LATTANZIO di Niccolò di Liberatore
Di L., figlio del pittore Niccolò di Liberatore, detto l'Alunno, non si conosce la data di nascita, collocabile intorno alla metà del XV secolo a Foligno. Apprese l'arte nella bottega folignate del padre, impresa a conduzione familiare attiva soprattutto nella produzione di tavole d'altare, gonfaloni e cassoni nuziali, dove lavorò nei primi anni con il ruolo di assistente, specializzato nelle cornici e nelle dorature. La prima notizia documentaria che lo riguarda si pone al 1480, quando a Foligno fu nominato priore novello. Doveva avere almeno ventiquattro anni, l'età richiesta per quella carica. Al 1480 risale anche la più antica opera di collaborazione con il padre, la pala d'altare per la chiesa rurale di S. Giovanni Battista a Cannara (nell'odierna provincia di Perugia), consegnata solo nel 1482, con la Madonna, il Bambino e i ss. Giovanni Battista e Sebastiano. Secondo le disposizioni contrattuali Niccolò avrebbe eseguito le teste, le mani delle figure e l'intero s. Sebastiano; mentre a L. spettarono il completamento della pittura, la cornice e l'architrave, ornato da maschere e festoni.
Nel 1491 L. si firmò con il padre - "Nicolaus Fulginas pinxit. Lattantius filius i(n)auravit" - nella predella, con il monogramma di Cristo tra profeti e angeli con cartigli, di una tavola raffigurante la Pietà nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Todi (Foligno, Pinacoteca comunale).
Opera giovanile, dipinta verso il 1490 sotto il diretto influsso del padre, è considerato il S. Michele arcangelo (ibid., dall'oratorio dell'Annunziata). Lo stile della figura, elegante e dalle proporzioni allungate, è vicino a quello del polittico di Nocera Umbra, realizzato da Niccolò nel 1483.
Il ruolo di L. nella bottega divenne decisivo negli anni Novanta. In un codicillo aggiunto al testamento di Niccolò del 1502 è citato il Martirio di s. Bartolomeo (convento di S. Bartolomeo di Marano presso Foligno). L. avrebbe avuto l'obbligo di condurlo a termine, perché a quell'epoca "non ancora perfettamente compiuto" e per la finitura della tavola avrebbe potuto usare liberamente l'oro in foglia, l'azzurro e i colori più preziosi, conservati nella bottega paterna.
La scena del martirio è dipinta in modo estremamente realistico e i personaggi laterali, dalle vesti cangianti, hanno carattere peruginesco. Non si è stabilita con precisione l'entità dell'intervento del giovane L.: le espressioni grottesche e le fisionomie distorte dei personaggi deriverebbero secondo la critica da una sua conoscenza delle xilografie tedesche.
L'intervento di L. in un'opera del padre è stato individuato anche nel polittico per l'altare maggiore della pieve di S. Angelo presso il castello di Bastia Umbra (oggi in S. Croce), firmato da Niccolò (1499). Uno scarto qualitativo si nota nelle figure della predella, non rifinite e grottesche, forse opera di L., ancora con un ruolo secondario nell'esecuzione. Sulla base di riscontri stilistici è considerata opera di collaborazione tra Niccolò e il figlio anche la tavola con le Stimmate di s. Francesco (Foligno, Pinacoteca comunale: dal monastero delle clarisse di S. Lucia di Foligno), dove a L. spetterebbe il paesaggio sul fondo, con città turrite e figurette, che ricorda la predella del polittico di S. Nicolò, ora al Louvre, opera del padre.
Alla produzione tarda della bottega, con un largo intervento di L., risalirebbe anche il S. Rocco (Assisi, Sacro Convento, dalla collezione di Federico Mason Perkins). Il soggetto e le dimensioni ridotte inducono a supporre che fosse un quadretto devozionale di uso privato o l'elemento divisorio di un polittico, destinato a un altare non meglio identificato (Niccolò Alunno in Umbria).
Dopo il tirocinio nella bottega e l'esperienza acquisita al fianco del padre, ai primi del Cinquecento L. era pienamente affermato nell'ambiente artistico umbro.
Nel 1504 richiese i pagamenti per "21 giorni lavorativi trascorsi a Todi", quando ancora era in vita Niccolò, per il tabernacolo della chiesa di S. Maria delle Grazie (oggi S. Filippo) "messo ad oro ed azzurro", e per "il lavoro fatto insieme a suo padre nella cappella di S. Maria, cioè dorature e figure" (Pensi - Comez, p. 63).
Nel 1507 firmò la pala d'altare nell'eremo di S. Maria Giacobbe presso Foligno (oggi nei depositi della diocesi), raffigurante la santa titolare. L'opera, di chiara influenza peruginesca, è il risultato della maturazione stilistica di L., che si allontanò progressivamente dalla maniera del padre, seguendo l'influsso degli artisti perugini del tempo, come Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, e Fiorenzo di Lorenzo.
Gnoli (1923) gli attribuì lo stendardo della Madonna del Soccorso nella chiesa di S. Marina a Castel Ritaldi (1509), che nell'impianto generale risente ancora dell'influsso di Niccolò, mentre il paesaggio ricorda la maniera del Pinturicchio. Nell'iconografia desueta, ma già presente nel repertorio di Niccolò, compaiono delle varianti significative rispetto alla tradizione: la Vergine tiene in mano il flagello dei disciplinati, e nella parte inferiore, al di sotto dei suoi piedi, compare la culla di un bambino.
