MORELLI, Lazzaro
MORELLI, Lazzaro. – Figlio di Fulgenzio, lapicida fiorentino attivo nella Marca d’Ancona, e di Angela Giosafatti, figlia di Antonio, scalpellino veneto stabilitosi ad Ascoli, nacque nel 1619 a San Severino, dove fu battezzato il 26 settembre (Falaschi, 1987, p. 219).
Morto il padre verso la seconda metà degli anni Venti, lo zio Silvio Giosafatti lo avviò con il fratello Nicola al mestiere di famiglia. Il 9 novembre 1638 entrambi risultano impegnati, per conto dello zio, in opere «di scarpello in casa» di Tiburzio Migliani da finire entro un anno (Marchegiani, Sul ruolo, 2003, pp. 310 s.).
Dati i vincoli contrattuali e la giovane età (ma lo si è creduto a lungo nato nel 1608), all’apprendista Morelli non va ascritta l’edicola ascolana di piazza del Popolo dedicata alla Madonna di Reggio nell’agosto 1639, conforme alle classicistiche cappelle di Silvio Giosafatti (ibid., pp. 307-315): persistente equivoco risalente a una vecchia attribuzione (Lazzari, 1724, p. 54).
Verso il 1641 Morelli fu a Roma, dove, lavorando «qualch’anno» presso lo scultore fiammingo François Duquesnoy, trasse «miglior correzione, e più forte espressiva, e la nuova sua vaga natural maniera di fare i putti» (Pascoli, 1736, p. 897). Prima di partire per la Francia, nel luglio 1643, Duquesnoy lo indirizzò a Bernini (ibid.), di cui presto divenne uno dei primi «discepoli» (Baldinucci, 1682). Dall’autunno 1646 iniziò a lavorare al Monumento sepolcrale di Urbano VIII nella basilica di S. Pietro in Vaticano: per i due grandi «angeletti» marmorei sopra l’arco della nicchia gli furono saldati 120 scudi il 15 febbraio 1647 (Morello, 1981, p. 315). Dal 1647 si occupò, con una schiera di colleghi, dei rilievi per i pilastri della navata della stessa basilica, quattro dei quali saldati nel settembre 1648 (Falaschi, 1987, p. 220). Il 25 maggio 1647 terminò la figura in stucco della Pace per un pennacchio dell’arco della terza cappella a destra (Enggass, 1978, p. 104). Nell’ottobre 1649 per la fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona rinettò la colomba bronzea col ramo d’ulivo da porre sull’obelisco (Falaschi, 1987, p. 220). Il 15 giugno 1651 ricevette 60 scudi (Napoleone, 1998, p. 184, n. 8) per la cappella Cornaro in S. Maria della Vittoria, dove eseguì con Jacopantonio Fancelli, Antonio Raggi e Baldassarre Mari i busti in marmo dei cardinali e di un doge della casata nei due finti palchetti in diaspro con sfondi prospettici in stucco. Plasmò quindi una delle figure in stucco di sante adagiate sugli archivolti nella nave centrale di S. Maria del Popolo (Titi, 1686, p. 362): la S. Pudenziana, dal virtuosistico panneggio, pagata 30 scudi dal 26 agosto al 5 ottobre 1655 (Cugnoni, 1883, pp. 524 s.). Il 17 luglio e il 26 agosto 1656 (ibid., pp. 529 s.) percepì, quale unico «scultore», per opere imprecisate alla porta del Popolo – verosimilmente il festone sul fastigio ideato da Bernini – acconti di 30 e 25 scudi.
Sposatosi il 5 agosto 1649 con Anna Lambruzzi (Hoogewerff, 1940, p. 186), di famiglia di scalpellini, ebbe 13 figli; Bernini fu padrino di battesimo del primo, Fulgenzio, il 20 aprile 1650 (Falaschi, 1987, p. 220). Nel 1656 la famiglia figura in un elenco delle 3599 presenti in Campo Marzio; la condizione di povertà accomuna «Lazzaro Morelli d’Ascoli d’anni 36 Scultore Povero» a 54 dei 112 artisti abitanti nel rione (Narducci, 1870, p. 123, trascrive per errore «Novelli»). Dapprima residenti a Capo le Case, i Morelli abitarono dal 1653 in strada Vittoria e dal 1660 in via delle Carrozze (Falaschi, in Pascoli [1736], 1992, p. 905).
