SOARDI, Lazzaro de'
SOARDI, Lazzaro de’. – Nacque probabilmente a Savigliano, in provincia di Cuneo, intorno al 1450. I nomi dei genitori non sono noti e la città natale si ricava dal suo testamento, redatto il 1° giugno 1514 (Archivio di Stato di Venezia, Archivio notarile antico, Testamenti, b. 1184, n. 301, edito da Martini, 1956, e poi da Rhodes, 1978, pp. 83-86).
La sua attività tipografica prese avvio nel 1490, un’edizione delle Heroides e dell’Ibis di Ovidio nel quale compare per la prima volta la firma «Lazarum de Isoardis de Saviliano» (Rhodes, 1978, n. 1). Nel 1494 si dichiara «già longo tempo abitante in Venexia» (Fulin, 1882, p. 111): in quella occasione Soardi richiese il privilegio di stampa per una serie di opere che intendeva stampare, e si tratta del primo privilegio noto che includa nella richiesta più di un titolo (Nuovo, 2005, p. 28). Non è certo dove fosse localizzata la sua stamperia, tuttavia da un libro dell’Estimo veneziano del 1514 (Brown, 1891, pp. 100 s., che però non fornisce gli estremi del documento; Ascarelli - Menato, 1989, p. 343), si viene a sapere che «Lazaro Soardi stampador e compagni» pagavano un affitto di 31 ducati all’anno per una casa di proprietà di Alvise Ruzier in San Paterniano.
Se nei primi anni di attività egli appare solo con il nome di stampatore, a partire dal 1494 cominciò a figurare anche come editore affidando la stampa materiale dei volumi ad altre officine come quella di Simone Bevilacqua, Giacomo Penzio, Simone da Lovere, Bernardino Benagli, Bonetto Locatelli. Frequenti e intensi erano anche i contatti con i librai. Il testamento riporta una lista di dodici nomi «che hano libri da mi a vender per conto mio» in Italia, Spagna e Portogallo (Rhodes, 1978, p. 84). Indagini più recenti hanno messo in evidenza uno stretto rapporto con il tipografo bresciano Lorenzo Lorio da Salò. Il 3 novembre 1517 infatti un «Lorenzo da Salò, stampador», chiamato a testimoniare sull’autografia del testamento di Soardi del 1514, redigeva una nota autografa e dichiarava di avere avuto «pratica [...] con lui et de sue scriture per essere stato in casa con lui» (Di Lenardo, 2009, p. 29). Nel testamento del 1514 ricorre tra i beneficiari donna Agnese, detta Albanesa, già domestica di Soardi. Il 23 gennaio 1521 donna Agnese nominò come suo esecutore testamentario «Laurentium ab Aurum de Portesio impressorem librorum» (Archivio di Stato di Venezia, Archivio notarile antico, Testamenti, b. 189 n. 43; cfr. Di Lenardo, 2009, p. 30), e poiché in almeno un’edizione Lorenzo Lorio si firmò come «Salodiensis» è assai probabile che egli avesse svolto apprendistato proprio presso Soardi.
L’attività tipografica di Soardi si lega in modo particolare alla stampa delle opere di Girolamo Savonarola, alla cui diffusione veneziana egli sostanzialmente presiedette. Sono venticinque i titoli savonaroliani dati alle stampe, «pari ad oltre 1/5 dell’intera sua produzione» (Rozzo, 2001, p. 14). La tiratura si concentrò in due periodi distinti: dodici titoli comparvero dal 1504 al 1508 (la prima opera, il Confessionale, data al settembre del 1504); quindi vi fu una pausa sino al 1511, allorché la produzione riprese con altre tredici opere. Alcune, come le Prediche per anno, furono stampate più volte, anche nello stesso anno e nello stesso formato ma in edizioni diverse.
