CATTANEO, Lazzaro (in cinese Kuo Chü-ching e Yang-feng)
Nacque a Sarzana nel 1560 di nobile famiglia e il 27 febbr. 1581 entrò come novizio nel collegio di S. Andrea in Roma della Compagnia di Gesù. Nel 1585 dovette partire al seguito di ambasciatori giapponesi che erano giunti in visita a Roma nel 1582 e facevano ritorno in patria. Arrivato in Portogallo, vi restò per completare gli studi ed esservi ordinato sacerdote (1587); quindi il 1º apr. 1588 si imbarcò a Lisbona per Goa, dove giunse nel 1589. Vi rimase per circa due anni come superiore della Costa dei Pescatori del Malabar; quindi, destinato in Giappone, giunse nel 1595 a Macao, ma qui, per decisione di Alessandro Valignani, venne invece assegnato alle missioni di Cina. L’anno seguente si stabilì a Shao-chou, nella provincia del Kwangtung, dove già si trovava M. Ricci, insieme al quale si applicò allo studio del cinese.
Nello stesso tempo decise di adottare per la prima volta l’abito dei letterati in occasione delle visite ai mandarini, anziché quello dei bonzi buddisti, come fatto fino allora. L’abito, che comportava anche il lasciarsi crescere barba e capelli, che i bonzi portavano invece rasi, poneva i missionari gesuiti su una posizione di parità con i funzionari cinesi, cui si presentarono da allora in poi come letterati dell’Estremo Occidente venuti in Cina per ammirarne la civiltà e far conoscere la propria. Fu così che conobbe a Shao-chou il letterato Hsü Kuang-ch’i, nel quale destò interesse per la religione cristiana e che doveva divenire uno dei più attivi protettori dei missionari in Cina.
Il C. non rimase però in continuazione a Shao-chou: nel maggio 1596 era a Canton, dove il 26 del mese fece professione dei quattro voti; quindi, tornato a Shao-chou e demolitavi la chiesa per evitare che fosse profanata da elementi ostili, nel luglio 1597 si recò a Macao, restandovi fino al dicembre dello stesso anno; infine nel 1598 lasciò definitivamente Shao-chou e, al seguito del mandarino Wang Chung-ming, visitò Nan-ch’ang e, insieme al Ricci, Nanchino e Pechino, dove giunse il 7 settembre, nella speranza di riuscire a fondarvi una missione. Ma, scoraggiati dalle difficoltà incontrate, il 5 novembre i due gesuiti ripresero la via del Sud. Separatisi, il C. proseguì da solo il viaggio giungendo a Nanchino nel maggio 1599 e da lì fece tre viaggi a Macao, nel 1599, nel 1601 e nel 1602, quest’ultima volta restandovi a lungo. Nel 1604 visitò le missioni della Malacca.
Questi continui viaggi, soprattutto a Macao, sollevarono i sospetti dei Cinesi in un momento in cui i preparativi fatti dai Portoghesi per rafforzare le difese della loro colonia contro gli Olandesi sembravano diretti piuttosto contro la Cina. Secondo fonti occidentali, voci che attribuivano ai Portoghesi il proposito di conquistare la Cina con un esercito guidato dal C., destinato a divenirne imperatore, provocarono nel 1606 l’adozione di misure di emergenza da parte delle autorità cinesi di Canton e il blocco della colonia di Macao. Dopo qualche tempo, però, queste accuse si rivelarono infondate e i rapporti tra Cinesi e Portoghesi tornarono ad essere normali.
Libero da sospetti, il C. poté far ritorno in Cina. Dal settembre 1608 al 1610 egli fu a Shanghai, chiamatovi da Hsü Kuang-ch’i, convertitosi alla fede cattolica e di cui battezzò tutta la famiglia. Nel 1611 visitò Hangchow, dove battezzò un altro famoso letterato, Yang T’ing-yün e si stabilì, restandovi quasi ininterrottamente dal 1622 fino alla morte, avvenuta il 19 gennaio del 1640, dopo che nell’anno 1638 egli era stato colto da paralisi.