L’impresa del colonnato per la piazza S. Pietro in Vaticano vide Morelli primeggiare nell’équipe berniniana. Fra aprile e luglio 1657 ebbe 65 scudi per l’aiuto nei «disegni grandi del portico cioè piante alzati e profili» e «per aver fatto diversi modelletti »; fra aprile e settembre 1659 sovrintese all’esecuzione di un grande modello in noce «di tutto il porticho», dopo aver curato «tutte le piante alzati profili e modini» (Documenti dei bracci curvi..., 1987, p. 271). Fra dicembre 1660 e febbraio 1661 (ibid., p. 272), approntati quattro modelli al vero di statue in gesso e pozzolana, li provò ai lati dell’arme papale sull’ingresso al centro dell’esedra nord; dal giugno 1661 al giugno 1673 lavorò alle sculture (ibid., pp. 273-275), realizzando oltre la metà delle statue complessive. I pagamenti attestano che ne scolpì in tutto 46, tra le quali quelle di s. Cleto papa, s. Gaetano, s. Filippo Neri, s. Antonio da Padova, s. Carlo Borromeo, s. Filippo Benizi, s. Giuseppe, s. Paolo primo eremita e s. Romualdo (Falaschi, 1981, p. 138). Valendosi di Morelli come primario artefice, Bernini, pur lasciando con i suoi bozzetti margini di libertà agli esecutori, garantì una impronta unitaria, connotata da una sintetica maniera monumentale.
L’apparato della Cattedra di s. Pietro impegnò Morelli dalla primavera del 1657, ancora con ruoli di responsabilità (Wittkower, 1955, n. 61). Stando a Pascoli (1736, p. 897), fornì a Bernini un essenziale suggerimento dicendogli «che avrebbe situato in mezzo al finestrone lo Spiritossanto, e fatta v’avrebbe allo ’ntorno una bella Gloria». Dopo aver collaborato nel marzo 1657 ai bozzetti dei Padri della Chiesa per il primo modello (Battaglia, 1943, p. 160) e, fra il 1659 e il 1660, a quelli in creta, nel 1660 fu di fatto il solo aiuto nei modelli dei vari elementi per la versione ingrandita, con rare presenze fra il 1661 e il 1662 (Falaschi, 1981, nn. 109-114). Dal 1662 e durante l’assenza di Bernini nel 1665, impegnato alla corte di Luigi XIV, condivise con Giovanni Rinaldi «mansioni direttive» nella rinettatura dei modelli in cera e delle fusioni in bronzo (Documenti, 1980, pp. 326 s.); eseguì lavori in stucco intorno al 1663 in parti dello «splendore », affiancato nel 1664 da Raggi, mentre, ancora come stuccatore, fra marzo e aprile 1665 coadiuvò Paolo Naldini negli ornati della Scala regia (Falaschi, 1981, p. 145). Inaugurata la Cattedra il 17 gennaio 1666, il mese seguente a Morelli e al pittore Giacinto Gimignani fu pagato il contributo per il disegno prospettico utilizzato per l’incisione commemorativa (Martinelli, 1984); Morelli collaborò per «tutta l’architettura che va in detto disegno» (doc. in Battaglia, 1943, pp. 180 s.), probabilmente solo impostandolo al lapis. Tali cognizioni d’architettura estendono piuttosto a occasioni della maturità i «diversi disegni per diversi sepolcri, e per diverse fabbriche » riferiti da Pascoli (1736, p. 897) all’apprendistato ascolano; pare inoltre che curasse l’archivio di disegni del laboratorio berniniano (Haus, 1970, p. 38).
Nell’agosto 1662 Bernini lo inviò a Siena, dove in duomo si allestiva la cappella della Madonna del Voto, con il delicato incarico di «segnare il vano» ad arco in cui l’icona doveva risaltare, fra angeli e putti (Golzio, 1939, p. 91).
Il precedente 5 maggio un contratto fra i curatori testamentari del cardinale Marcantonio Bragadin e lo scalpellino Alessandro Vitale lo indicava quale possibile artefice dei rilievi per il monumento sepolcrale da erigere nella chiesa romana di S. Marco: «li putti et il ritratto sia di mano del Sig. Lazzaro Morelli o suo pari piutosto da megliorarsi che detrarre». L’editore del documento (Bershad, 1977) rigetta in favore di Morelli l’attribuzione di Titi (1674, p. 201) a Raggi: la quale in realtà, non smentita dal vago contratto, resta più appropriata.
