COTTA, Lazzaro Agostino
Nacque da Francesco e da Anna Maria Sinistrari ad Ameno, sul lago d'Orta (provincia di Novara), il 23 giugno del 1645. Il C. compì studi giuridici all'università di Pavia. Non ci è noto quando si laureò, ma a quarant'anni esercitava a Milano la professione di avvocato. Già dal 30 sett. 1675 aveva sposato Veronica Martelli da Miasino, da cui ebbe almeno un figlio, Francesco Onofrio, che divenne anch'egli avvocato.
Il C. morì a Milano il 1º apr. 1719, e fu sepolto nella chiesa di S. Vittore e Quaranta Martiri, nella cui parrocchia abitava da oltre trenta anni. Un suo ritratto ad olio, tratto da uno a stampa era nella sala del Consiglio comunale di Ameno, che nel 1917 fu distrutta da un incendio.
Queste sono le uniche notizie biografiche che si hanno di lui. La sua memoria è affidata invece alle opere pervenuteci e alla notizia di quelle che andarono disperse. Egli fu infatti un raccoglitore appassionato delle memorie del suo paese e della sua regione, un editore di testi pieno di buona volontà, un verseggiatore in latino e in italiano, un cronista che ambiva ad essere membro della repubblica letteraria e che in realtà fu un prolifico erudito locale, compiuto rappresentante della cultura antiquaria del suo tempo.
Opera meritoria del C. fu quella di aver donato alla Biblioteca Ambrosiana fra il 1688 e il 1718 sedici volumi di miscellanee, che egli definì "Collectanea prosimetrica" e che andarono poi sotto il nome di Miscellanee novaresi. Esse, costituite da lettere, notizie biografiche, sentenze, avvisi, poesie latine e italiane, pareri legali, opuscoli, frammenti letterari, ecc., tutti in qualche modo attinenti a Novara e alla sua provincia, dopo il 1841 furono ordinati in dodici volumi di stampati e quattro di manoscritti. Soltanto questi ultimi sono arrivati fino a noi, perché i primi dodici furono distrutti dal bombardamento dell'agosto 1943, ma di tutti e sedici esiste un catalogo di G. Pagani, pubblicato nel Boll. storico per la prov. di Novara, VIII (1914), pp. 115-141, 154-200, 245-260; XI (1917), pp. 102-108, 128-132, 153-164; XII (1918), pp. 70-84, 206-233; XIV (1920), pp. 86-109, 153-163, 225-228; XVI (1922), pp. 134-144, 179-188, 230-235; XVII (1923), pp. 134-142. Nel quarto volume è conservata l'epigrafe latina con la quale il C. offriva le Miscellanee all'Ambrosiana. Essa però (ci sono anche quattro distici dedicati a L. A. Muratori, allora prefetto della Biblioteca) reca la data del 2 genn. 1697, successiva a quella delle prime donazioni e di molto anteriore a quella delle ultime.
L'opera principale del C. è il Museo novarese, uscito a Milano nel 1701. Egli lo aveva già annunciato nella Galleria di Minerva del 1697, dove aveva anche pregato gli studiosi che disponessero di opere loro o di altri, anche manoscritte, toccanti l'argomento del Museo, già da un pezzo terminato, di volergliele inviare ad Ameno. Dedicato a Francesco Avogadro, il Museo novarese, che il C. aveva composto "invitato dall'essempio di tanti altri collettori dell'altrui fatiche letterarie, per isfogo di genio", è diviso in quattro "stanze" ed è fornito di quattro indici molto funzionali. Nella prima "stanza", preceduta da componimenti poetici di G. G. Semenzi, L. A. Muratori, F. A. De Ambrosiis, A. Gatti e G. Curione, sono elencati i santi, beati e venerabili, i pontefici, cardinali e vescovi di Novara e del suo territorio; nella seconda i letterati con l'elenco delle loro opere; nella terza gli uomini d'armi, nella quarta i pittori, scultori, architetti, incisori, ecc. Dopo la quarta sono elencati uomini notabili non nominati nelle altre "stanze". Segue la riedizione di due operette del Cotta. Il Museo novarese conobbe una seconda edizione nel 1872. Come si è accennato, il C. continuò la raccolta di materiale interessante la storia di Novara per tutta la vita. Pertanto egli si accinse presto all'elaborazione di un Supplemento al Museo o Giunta, di cui una prima stesura, ancora allo stadio di abbozzo, era già pronta nell'ottobre del 1706 ed è conservata nella Biblioteca civica di Novara; l'originale della stesura definitiva è invece nell'Archivio capitolare di Novara. Altra opera del C. è la Corografia o sia Descrittione della Riviera di San Giulio in quattro libri. Di essi furono pubblicati soltanto il primo a Milano nel 1688 e un estratto (Discorso topografico dell'isola di San Giulio) del quarto, a Milano nel 1693, a cura di Francesco Onofrio Cotta, che sarebbe stato riedito con aggiunte nel 1712. Era stata la lettura della descrizione del Lago Maggiore di P. Morigia a ispirare il C. a scrivere quest'opera, iniziata nel 1667 e terminata nel novembre del 1680.
