CARNOT, Lazare-Nicolas-Marguerite
Generale, uomo politico e matematico, nato a Nolay (Cote-d'Or) il 13 maggio 1753, morto a Magdeburgo il 3 agosto 1823. Nel 1771 entrò nella scuola di Mézières, come sottotenente allievo del genio. Le cure del servizio subalterno non gl'impedirono di approfondirsi nelle scienze esatte, e di pubblicare la sua prima opera: Essai sur les machines en général (Digione 1784), scoprendo e precisando in forma matematica, come nelle macchine "ogni cambiamento brusco di velocità generi una equivalente e determinata perdita di forza viva" (teorema di Carnot). Dotato di profonda cultura e di grande elevatezza d'animo, capitano nel 1783, il C. aveva, nel 1784, ottenuto dall'accademia di Digione il primo premio per un elogio del grande Vauban, di cui si era fatto il proprio ideale di eroe e di cittadino: era destinato a pareggiarlo nell'ardore della passione patriottica e a superarlo nell'importanza dei servigi resi al paese, pur rimanendogli inferiore nella larghezza del pensiero politico. Ma proprio questo elogio del Vauban (Digione 1784) aveva procurato al C. vive polemiche con le gerarchie superiori del corpo reale del genio, e il C. si vide relegare per questo nel Castello di Béthune; donde indirizzò all'Assemblea nazionale una protesta intitolata: Réclamation contre le régime oppressif sous lequel est gouverné le corps du génie (Parigi 1789). Liberato dalla prigionia per l'intervento del ministro Puységur, presentò poco dopo una memoria all'Assemblea nazionale per il risanamento delle finanze.
Datosi con entusiasmo alla causa della rivoluzione, la servì, come deputato per il Pas-de-Calais, con inalterabile fede e con assoluto disinteresse personale, prima nell'Assemblea legislativa, poi nella Convenzione, infine nel Consiglio degli Anziani. Ma assai più che nei dibattiti pubblici e nella lotta delle fazioni, la sua azione si svolse nel silenzio e nella tranquilla operosità dei comitati, dove la sua singolarissima competenza tecnica nell'amministrazione militare e nella preparazione dei piani di guerra lo impose ad amici e ad avversarî, e lo rese indispensabile. Non appena rieletto alla Convenzione (1792) ricevette l'incarico di mettere in istato di difesa le frontiere dei Pirenei, del nord e delle Ardenne, e fece adottare dal potere esecutivo un provvedimento per l'invio di 82 commissarî, scelti fra i membri dell'Assemblea elettiva, per far propaganda nelle provincie sulla necessità di maggiori arruolamenti per l'esercito: egli stesso fu uno dei commissarî prescelti. Di tendenze giacobine, aveva votato la morte di Luigi XVI. A quarant'anni, nel pieno vigore delle sue forze, entrò, il 14 agosto 1793, poco dopo che ne era uscito Danton, nel Comitato di salute pubblica dell'anno II, che governò la Francia dal 10 luglio 1793 al 27 luglio 1794 e che era dominato politicamente da Robespierre: il Comitato del Terrore. Ma vi entrò, non come amico di Robespierre e dei terroristi, bensì perché la sua presenza era reclamata dalle tragiche condizioni della repubblica, sconfitta e minacciata d'invasione. Carnot si sacrificò alla difesa del paese e alla rivincita. Si rinserrò nel proprio compito tecnico e impose, come uno stoico dovere della propria carica, silenzio ai proprî sentimenti di libertà e di giustizia, lavorando sedici ore al giorno e chiudendo l'orecchio a tutto ciò che si faceva fuori del suo ufficio. Lasciò che i terroristi ghigliottinassero, purché permettessero a lui di difendere la Franc5a e di prendere quei provvedimenti che la conducessero alla vittoria: fece così decretare la costituzione dell'armata rivoluzionaria di Parigi, la requisizione di tutte le materie prime occorrenti alla fabbricazione delle polveri, la destituzione degli amministratori degli stabilimenti che non si erano prestati a fornire materiali guerreschi. Nell'ottobre del 1793 disegnò e diresse, insieme col Jourdan, le operazioni di campagna per sbloccare Maubeuge, investita dal principe di Coburgo. Rientrato a Parigi, riprese con lena l'opera di organizzatore, improvvisando ben quattordici armate, complete di quadri, compresi i generali; diresse anche le operazioni interne contro i Vandeani e la vittoriosa campagna di Fleurus (giugno 1794). Visse così quasi un anno a fianco di Robespierre, esecrandolo come un tiranno, ed essendone a malincuore tollerato, sino a che le sorti della guerra lo rendessero insostituibile, e destinato alla ghigliottina al primo rovescio delle armi repubblicane. La rivoluzione parlamentare del 9 termidoro, a cui egli non fu estraneo, lo liberò dall'odiosa solidarietà, lasciandolo nel Comitato di salute pubblica.
