Morante, Laura
Attrice cinematografica, nata a Santa Fiora (Grosseto) il 21 agosto 1956. Affermatasi sin dagli anni Ottanta nel campo del cinema sia italiano sia internazionale, scegliendo con rigore i ruoli sostenuti e affidandosi a registi di grande maturità espressiva e dallo stile particolarmente definito, si è imposta per la sua sensibilità interpretativa cui conferisce ulteriore forza la profondità dello sguardo, che lascia immaginare un carattere inquieto, passionale e austero a un tempo. Nel 2001 la sua interpretazione in La stanza del figlio di Nanni Moretti è stata premiata con il conferimento di un David di Donatello e di un Nastro d'argento.
Dedicatasi inizialmente alla danza classica, ha debuttato non ancora ventenne a teatro in S.A.D.E diretta da Carmelo Bene, regista con cui avrebbe lavorato anche successivamente, in televisione oltre che in teatro. Nel 1980 ha esordito nel cinema con il drammatico Oggetti smarriti, per la regia di Giuseppe Bertolucci, nell'arduo seppur marginale ruolo di Sara, una tossicodipendente che si prostituisce nei pressi della stazione di Milano. Del 1981 è La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci, dove l'attrice impersona una sfuggente ed enigmatica studentessa, fidanzata con il figlio del protagonista, dal cui rapimento prende l'avvio la vicenda del film. Risale allo stesso anno l'incontro con Moretti che, nel dirigerla in alcuni film di grande spessore e destinati a darle la notorietà, ha costruito intorno all'avvenente naturalezza della M. personaggi fragili e intensi, oggetto di attrazione mentale prima ancora che sensuale. In Sogni d'oro (1981) è Silvia, l'inarrivabile ideale amoroso del giovane e intransigente regista Michele Apicella, alter ego di Moretti. In Bianca (1984) è nuovamente oggetto delle ossessive attenzioni del protagonista (Moretti, interprete e regista del film), un nevrotico professore di matematica, sospettato di omicidio, con cui Bianca (la M.) vive una difficile storia d'amore. Nel frattempo, diretta da Gianni Amelio, ha lavorato in Colpire al cuore (1982), film che affronta senza riduttive semplificazioni la difficile tematica del terrorismo; per lo stesso regista nel 1989 avrebbe sostenuto la parte della moglie di Enrico Fermi in I ragazzi di via Panisperna. Trasferitasi a Parigi alla metà degli anni Ottanta, si è costantemente divisa tra impegni cinematografici e teatrali lavorando sia all'estero, soprattutto in Francia, sia in Italia, dove spesso ha recitato anche in film per la televisione, come Ivanov (1982) di Franco Giraldi, Notti e nebbie (1983) di Marco Tullio Giordana, e nello sceneggiato La famiglia Ricordi (1995) di Mauro Bolognini.Con Turné (1990) di Gabriele Salvatores ha dimostrato di sapersi misurare anche con ruoli non drammatici, interpretando Vittoria, la svagata speaker radiofonica contesa tra due amici (Fabrizio Bentivoglio e Diego Abatantuono). Nel 1996 ha recitato la parte della fragile e sensibile compagna di un impegnato e inquieto giornalista di sinistra (Silvio Orlando) in Ferie d'agosto, commedia corale di Paolo Virzì che racconta divisioni politico-culturali e disagi esistenziali degli italiani in vacanza; l'anno successivo è stata la madre della protagonista in Marianna Ucrìa di Roberto Faenza, film tratto dal romanzo di D. Maraini e ambientato nella Sicilia settecentesca. Anche se proprio dagli anni Novanta ha avuto occasione di mostrare le sue doti di attrice brillante (confermate, per es., in Liberate i pesci, 2000, di Cristina Comencini), ha comunque continuato a offrire interpretazioni particolarmente intense in ruoli venati di turbamenti e inquietudini. Nel 1998, infatti, è stata Begoña, una sociologa dal passato doloroso morbosamente ossessionata dal sesso, in La mirada del otro (Lo sguardo dell'altro) di Vicente Aranda, e poi Anita, una moglie infelice che nel giorno del suo anniversario di matrimonio ha una violenta lite con il marito, in L'anniversario di Mario Orfini. Negli stessi anni la M. ha continuato la sua attività teatrale, diretta, per es., da Mario Monicelli in Le relazioni pericolose (1994) e da Benno Besson in Moi (1996). Dopo essere tornata a recitare per Moretti in La stanza del figlio, rendendo con intensità la sofferenza di una madre lacerata dalla morte del figlio, nel 2002 ha partecipato a The dancer upstairs (Danza di sangue), esordio registico di John Malkovich, a Un viaggio chiamato amore di Michele Placido, nella parte di Sibilla Aleramo, e l'anno successivo a Ricordati di me di Gabriele Muccino, nel ruolo, reso con una recitazione insolitamente sopra le righe, di una moglie insoddisfatta e tradita.