Il C. inoltre curò edizioni e compose rielaborazioni. Per desiderio "di vedere questo opuscolo sparso per il Novarese" fece una nuova edizione dell'Homilia de Cananea di S. Lorenzo Del Pozzo (Milano 1692), che poi fece ristampare nel Museo novarese (pp. 324-332). La dedicò a Francesco Pisani, premettendovi uno studio sulla vita e le opere del santo, aspettandosi "strepiti" di reazione da parte del Mabillon, che aveva edito l'Homilia nel 1676.
Nel medesimo 1692 a Milano, dedicato al futuro cardinale Federico Caccia, uscì a cura del C. l'Heroicum carmen de duello Davidis et Goliae di Pietro Apollonio Collazio. Il C. aveva avuto il manoscritto da cui trasse l'edizione da A. Magliabechi, per mezzo del prefetto dell'Ambrosiana, Andrea Pusterla. Con lo pseudonimo di Stazio Trugo Catalauno (anagramma del suo nome) stampò a Milano nel 1699 la Verbani lacus locorumque adiacentium corographica descriptio... literis consignata in speciem commentarii ad locubrantiunculamDominici Macanei editam in 1490. In quest'opera, il cui autografo è nella Biblioteca del seminario vescovile di Novara, il C. offriva il testo del Macaneo (Della Bella) e lo integrava. Quest'opera è stata recentemente riedita, con postille finora inedite del C., a cura di P. A. Frigerio-S. Mazza-P. G. Pisoni: Domenico Macanco, Verbani Lacus. Il lago Verbano. Saggio di stratigrafia storica dal secolo XV al secolo XIX, Intra 1975.
Curato ed annotato dal C. usciva nel corso del 1700 a Milano il Fragmentum poeticum De bello Gallico in Insubribus gesto di Domizio Calciato dedicato a Giuseppe Calciati e preceduto da un suo Argumentum. Nell'autunno del 1683 il C. aveva compiuto la trascrizione di un codice del sec. XIV contenente il Chronicon di Pietro Azario. Fu proprio il testo di questa trascrizione "purificata" del C., ora conservata nella Biblioteca del Museo civico di Novara (n. LXIX), preso prima in considerazione da A. Zeno, con cui dal 1700 il C. fu in relazione diretta, per il suo progetto di edizione dei Rerum Italicarum Scriptores, a servire di base all'edizione muratoriana. Del manoscritto originale il C. fece dono all'Ambrosiana nel 1696 (D 269 inf.), premettendovi un'elegia latina di sua composizione. Scrisse inoltre una Prolusio ad Chronicon Petri Azarii, che non fu utilizzata e rimase manoscritta (Bibl. Ambr., S Q 11 3). L'altra opera dell'Azario contenuta nel codice donato fu pubblicata con il titolo De bello canapiciano et comitatu Masini, con dedica a F. Bianchini, in Galleria di Minerva, II (1697), pp. 401-412, come tratta non dal codice suddetto, ma da uno "ridotto a miglior elocutione" da Ambrosio di Roccacontrata del 1404; ma con ogni probabilità quest'ultimo codice non è mai esistito e il riduttore, curatore ed editore del testo fu il Cotta. Egli fu anche l'autore di due rielaborazioni, una delle Chiese della città di Novara di P. F. Prina e l'altra dei Fiori pittoreschi del Novarese di G. Bonola, rimaste manoscritte.