Sin dalla stampa del Confessionale Soardi dichiarò che gli opuscoli erano stati da lui corretti «emendatissime et studiosissime». Poiché non risulta che egli disponesse di simili competenze sono state avanzate, in merito, ipotesi diverse. In particolare «la quantità delle edizioni savonaroliane e il concomitante impegno del Soardi nella stampa di un nutrito gruppo di volumi legati, anche per testi ufficiali, all’Ordine domenicano, fanno pensare per molti, se non per tutti i casi, ad una committenza diretta da parte di questa famiglia religiosa: ci sono quattro edizioni di regole o documenti dell’Ordine e altri 16 titoli sono dovuti a frati di San Domenico» (Rozzo, 2001, pp. 18 s.). Soardi si prestò dunque come stampatore rispondendo a una precisa strategia dell’Ordine per conservare la memoria del frate domenicano. Le edizioni savonaroliane di Soardi furono pesantemente attaccate dal tipografo rivale Cesare Arrivabene che, ripubblicandole, dichiarò di avere «reposto ai suoi lochi le cose trunchade per la impressione di Lazaro et suoi complici» (G. Savonarola, Prediche de fra Hieronymo sopra Ezechiel propheta, Venetia, C. Arrivabeno, 1520, c. 152r; cfr. Rozzo, 2001, p. 28). È probabile che dietro Arrivabene si celasse invece l’ala più intransigente del movimento savonaroliano guidata dall’erudito frate Luca Panezio. Le critiche di Panezio si appuntavano soprattutto sul taglio del Proemio alle Prediche scritto dal piagnone fra Luca Bettini che Soardi aveva stralciato dalla precedente edizione del bolognese Benedetto di Ettore (1515) usata come modello per la propria. Ma Panezio, allievo a Venezia di Giorgio Valla, criticava le edizioni Soardi anche per la scarsa cura filologica, egli che dichiarava invece di avere fatto cercare nelle biblioteche di Firenze e Bologna gli esemplari corretti dallo stesso Savonarola (Barbieri, 2001, p. 229).
Oltre a Savonarola il catalogo di Soardi registra anche edizioni di classici (tra i suoi primi libri figurano, oltre alle Heroides e l’Ibis di Ovidio, gli Opera di Virgilio, le commedie di Terenzio), dottrinali (Gregorio Magno, s. Bonaventura, il Dialogo di s. Caterina), scolastici (il Doctrinale di Alexandre de Villedieu). Rhodes (1978) censisce in tutto centoventi titoli cui va probabilmente aggiunto un Savonarola, Explanatio Origenis del 1514 in folio, per il quale non è stato ancora trovato alcun esemplare (Rozzo, 2006, p. 227). All’occasione Soardi seppe avvalersi anche di collaboratori di prim’ordine. Lo dimostra l’edizione di Terenzio del 1511 per la quale ingaggiò l’umanista Vittore Fausto, grecista e professore presso la Scuola di San Marco di Venezia. Fausto, oltre a curare la stampa la corredò di un De comoedia libellus che ebbe una buona fortuna editoriale (Rhodes, 1978, n. 79). Non è chiaro invece se vi sia stata una qualche forma di collaborazione con l’umanista bellunese Pierio Valeriano, del quale Soardi stampò l’orazione funebre per il padovano Girolamo Della Torre nel 1506 e che era in contatto con gli ambienti umanistici patavini e veneziani più all’avanguardia nello studio del latino e del greco (lo zio di Valeriano, Urbano Bolzanio, era collaboratore di Aldo Manuzio).
Soardi si servì certamente di almeno quattro marche tipografiche diverse (una di esse diverrà celebre per essere ripresa dall’editore Leo Samuele Olschki); stampò in carattere gotico e romano, con un ricorso limitato ai caratteri greci: il testamento menziona matrici, serie di caratteri, legni; questi ultimi saranno acquistati dopo la sua morte dal tipografo Giorgio de’ Rusconi (Rhodes, 1978, pp. 11, 13-15). Un aspetto particolarmente interessante dell’attività di Soardi concerne la realizzazione di un carattere semigotico «in cui sono impiegate alcune lettere romane» (Petrella, 2006, pp. 96 s.): Soardi lo inventò per il già citato Terenzio del 1511, ma vi fece ricorso anche per l’edizione del Canzoniere e dei Trionfi di Francesco Petrarca dello stesso anno (Rhodes, 1978, n. 81). Dal testamento, questo carattere, che Soardi stesso volle definire «lettera galante», risulta posseduto in comproprietà con Bernardino Benagli. Secondo l’ipotesi avanzata da Luigi Balsamo esso potrebbe rappresentare «un ardito tentativo di sperimentazione grafica che voleva infrangere la stretta subordinazione dei grafici ai modelli della scrittura manuale» (Balsamo, 1979, p. 194).