I documenti consentono di seguire solo in parte lo sviluppo della carriera artistica di L. nel secondo decennio del secolo.
Nel 1510 fu pagato per due angeli intagliati e dipinti in legno per la basilica di S. Francesco di Assisi. La bottega di Niccolò si era specializzata nella produzione di questi manufatti, che venivano appesi a delle corde per addobbare la chiesa durante le principali feste liturgiche. Tra gli esempi superstiti la coppia di angeli conservata nel Museo della Porziuncola ad Assisi, eseguita nell'ambito della bottega di Niccolò: a L. ne è attribuito uno, piuttosto rigido nei lineamenti e nella capigliatura. I due angeli portaceri, conservati nel Museo arcivescovile di Spoleto, provvisti di una base che consentiva loro di poggiare sopra un altare, hanno uno stile ancora arido, ma sono ricchi di ornamenti e probabilmente successivi alla morte di Niccolò (Todini; Lunghi, 1994).
Nel 1523 L. firmò una tela con un Angelo Gabriele dipinto nella maniera del Pinturicchio da un lato, e uno disegnato dall'altro, per la piccola chiesa dell'Annunziata di Foligno, poi trasferita in Pinacoteca, da dove è stata rubata negli anni Ottanta del XX secolo.
Nella Pinacoteca di Foligno si conservano anche una Madonna adorante il Bambino, dalla collezione Lazzaroni di Parigi, recentemente donata dalla Cassa di risparmio di Foligno e ritenuta opera di collaborazione tra padre e figlio, e l'affresco raffigurante S. Agostino in adorazione, staccato dal cortile dell'ex monastero di S. Margherita e attribuito a L., non oltre il 1515, sotto l'influsso del Pinturicchio.
Un codice seicentesco documenta inoltre l'esistenza di due opere dipinte andate disperse per la chiesa folignate di S. Agostino: la Nostra Donna del Soccorso (in sacrestia fino al 1872) e una Pietà, da identificarsi forse con la tela, citata nel testamento di Niccolò, che doveva ornare il nuovo altare della chiesa (Faloci-Pulignani).
È inoltre ampiamente documentata la partecipazione di L. alla vita politica di Foligno, dopo l'acquisto di una casa nel 1509 (Rossi).
Nel 1514 era uno dei cento membri del Consiglio della città e l'anno seguente ricoprì le cariche di consigliere del Comune e di console della Compagnia della Croce; fu di nuovo nominato consigliere nel 1516 e nel 1517. Partecipò anche ai lavori pubblici della città: nel 1514 fu consultato intorno alla costruzione del duomo e tra il 1526 e il 1527 fu responsabile della costruzione del ponte di S. Manno. A quell'anno risale l'ultima notizia a lui relativa.
Di L. non si conoscono il luogo e la data di morte.
Fonti e Bibl.: A. Rossi, I pittori di Foligno nel secolo d'oro delle arti italiane, in Giornale d'erudizione artistica, I (1872), pp. 287-290; S. Frenfanelli Cibo, Niccolò Alunno e la scuola umbra, Roma 1872, p. 164; M. Faloci-Pulignani, Dell'eremo di S. Maria Giacobbe, Foligno 1880, pp. 30 s.; U. Gnoli, L'arte umbra alla mostra di Perugia, Bergamo 1908, pp. 37 s.; G. Cristofani, Appunti critici sulla scuola folignate, in Bollettino d'arte, V (1911), 3-4, p. 103; G. Pensi - A. Comez, Todi: guida per i forestieri, Todi 1912, pp. 39 s., 61, 63; J.A. Crowe - G.B. Cavalcaselle, A history of painting in Italy, V, London 1914, pp. 243 s.; U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 181 s.; A. Messini, L'eremo di S. Maria Giacobbe presso Pale di Foligno, Foligno 1940, pp. 20 s.; F. Pertusi Pucci, Il santuario di S. Maria Giacobbe presso Pale in territorio di Foligno, in Rivista dell'Istituto nazionale d'archeologia e storia dell'arte, s. 3, IV (1981), pp. 249 s.; M. Sensi, Ricerche d'archivio. Nuovi documenti per Niccolò di Liberatore detto l'Alunno, in Paragone, XXXIII (1982), 389, pp. 81 s.; E. Lunghi - F. Todini, Niccolò di Liberatore detto l'Alunno, Spoleto 1987, pp. n.n.; F. Todini, La pittura umbra. Dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, p. 94; Niccolò Alunno in Umbria, a cura di E. Lunghi, Assisi 1993, pp. 27 s., 37 s., 86 s., 94 s., 100 s., 104-109; E. Lunghi, Niccolò Alunno e gli scultori del suo tempo, in Bollettino storico della città di Foligno, XVIII (1994), pp. 140-142; A.M. Menichelli, "Da luoghi diversi della città". Restauri di opere d'arte della Pinacoteca comunale di Foligno, ibid., XIX (1995), pp. 198-207; Pittura a Foligno 1439-1502, a cura di B. Toscano, Foligno 2000, pp. 124, 206-208; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, pp. 426 s.