MANCINI, Laura Vittoria
Nacque a Roma nel 1635, prima figlia di Lorenzo e di Geronima Mazzarino, sorella del futuro cardinale Giulio. Contrariamente a quanto sostennero in Francia gli oppositori di Mazzarino, la famiglia della M. apparteneva all'antica nobiltà civica romana e, pur non possedendo feudi, godeva di un qualche rilievo sulla scena politica locale. Il padre della M., oltre a ricoprire alcune cariche amministrative minori, si segnalò come animatore di accademie letterarie, che si tenevano nel palazzo Mancini al Corso, mentre lo zio della M., Francesco Maria, avviò una promettente carriera ecclesiastica giunta nel 1660 al cardinalato.
La M. trascorse l'infanzia a Roma; nel 1648 fu invitata a trasferirsi in Francia insieme con i fratelli Paolo e Olimpia e la cugina Anna Maria Martinozzi, figlia di un'altra sorella di Mazzarino.
L'arrivo in Francia coincise con una fase di sommovimenti politici che minacciavano di travolgere lo stesso Mazzarino. Gli anni dell'adolescenza della M. furono dunque alquanto turbolenti. Lo zio intendeva utilizzare le sue nipoti per stringere alleanza con famiglie dell'alta nobiltà e consolidare la sua posizione politica, ma per alcuni anni questa prospettiva si rivelò illusoria.
Nel 1648 Mazzarino avviò trattative per un matrimonio tra la M. e Louis Charles de la Vallette, conte di Candale, ma i negoziati non si conclusero. Nel frattempo, la situazione politica precipitava. Nell'estate del 1648 Mazzarino dovette affrontare una prima rivolta di Parigi, che aprì la guerra della Fronda e costrinse la corte ad abbandonare la città per ritirarsi a Saint-Germain. La M. fu separata dallo zio e fu affidata, insieme con i suoi fratelli, alle religiose del convento di Val-de-Grâce, e poté sfuggire senza grandi difficoltà all'odio popolare contro Mazzarino, pur essendo oggetto, come le altre mazarinettes, di irriverenti libelli.
Nell'estate del 1649 una precaria pacificazione consentì ai sovrani di rientrare in città e fu possibile per il cardinale riavviare progetti matrimoniali. Già dalla primavera di quell'anno Mazzarino aveva iniziato trattative per un matrimonio della M. con Luigi di Borbone, duca di Mercoeur, nipote di Enrico IV (del ramo bastardo dei Bourbon-Vendôme) e figlio di César, duca di Vendôme e celebre condottiero. Era un progetto a cui il cardinale attribuiva un rilevante significato politico. Mazzarino, infatti, sperava che il matrimonio avrebbe consentito di stabilire buoni rapporti con il fratello del duca di Mercoeur, François, duca di Beaufort, un suo antico oppositore che godeva di tale potere a Parigi da essere conosciuto come "le roi des Halles", indebolendo il fronte dei suoi nemici.
Nell'estate 1649 i preparativi erano già a buon punto e si progettava di celebrare lo sposalizio il 19 settembre, quando l'evoluzione delle vicende politiche impose un repentino arresto al progetto di Mazzarino. Il 14 settembre, infatti, Louis (II) de Bourbon principe di Condé rifiutò di approvare il matrimonio che, per essere valido, avrebbe dovuto essere sottoscritto da tutti i principi del sangue, e impose al cardinale una cocente umiliazione, obbligandolo a sottoporgli ogni ulteriore progetto di nomine e di matrimoni.
Nel corso del 1650 la situazione peggiorò ulteriormente. Anna d'Austria e Mazzarino ordinarono l'arresto di Louis de Condé e di suo fratello Armand de Bourbon, principe di Conti. Questa mossa favorì il compattamento di un vasto fronte aristocratico antimazzariniano (la cosiddetta Fronda dei principi), capeggiato dallo zio del re, Gaston d'Orléans. All'inizio di febbraio 1651 Mazzarino dovette fuggire precipitosamente da Parigi, mentre la regina Anna e il giovane Luigi XIV rimanevano in città, in ostaggio dei frondisti, e il Parlamento di Parigi votava un decreto con cui comminava l'esilio al ministro e a tutta la sua famiglia. Anche le nipoti del cardinale furono dunque costrette a lasciare la capitale e lo raggiunsero a Péronne. Di qui i fuggitivi mossero verso l'Argonne e furono accolti a Clermont dal maresciallo Henri de Senneterre de La Ferté. In seguito la M. si stabilì a Sedan e poi a Brühl, presso Colonia, dove Mazzarino fissò per molti mesi la sua residenza.