Nel marzo del 1795 uscì volontariamente dal Comitato di salute pubblica. Quando la Convenzione cedette il posto al nuovo parlamento (Consigli degli Anziani e dei Cinquecento), il C., eletto da 14 dipartimenti, entrò, il 14 novembre 1795, nel Direttorio, essendo di nuovo incaricato di dirigere gli affari della guerra. Ebbe il merito di riconoscere il genio del giovane Bonaparte e di concordare con lui il piano di massima della campagna d'Italia. Ma urtò la gelosia di alcuni colleghi, e specialmente del Barras, e ne pagò il fio durante il colpo di forza del 18 fruttidoro (4 settembre 1796), quando fu, sotto accusa di moderatismo, arrestato e condannato alla deportazione nella Guyana, cui si sottrasse fuggendo in Germania, dove scrisse e pubblicò (aprile 1798) la propria difesa.
Dopo il 18 brumaio, Bonaparte, primo console, lo richiamò in Francia. Eletto al senato, fu poi ministro della Guerra, ma non tardò a dimettersi per tornare ai suoi prediletti studî.
Pubblicò così le Réflexions sur la métaphysique du calcul infinitésimal, Parigi 1797;. De la corrélation des figures de géométrie, Parigi 1801; Principes fondamentaux de l'équilibre et du mouvement, Parigi 1803. Chiamato a far parte del Tribunato, si schierò ben presto, per fedelta agl'ideali repubblicani, all'opposizione, e votò contro l'Impero, ritirandosi dalla vita politica nel castello di Presles. Napoleone lo trattò ugualmente in modo generoso, assegnandogli una pensione di 10.000 franchi annui e incaricandolo di comporre un trattato di alto valore che vide la luce nel 1810. Quando la Francia fu invasa (1814) Carnot offrì i suoi servigi a Napoleone. Promosso subito generale di divisione, si coprì di gloria nella strenua difesa di Anversa. Anche durante i Cento giorni, Napoleone lo ebbe al suo fianco, come ministro degl'interni, e lo creò pari di Francia. Ma, dopo Waterloo, i Borboni, definitivamente restaurati, lo proscrissero, nel 1816, come regicida, costringendolo a rifugiarsi, prima a Varsavia, poi a Magdeburgo, dove morì settantenne. Dal 1889 le sue ceneri, solennemente trasportate a Parigi, sono al Pantheon. Oltre le opere del C. già citate sono edite le seguenti: Géométrie de position (Parigi 1803); Opuscules poétiques (Parigi 1820); Correspondance générale, ed. da Charavay, voll. 4, Parigi 1892-1907.
Bibl.: Arago, Biographie de L.-N.-M.C., Parigi 1850; H. Carnot (figlio), Mémoires sur C., Parigi 1861-64; C. Remond, Notice bibliographique sur le grand C., Digione 1880; H. Depasse, C., Parigi 1883; A. Picaud, C., l'organisateur de la victoire, Parigi 1885; A. Bourdeau, Une famille de patriotes, Parigi 1888; G. Hubbard, Une famille républicaine les C., Parigi 1888; M. Dreyfous, Les toris C, Parigi 1888; M. Bonnal, C. d'après les archives nationales, le depôt della guerre et les séances de la Convention, Parigi 1888; Wauwermans, Napoléon et C., Bruxelles 1888; Fink, L.-M.-N.C., sein Leben und seine Werke, Tubinga 1894.