Molte energie del C. furono dedicate alla compilazione di opere di erudizione storico-ecclesiastica. Forse alcune biografie di vescovi novaresi conservate nelle Miscellanee novaresi sono parte della continuazione della Novaria seu de ecclesia Novariensi... di C. Bascapè, da lui compilata e andata perduta. La De Fylacrio episcopo novariensi dissertatio uscì una prima volta in Galleria di Minerva, III (1700), pp. 109-116, dedicata a Francesco Pisani e fu riedita nel Museo novarese alle pp. 332-342. La Mesma illustrata cioè cronaca del convento di S. Francesco d'Ameno, di cui esistono copie nella Biblioteca civica di Novara e nella biblioteca del medesimo convento, rimase manoscritta fino al 1945, quando fu pubblicata a Novara, a cura di M. Manni. Oltre ad altre opere di interesse ecclesiastico, ma di minor estensione ed importanza, contenute nelle Miscellanee novaresi, nella parrocchia di Vaciago (Ameno) si conserva una raccolta di statuti dei vescovi di Novara fino al 1701, di cui il C. fu il collettore. Nelle Miscellanee anzidette una sola opera è connessa alla sua professione di avvocato, ma sempre relativa alla sua amata patria, le Animadversiones in causa Ripariae S. Iulii contra regium Fiscum Mediolani (SQ II 3). Di carattere genealogico e latamente erudito sono il Compendio genealogico della famiglia Odescalca, patrizia comasca, stampato nel 1711, una lettera ad A. M. Bonino del 5 luglio 1695 sull'interpretazione di un'iscrizione sepolcrale, manoscritta (S Q II 3) e due lettere, una del 13 luglio, che dà notizia di alcuni medici novaresi, ed una del 30 luglio 1718, che descrive l'autopsia di s. Carlo Borromeo, edite in Notizie istoriche intorno ai medici scrittori milanesi (Milano 1718), di B. Corti.
Molta la produzione polemica del Cotta. Del 1698 è un libello contro un non identificato pedagogo, firmato dal C. con lo stemma di Ameno: Gobbi Rialtei ad Pasquillum suum... interprete Cione Lyssodio. Almeno due elegie scrisse contro un segretario del vescovo G. B. Visconti, una rimasta manoscritta, l'altra (Macaroneo-poetica dimicatio sive sibilatio in Persianum Cornachiam) stampata nel 1700. Estremamente aspro e violento è il Discorso preventorio al signor N. N. di Horta..., manoscritto nelle Miscellanee (S Q II 1). Con argomenti convincenti G. Pagani attribuisce alla penna del C. la lettera edita da M. Campori nel secondo volume dello Epistolario del Muratori, sotto la data 30 nov. 1701. Si tratta di una lettera latina rivolta agli abitanti di Cannero, che avevano inteso in modo negativo le parole "literatorum secessus", usate nell'operetta del Macaneo sul Lago Verbano, riferite al loro paese. L'Argomentum premessovi dichiara chiaramente che la lettera, del C., fu scritta "nomine Muratorii". E al C. ripensò il Muratori quando nel giugno del 1709 decise di utilizzare il suo nome per sottoscrivere una lettera pronta già da mesi che il marchese G. G. Orsi aveva preparato contro F. Montani, il quale nella polemica fra l'Orsi e padre D. Bouhours aveva parteggiato per quest'ultimo. Uscì così nel medesimo 1709 una lettera del C. diretta Henrico de Nova Villa... Brittaniae ablegato.