Uomo più di azione che di studio, il C. ha scritto poche opere in lingua cinese. Secondo il Couplet, le due seguenti sono state stampate: Hsing-ling i Chu (Introductio animae ad Deum) e Hui-tsui yao-chih (De dolore peccatorum), ma non ne è noto l’anno e il luogo e neppure se se ne sia conservato un esemplare. Di una terza opera, basata su un libro del Bellarmino, intitolata Shenhou pien (De altera vita), si conserva un esemplare manoscritto presso la Biblioteca nazionale a Parigi, Nouveaux Fonds 2783 (6880). Perduta è la Memoria che il C. scrisse nel 1606 in cinese per discolparsi dalle accuse che gli erano state rivolte di voler divenire imperatore della Cina. Fornito di una buona cultura musicale, tanto da poter insegnare ai suoi confratelli a suonare il clavicembalo, nel 1598 il C. assistette il Ricci nella compilazione di un dizionario della lingua cinese nel quale per la prima volta nella storia della sinologia e per merito suo erano annotati i toni e le aspirazioni dei vari monosillabi di cui quella lingua si compone. Neppure quest’opera ci è pervenuta. Nell’Arch. Rom. Soc. Iesu, Jap.-Sin. 115-1, ff. 208-240, si conserva l’Annua da Viceprovincia da China de 1630, datata 12 sett. 1631, a firma del Cattaneo. Altre sue lettere sono facilmente reperibili nell’inventario di quell’archivio.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Rom. Soc. Iesu, Jap.-Sin. 102: Th. Ign. Dunin-Szpot, Historia Sinarum Imperii (ms. circa 1700), I; F. Guerreiro, Relaçao anual das cousas que fizeram os Padres da Campanhia de Jesus na partes da India Oriental... nos annos de 1607 e 1608, Lisboa 1611, passim; Id., Relaçao anual das coisas que fizeram os Padres da Companhia de Jesus nas suas misôes... nos anos de 1600 a 1609, II, Coimbra 1931, pp. 298-302; N. Trigault, De Christiana Expeditio apud Sinas suscepta ab Societate Iesu, Augustae Vindelicorum 1615, passim; Han Lin - Chang Keng, Yeh-su-hui hsi-lai chu-wei hsien-sheng hsing-shih (Nomi di tutti i missionari gesuiti venuti d’Occidente), allegato a Sheng-Chiao hsincheng (Testimonianze della santa religione), Pechino 1678 c., f. 3b (prefazione del 1647); A. Semedo, Relatione della grande monarchia della Cina, Roma 1643, passim; D. Bartoli, Della Historia d. Comp. di Giesù, Cina, Roma 1663, pp. 264 s., 296 ss., 307, 449 s., 490, 1141 s.; P. Couplet, Cat. Patr. Soc. Iesu qui post ob. s. Francisci Xaverii ab a. 1581 usque ad a. 1681 in Imp. Sinar. Iesu Christi Fidem propugn., s.l. 1686, n.VII; Id., in F.Verbiest, Astron. Europ., Dilingae 1687, pp. 102 s.; F. Carletti, Ragionamenti, Firenze 1701, II, Rag. 2; H. Cordier, L’imprimerie Sino Européenne en Chine, Paris 1901, p. 15; P. Tacchi Venturi, Opere storiche del p. Matteo Ricci S. I.: I Commentarii della Cina, Macerata 1911, passim; M. Courant, Catalogue des Livres chinois, coréens, japonais, etc. de la Bibliothèque Nationale, Paris 1902-12, n. 6880; P. D’Elia, P. L. C. 1560-1640, in Florilegio apostolico, Venezia 1922, II, pp. 25-39; R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Aachen 1929, pp. 963 s.; L. Plister, Notices biograph. et bibliograph. sur les jésuites de l’ancienne mission de Chine 1552-1773, I, Shanghai 1932, pp. 51-56; G. Strizioli, I grandi ital. in Cina: padre L. C. (1640-1940), in Il Marco Polo, II (1940) pp. 24-47; III (1941), pp. 14-41; P. D’Elia, Fonti Ricciane, I-II, Roma 1942-47, passim; H. Bernard, Les adaptations chinoises d’ouvrages européens, in Monumenta Serica, X (1945), pp. 319, 340, 353, 354; Hsü Tsung-tse, Ming Ch’ing chien Yeh Su Hui i-cho t’i-yao (Compendio delle traduzioni e opere della Società di Gesù nel periodo Ming e Ch’ing), Taipei 1958, pp. 352 s.; G. H. Dunne, Generation of Giants. The story of the Jesuits in China, Notre Dame, Ind., 1962; J. Wicki, Liste der Jesuiten Indienfahrer 1541-1758, in Aufsätze zur portugiesischen Kulturgeschichte, Münster 1967, n. 302; J. Deheregne, Répertoire des Jésuites de Chine de 1552 à 1800, Roma 1973, pp. 49 s., n. 158; L. Carrington Goodrich-Chaoying Fang, A Dictionary of Ming Biography 1368-1644, I, New York 1976, pp. 31 s.; Biografia universale antica e moderna, IX, Venezia 1823, pp. 896 s.; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, coll. 896 ss.; Dict. d’Hist. et de Géogr. Eccl., XI, coll. 1525 s.; Enciclopedia Italiana, IX, p. 472; Enciclopedia Cattolica, III, coll. 1164 s.