LAURA
. Il termine greco λαύρα significò da principio un passaggio o sentiero angusto, e più tardi un dato quartiere di piccola città, di solito recinto da palizzata. Di qui il termine passò a designare colonie di monaci (vedi monachismo), che menavano vita semieremitica in luoghi deserti, e che per difendere la loro colonia da improvvise razzie di beduini o da animali selvaggi proteggevano la loro colonia con una palizzata o altro recinto. In Alessandria il termine designò anche i principali gruppi della cristianità locale distribuiti attorno alle principali chiese; ma in seguito il termine divenne praticamente sinonimo di monastero ampio e popolato.
Le prime laure apparvero in Palestina, e ivi il termine divenne abituale; tuttavia l'istituto della laura si diffuse anche fuori, in Siria, Mesopotamia, Gallia e Italia. Le più antiche laure di Palestina sono attribuite a S. Caritone che fiorì prima del 350: egli fondò la laura di Faran a NE. di Gerusalemme e quella di Duka presso Gerico. Altre laure furono fondate in Palestina da S. Saba, originario di Cappadocia, che fiorì nella seconda metà del sec. V; porta ancora il nome di lui il noto monastero di Mar Saba, nella valle del Cedron presso Gerusalemme, che fu chiamato anche la "Grande Laura". Col tempo le laure si moltiplicarono, anche in Egitto, e nel sec. VI già raggiungevano il centinaio. Speciale importanza ebbero le "Grandi Laure" del M. Athos (v.) e del M. Sinai.
Nelle laure, da principio, i monaci vivevano raggruppati attorno a un anacoreta di particolare fama, ma indipendenti fra loro; si riunivano nella chiesa comune la domenica per la celebrazione dell'eucaristia. Più tardi invece s'introdusse sempre più il tipo di vita cenobitico che trasformò man mano le laure in veri monasteri.