In questo periodo di declinante fortuna di Mazzarino, il progettato matrimonio della M. con il duca di Mercoeur non scomparve dall'agenda politica. Anzi, Mazzarino cercò di accelerarne la conclusione, al fine di dividere i suoi oppositori, e rifiutò di rinviare in Italia le sue nipoti, lasciando per il momento cadere una proposta del cardinale Francesco Barberini. Sulla sorte della M. si intrecciavano le notizie più disparate. Nella primavera del 1651, Dubuisson-Aubenay riteneva certi "le mariage et grossesse de la demoiselle de Mancini" (Journal, p. 59), ma in realtà non si sapeva nemmeno dove la ragazza si trovasse. Alcuni ritenevano che fosse a Parigi, nascosta in qualche casa religiosa, altri a Sedan, non lontano dal luogo di esilio dello zio. Finalmente, in luglio, il duca di Mercoeur, smentendo la sua appartenenza al partito frondista, raggiunse la M. a Brühl e la sposò segretamente, ma con il consenso del re, della regina e perfino di Gaston d'Orléans, che in seguito pretese di averlo revocato.
Il 7 ag. 1651 il marito della M. dovette giustificarsi di fronte al Parlamento di Parigi. Le sue spiegazioni, costellate di mezze ammissioni, apparvero ridicole a molti contemporanei, come Paul de Gondi, cardinale di Retz, e Mademoiselle de Montpensier Anne-Marie-Louise d'Orléans, che ricordarono l'episodio nelle loro memorie. Il Parlamento chiese la presentazione degli atti originali del matrimonio per procedere, se necessario, a qualche misura punitiva. Di fronte a una situazione che appariva foriera di rischi, a causa delle disposizioni in vigore contro i parenti di Mazzarino, il Mercoeur decise allora di rendersi irreperibile.
Le divisioni tra i frondisti stavano aprendo ormai la strada alla vittoria di Mazzarino. Nel febbraio 1652, mentre il cardinale preparava il suo rientro, la M. poté tornare presso il re e la regina, che erano riusciti a uscire da Parigi. Ma le turbolenze politiche non erano ancora finite e anche i Mancini dovettero subire la loro parte di lutti. Il 2 luglio 1652 le truppe reali, comandate da Henry de la Tour d'Auvergne visconte di Turenne, si scontrarono con quelle del principe di Condé nei pressi della porta St-Antoine. Il combattimento fu sanguinoso e incerto, anche se alla fine le truppe di Condé furono costrette a ripiegare entro le mura della capitale. Tra i numerosi caduti si trovava il fratello della M., Paolo, appena quindicenne e molto amato da Mazzarino.
Nei mesi successivi la Fronda fu sconfitta. Nell'autunno del 1652 la M. rientrò a Parigi, insieme con i suoi fratelli, e fu alloggiata al Louvre, che Anna d'Austria e Luigi XIV avevano scelto come residenza in alternativa al meno protetto Palais-Royal. Poco dopo, il 9 febbr. 1653 anche Mazzarino poté rientrare trionfalmente a Parigi.
Caso molto raro tra le nipoti di Mazzarino, il matrimonio della M. con il duca di Mercoeur, per quanto breve, fu felice. Con il ritorno di Mazzarino al potere e la sconfitta della Fronda, il duca di Mercouer ottenne il governo della Provenza e domò gli ultimi strascichi delle rivolte nella regione del Périgord (1653). In seguito, ebbe il comando di un corpo di spedizione francese nell'Italia settentrionale, dimostrandosi soldato valoroso e capace. La M., da parte sua, assecondò le aspirazioni del marito con discrezione e sagacia, come testimoniano alcune sue lettere a Mazzarino, nelle quali la M. trattò con lo zio la cessione del governo di Provenza al duca di Mercoeur. Anche i rapporti della M. con il suocero, César de Vendôme, furono buoni e contribuirono al rafforzamento politico dei Bourbon-Vendôme, dopo i colpi che questa famiglia aveva subito durante il ministero di Richelieu e nelle prime fasi del governo di Mazzarino.
