 1967, 16-19; Dante Da Maiano, Rime, a c. di R. Bettarini, Firenze 1969, 161-163.