La data di morte di Soardi va fissata tra il luglio e il novembre del 1517. La sua ultima edizione, la Bibbia italiana, data infatti al giorno 10 luglio, ma la lettera di dedica, firmata dal socio Bernardino Benaglio, ha fatto pensare che egli fosse già malato e non più in grado di scrivere (Rhodes, 1978, n. 120). Da una cedola allegata al testamento e datata 2 novembre risulta già morto (p. 86).
Fonti e Bibl.: C. Novellis, Biografia di illustri saviglianesi, Torino 1840, pp. 186 s.; R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, in Archivio veneto, 1882, vol. 23, n. 1, pp. 110 s.; C. Castellani, La stampa in Venezia dalla sua origine alla morte di Aldo Manuzio seniore, Venezia 1889, p. XLI; H.F. Brown, The Venetian printing press. An historical study based upon documents for the most part hitherto unpublished, London 1891, pp. 58, 100 s.; P. Kristeller, Die italienischen Buchdrucker- und Verlegerzeichen bis 1525, Strassburg 1893, figg. 300-303; R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Roma 1952, p. 244; G.S. Martini, Il testamento di L. S. editore e stampatore in Venezia (1490-1517), Firenze 1956; D.E. Rhodes, Annali tipografici di Lazzaro de’ Soardi, Firenze 1978 (recensione di L. Balsamo in La Bibliofilia, 1979, vol. 71, pp. 193-195); E. Vaccaro, Le marche dei tipografi ed editori italiani del secolo XVI nella Biblioteca Angelica di Roma, Firenze 1983, fig. 480; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento. Repertorio di figure, simboli e soggetti e dei relativi motti, Milano 1986, figg. 282 s.; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del ’500 in Italia, Firenze 1989, p. 343; Catalogo delle edizioni di Girolamo Savonarola (secc. XV-XVI) possedute dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a cura di P. Scapecchi, Firenze 1998, p. XXIV e schede 4, 12, 21, 22, 44, 47, 55, 117, 133a, 137, 165a, 174, 175b, 188, 190, 232, 249, 251, 255a (la scheda 252, Triumphus crucis, Venezia, 8 VI 1517 è assegnata dubitativamente a Cesare Arrivabene contro il parere di Rhodes, 1978, n. 3); U. Rozzo, La fortuna editoriale di Girolamo Savonarola nell’Italia del Cinquecento, in La lettera e il torchio. Studi sulla produzione libraria tra XVI e XVIII secolo, a cura di U. Rozzo, Udine 2001, pp. 11 nota 9, 14-19, 21, 34 s.; Girolamo Savonarola da Ferrara all’Europa, Firenze 2001 (in partic. E. Barbieri, Episodi della fortuna editoriale di Girolamo Savonarola (secc. XV-XVI), pp. 215 s., 230; A. Barzazi, La memoria di Savonarola. Testi savonaroliani nelle biblioteche dei religiosi alla fine del Cinquecento, pp. 271, 273, 275-277, 279); P. Pellegrini, Pierio Valeriano e la tipografia del Cinquecento. Nascita, storia e bibliografia delle opere di un umanista, Udine 2002, pp. 21, 46 s.; A. Nuovo, Paratesto e pubblicità del privilegio (Venezia, secolo XV), in Paratesto, II (2005), p. 28; F. Vendruscolo, Dall’ignoto Falconio all’immortal Fausto, in A.I.O.N. Annali dell’Istituto universitario orientale di Napoli, XXVII (2005), p. 42 nota 32; G. Petrella, Il Fondo Petrarchesco della Biblioteca Trivulziana: manoscritti ed edizioni a stampa, Milano 2006, pp. 96 s.; U. Rozzo, Una fonte integrativa di ISTC: l’inchiesta della Congregazione dell’Indice del 1597-1603, in Libri, biblioteche e cultura degli ordini regolari nell’Italia moderna attraverso la documentazione della Congregazione dell’Indice. Atti del Convegno internazionale..., Macerata... 2006, a cura di R.M. Borraccini Verducci - R. Rusconi, Città del Vaticano 2006, p. 227; F. Piovan, Il privilegio di notariato di Pierio Valeriano, in Quaderni per la storia dell’università di Padova, XLI (2008), pp. 201 s.; L. Di Lenardo, Lorenzo Lorio editore e libraio fra Venezia e Udine, Udine 2009, pp. 28-31, 35, 124, 132, 139; A.E. Mecca, Sulla fortuna e la diffusione delle opere di Gregorio Magno a Venezia nella prima età del libro a stampa, in Studi veneziani, LXIII (2011), p. 254 nota 11.