BAÏF, Lazare de
Padre del precedente, morì il 10 novembre 1547. Grande umanista e, col Budé, uno dei più alti rappresentanti in Francia dell'umanesimo italiano. Dottissimo conoscitore del latino e del greco, che aveva imparato dal Musuro, amico e corrispondente del Bembo, del Sadoleto, dell'Aleandro, di Erasmo, del Budé, di Giovanni Lascaris e degli Estienne, fu "la gran luce dell'erudizione francese del suo tempo". Nel giugno del 1529 Francesco I lo nominò ambasciatore a Venezia, dove, più che agli affari politici, attese a trovar materiali per la vasta opera De re navali. Nel maggio del 1540, ritornato dall'ambasceria di Venezia dopo cinque anni, fu inviato straordinario in Germania, a Hagenau, per controversie religiose con i protestanti; indi in Romania, e vi ebbe compagni il Ronsard e Carlo Estienne, suo medico. L'opera sua, volta a risuscitare il mondo classico e diffonderne la conoscenza è rappresentata dal De re vestiaria (1526), dal De vasculis (1531), dal De re navali (1537). Tradusse in volgare l'Elettra di Sofocle (1836) e l'Ecuba di Euripide (1544).
Bibl.: L. Pinvert, Lazare de Baïf, Parigi 1900.