In diverse occasioni, la M. accompagnò il marito nel governatorato, ma non lo seguì nelle spedizioni militari e rimase prevalentemente a corte, segnalandosi, unica fra le sorelle, per la sua devozione, ma non sottraendosi alla vita mondana. Nacquero, nel frattempo, i primi figli della M., Louis-Joseph (1653-1712) e Philippe (1655-1727), detto il gran priore, che in seguito avrebbero seguito una brillante carriera militare.
Nel corso del 1653 la M. visse per parecchi mesi ad Aix, di cui suo marito era governatore, e vi accolse le più giovani sorelle Maria e Ortensia, giunte in Francia insieme con la madre, istruendole negli usi della corte francese. All'inizio del 1654 fece ritorno a Parigi, dove assunse un ruolo di qualche spicco nel mondo aristocratico della capitale. Il giovane Luigi XIV nutriva per lei una profonda amicizia, tanto che in alcune occasioni le rese onori superiori al suo rango, che crearono qualche piccolo incidente a corte. Al contrario di quanto accadde con le sorelle Olimpia e Maria, l'amicizia del sovrano per la M. non si colorò tuttavia mai di venature amorose e la M. continuò a godere di una fama di virtù che sopravvisse anche alla sua immatura morte.
La M. visse dolorosamente la morte della madre, avvenuta nel dicembre 1656; poco dopo la nascita del suo terzo figlio, Jules César, che morì in giovane età, si ammalò. Inizialmente, il suo stato fu ritenuto non grave, ma nel giro di pochi giorni le sue condizioni di salute peggiorarono in una paralisi. Iniziò così una penosa agonia che si trascinò fino all'inizio di febbraio del 1657, quando la M. morì a Parigi. La sua fine fu descritta con accenti toccanti da D. de Cosnac, arcivescovo di Aix, che frequentava assiduamente il palazzo de Mercoeur.
La morte della M. addolorò profondamente Mazzarino e colpì molto i contemporanei. Saint-Simon, a distanza di anni, la rievocò, contrapponendo alla malinconica figura della M. quella delle sue più giovani e sconsiderate sorelle, e anche una antimazzariniana come Mademoiselle de Montpensier ricordò con delicatezza la morte della ancora "belle et jeune Mancini" (Mémoires, III, p. 26). Dopo la morte della M., il marito prese gli ordini e, nel 1667, fu nominato cardinale.
Fonti e Bibl.: F. de Motteville, Mémoires..., in Collection des mémoires relatifs à l'histoire de France, a cura di C.B. Petitot, XXXIX, Paris 1824, pp. 370 s.; L.-F.-S. de La Rochefoucauld, Mémoires, ibid., LII, ibid. 1826, p. 10; D. de Cosnac, Mémoires, a cura di J. de Cosnac, I, Paris 1852, pp. 240, 252-255; A.-M.-L. Montpensier duchesse d'Orléans, Mémoires, a cura di A. Chéruel, Paris 1858-59, ad ind.; Ph. de Villers, Journal d'un voyage à Paris en 1657-1658, Paris 1862, pp. 56 s.; F.-N.-B. Dubuisson-Aubenay, Journal des guerres civiles, a cura di G. Saige, Paris 1885, II, ad ind.; Lettres du cardinal Mazarin pendant son ministère, a cura di A. Chéruel, Paris 1890, VI, pp. 53-55, 482; L. de Rouvroy, duc de Saint-Simon, Mémoires, XIII, a cura di A. Boislisle, Paris 1897, pp. 104 s.; F.-A. d'Estrées, Mémoires..., a cura di P. Bonnefon, Paris 1910, pp. 270, 290; J.-B. Primi Visconti, Memorie d'un avventuriero alla corte di Luigi XIV, Roma 1945, p. 105; J.-F.-P. de Gondi, card. de Retz, Mémoires, a cura di M. Allem, Paris 1956, ad ind.; O. Mancini - M. Mancini, Mémoires, a cura di G. Doscot, Paris 1987, ad ind.; A. Renée, Les nièces de Mazarin, Paris 1856, pp. 95-106; L. Perey [L. Herpin], Le roman du grand roi. Louis XIV et Marie Mancini, Paris 1894, pp. 9-12, 26, 36, 45, 52, 59; P. Robiquet, Le coeur d'une reine. Anne d'Autriche, Louis XIII et Mazarin, Paris 1912, p. 124; Mazarin, a cura di G. Mongrédien, Paris 1959, ad ind.; P. Goubert, Mazzarino, Milano 1992, ad ind.; C. Dulong, Marie Mancini, Paris 2002, ad indicem.