Come si è già accennato il C. si dilettava di poesia, sia in italiano sia in latino. Molte sono le poesie manoscritte nelle Miscellanee (S Q II 4), fra cui si possono ricordare la canzone in trentatré strofe, Beoni alla Fontana d'oro, una località vicino ad Ameno, che poi prese il nome di Fontana Cotta, dove il C. amava lavorare e riunire i dotti amici, e un carme elegiaco di duecentosettantatré versi, in cui, dopo aver compianto la sfortuna dei letterati, elenca tutte le sue opere e i guai della vita di avvocato. In G. Gamba, Oracula seu sententiae divinae..., Patavii 1697, c'è una sua elegia, datata Ameno, 25 apr. 1696, e nel 1701 uscì, dedicato a Francesco Arisi l'Herculis Arii iter per Insubriam descriptum, con lo pseudonimo, già usato, di Stazio Trugo Catalauno.
Il C. si cimentò anche con opere di carattere storico o, per meglio dire, cronachistico. Egli infatti scrisse il diario di quanto avvenne a Milano dal 15 sett. 1706 fino all'ingresso, il 26 settembre, del principe Eugenio di Savoia, alla guida dell'esercito imperiale, e quello dell'assedio del castello, difeso dalle truppe francesi, da parte dello stesso principe; questa seconda parte va dal 9 febbr. 1707 al 15 marzo, giorno della capitolazione del castello. A proposito di questi diari, pubblicati nell'Arch. stor. lombardo, XII (1885), pp. 357-398, è da notare l'atteggiamento assolutamente antifrancese del C., che considerava quello dei Francesi in fuga dalla città un "giocondo spettacolo" e osservava che "Milano ride, mentre ritorna sotto la casa d'Austria", benché egli nutrisse qualche apprensione per l'avvenire e rimpiangesse il "placido governo spagnolo, benché gonfio e altero, ma non insidiatore, né spolpatore, né crudele". Nei due diari, che il C. inviò al Muratori "per curiosità", il 16 marzo 1707, gli avvenimenti sono riportati con minuzia quasi esasperante; e il C. non rinuncia a prendere nota anche dei prodigi e persino delle condizioni atmosferiche. L'aggiunta anche di poesie in dialetto sembrerebbe denotare in lui un certo interesse "linguistico", che ci riporta al fatto che a suo nome uscì a Milano nel 1666, una commedia, in cui erano riprodotti diversi dialetti, La Pirlonea, di cui, come il C. stesso dice nel suo Museo novarese, era invece autore lo zio Ludovico Maria Sinistrari.
Codici contenenti opere del C. sarebbero stati i 1444 e 1445 della Biblioteca Trivulziana di Milano, ora deperditi.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vaticana, Vat. Lat. 9267 (carte Mazzuchelli), c. 416v; L. A. Muratori, Epist., a cura di M. Campori, I-III, Modena 1901-1902, ad Indices; Ediz. naz. del carteggio di L. A. Muratori, III, Carteggio con F. Argelati, a cura di C. Vianello, Firenze 1976, pp. 339, 349; IV, Carteggio con F. Arisi, a cura di M. Marcocchi, ibid. 1975, ad Indicem; XI-VI, Carteggi con Zacagni... Zurlini, a cura di A. Burlini Calapai, ibid. 1975, pp. 220, 224, 236, 244, 255; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, in Rer. Ital. Scriptores, 2 ediz., XVI, 4, a cura di F. Cognasso, ad Indicem; G.Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia 1735, pp. 207 s.; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, I, Torino 1841, pp. 463 ss.; S. Pellini, Un enigma ined. di L. A. C., in Misc. storica novarese, Novara 1906, pp. 179 ss.; G. Pagani, Della vita e delle opere di L. A. C., in Boll. stor. per la prov. di Novara, XIII(1919), pp. 69-95, 173-187, 238-252; G. Decio, Nuovo esemplare manoscritto degli statuti della Riviera di San Giulio, ibid., XXX (1936), pp. 273-288; G. Mena Salvaneschi, Il ritrovamento dei manoscritti autografi della "Giunta" al Museo Novarese di L. A. C., ibid., LXIII (1972), pp. 20-29.