MOHOLY-NAGY, Laszlo
Moholy-Nagy, László (propr. Ladislaus)
Pittore, scultore, fotografo, regista cinematografico ungherese, nato a Bácsborsod il 20 luglio 1895 e morto a Chicago il 24 novembre 1946. La sua attività di artista d'avanguardia si unì alla vocazione didattica, esplicata dal 1923 al 1928 nell'ambito del Bauhaus, e nel cinema si concretizzò mediante la realizzazione, negli anni Venti e Trenta, di alcuni corto e mediometraggi nei quali le ricerche formali sulla pittura e la fotografia in movimento si coniugano con l'impegno sociale. L'importanza di M.-N. si colloca dunque nell'ambito di quelle ricerche d'avanguardia che, pur operando all'interno dell'innovazione tecnologica, cercavano di immettervi i valori propri della cultura politica socialista. La sua vocazione di pittore si manifestò negli anni della Prima guerra mondiale, durante la convalescenza per una grave ferita riportata al fronte. Entrò così in contatto con gli artisti del gruppo ungherese d'avanguardia Ma (Oggi), che lo spinsero ad abbandonare il realismo espressionista in favore di linee e forme 'pure'. Passò in seguito alla costruzione 'dinamica' del quadro e ai problemi connessi alla 'visione in movimento', attraverso strumenti espressivi quali la fotografia e il cinema. Determinante per la sua formazione fu il periodo passato a Berlino, in cui M.-N. orientò la propria attenzione all'integrazione tra arte e tecnologia, in nome di una visione politica socialista e rivoluzionaria: come per molti altri artisti d'avanguardia, la metropoli costituì per lui una fonte costante di ispirazione, nel cui ambito combattere la battaglia per una nuova visualità, legata all'industria e alla civiltà tecnologica, sentita come coerente alle aspirazioni del proletariato.
Nel 1923 fu chiamato da W. Gropius a lavorare al Bauhaus dove, pur insegnando lavorazione dei metalli, si occupò di ricerche cinetiche, fotografia, teatro e cinema, realizzando anche i cosiddetti fotogrammi, fotografie senza macchina fotografica ottenute lavorando direttamente sulla pellicola, sulla scia di Man Ray. Quasi naturale fu, pertanto, il passaggio al cinema, campo nel quale già esistevano gli esperimenti 'astratti' di Walther Ruttmann, Viking Eggeling e Hans Richter. Nel 1925 pubblicò, in appendice al libro Malerei, Photographie, Film, la sceneggiatura di Dynamik der Grossstadt, scritta nel 1921-22 e uscita per la prima volta nel 1924 sulla rivista "Ma" con il titolo A nagyváros Dinamikája, che non riuscì a portare sullo schermo. La sceneggiatura era composta a stampa in una veste originale, mescolando caratteri tipografici nuovi e fotografie, il tutto inquadrato in un reticolo di linee orizzontali, verticali e oblique che suggeriscono direzioni di movimento. Presentando il testo, lo stesso M.-N. scrive: "L'intento del film Dinamica della metropoli non è quello di insegnare, di moralizzare o di raccontare una storia. Il suo deve essere un effetto visivo, puramente visivo. In questo film i vari elementi visivi non devono necessariamente essere legati fra loro da un nesso logico, tuttavia le loro connessioni fotografiche e visive lo collegano a un vitale contesto associativo di spazio-tempo e rendono lo spettatore attivamente partecipe della dinamica della città" (cit. in László Moholy-Nagy, 1975, p. 184).
Certo è che il film di Ruttmann Berlin. Die Sinfonie der Grossstadt è del 1927, e dunque successivo anche al primo cortometraggio realizzato da M.-N., Berliner Stilleben, (1926), che si caratterizza per lo studio delle strutture formali della città, dell'architettura, di strade e piazze, indagate attraverso il movimento della macchina da presa e la composizione delle inquadrature, coniugata però all'attenzione verso gli elementi di caratterizzazione sociale dei personaggi, colti quasi di sorpresa. Analoga attenzione si riscontra in Impressionen vom alten Marseiller Hafen ‒ Marseille vieux port, girato nel 1929, un anno dopo l'uscita di M.-N. dal Bauhaus. Con la sua cinepresa, l'autore insegue frammenti di vita sociale, mostra i vicoli più poveri, i vecchi, i mendicanti, accanto a giochi raffinati di luci, ombre e riflessi. Questi giochi di luce costituiscono invece tutta la sostanza del successivo Lichtspiel Schwarz-Weiss-Grau (1930), che traduce a livello cinematografico gli effetti ottici e luminosi prodotti da una scultura cinetica concepita dallo stesso autore nel 1922 e realizzata nel 1930. All'interesse e alla curiosità sociale, coniugata alle ricerche formali, si torna con Grossstadt-zigeuner (1932), dedicato al mondo degli zingari accampati ai margini di una grande città, un mondo visto con tutta la partecipazione e la simpatia di un occhio filmico acutissimo. Mentre la situazione politica, in Germania e in Europa, si faceva sempre più difficile, M.-N. continuò la sua attività artistica e girò altri brevi film dedicati all'architettura (uno, del 1933, documenta il congresso d'architettura di Atene), finché non fu chiamato negli Stati Uniti, nel 1938, a dirigere il New Bauhaus di Chicago. Chiuso ben presto questo istituto, che M.-N. dirigeva secondo criteri poco consonanti con un'ottica produttivistica, fondò una propria School of design (dal 1944 Institute of design). Con alcuni studenti di cinema realizzò a Chicago lo scenario Do not disturb ‒ A film poem on the theme "Jealousy", pubblicato postumo in appendice a Vision in motion (1947; trad. it. in László Moholy-Nagy, 1975, pp. 213-16). Tra gli altri suoi scritti si ricorda Von Material zu Architektur (1929).
S. Moholy-Nagy, Moholy-Nagy, experiment in totality, with an introduction by W. Gropius, New York 1950.
M. Verdone, László Moholy-Nagy nella Bauhaus, in "Bianco e nero", 1962, 11, pp. 1-25.
R. Kostelanetz, Moholy-Nagy, New York 1970.
László Moholy-Nagy. Pittura, fotografia, film, a cura di G. Rondolino, Torino 1975.
A. Hans, Moholy-Nagy, Fotos und Fotogramme, München 1978.