Per la commemorazione di Filippo IV di Spagna, celebrata il 18 dicembre 1665 in S. Giacomo degli Spagnoli, «Laçaro Moreli Escultor excelente», «Discipulo del moderno Lisipo el Cavallero Lorenço Bernino », ornò l’effimero «mausoleo» di Antonio del Grande con i quattro putti reggistendardi «de relieve bronceados» sul coronamento e tre delle otto statue di Virtù «de materia solida, cubierta de bronce», cingenti la base: la Maestà, la Saggezza e la Magnanimità (Pérez de Rúa, 1666). Secondo Pascoli (1736, p. 898) Morelli collaborò all’apparato berniniano per le onoranze funebri del «Grand’Ammiraglio di Francia» François duca di Beaufort eseguite il 23 settembre 1669 in S. Maria in Aracoeli (Worsdale, 1981, n. 262). Nell’arco trionfale effimero allestito in Campidoglio da Carlo Rainaldi per il possesso del Laterano da parte di Clemente X, celebrato l’8 giugno 1670, sue furono due colossali statue di Atlante e di Ercole (Weil, 1974, p. 142). Delle dieci statue di Angeli coi «misterij» della Passione ideate nel 1667 da Bernini per il ponte S. Angelo, scolpì quella con i flagelli, collocata nel settembre 1669 e pagatagli 700 scudi dal gennaio 1669 al luglio 1670 (ibid., pp. 127 s.).
Dal maggio 1672 al febbraio 1673 fu impegnato nel Monumento sepolcrale di Alessandro VII in S. Pietro in Vaticano dove lavorò all’ossatura in travertino della coltre da rivestire in diaspro, lasciando poi l’opera a Giuseppe Mazzuoli (Fraschetti, 1900, pp. 181 s.); dal 15 dicembre 1673 al 14 dicembre 1674 ebbe 95 scudi per la statua della Verità, iniziata nel novembre 1673 e completata da Giulio Cartari fra marzo e dicembre 1675, più altri 70, il 6 gennaio 1679, a saldo dell’aiuto prestato, comprendente la rinettatura del modello in cera della Morte (Golzio, 1939, pp. 125-128, 146). Nel marzo 1674 aveva ritoccato i modelli per le fusioni in bronzo delle statuine di Apostoli per il coronamento del ciborio del SS. Sacramento in S. Pietro, lavoro nel quale gli subentrò Fulgenzio, il solo dei figli ad averne seguito le orme fino alla prematura morte nel settembre di quell’anno, con il compito di rinettare le due armi bronzee di Clemente X da porre ai fianchi dell’altare (Menichella, 1993, pp. 222 s., 241).
Echi del colonnato petriano connotano le statue di santi scolpite da Morelli, con colleghi berniniani, per «la ringhiera» delle facciate delle chiese rainaldiane di piazza del Popolo (Titi, 1686, pp. 355, 358). Ne eseguì almeno un paio per S. Maria di Montesanto, venendo pagato 140 scudi dal marzo 1675 al gennaio 1676, e dall’aprile 1677 un’altra (due secondo Titi) per S. Maria dei Miracoli (Golzio, 1941, pp. 127, 130, 134, 136, 144, 147). Per la decorazione della cappella Aquilanti in S. Maria di Montesanto, progettata da Carlo Rainaldi, Titi (1686, p. 356) assegnò «li stucchi» al ticinese Filippo Carcani e a Morelli, che per Pascoli (1736, p. 897) eseguì «alcune [statue] di stucco», da identificarsi secondo Riccoboni (1942, p. 189) con le allegorie dell’Umiltà e della Purezza sul frontespizio dell’altare; per tali opere ricevette circa 308 scudi dal 20 agosto 1677 al 19 settembre 1680 (Curzietti, 2006A, p. 226). Al Monumento funebre a Nicolò Marra eretto nel 1682 dal Collegio degli speziali in S. Lorenzo in Miranda lega il nome di Morelli un compenso, nello stesso anno, di 50 scudi per il rilievo in marmo di Carrara dell’effigiato (Id., 2006B, pp. 159-161, 167 n. 1, fig. 3); il busto documenta «un’attività ritrattistica ancora poco nota» (ibid., p. 161), altrimenti riferita alle labili attribuzioni dei busti del cardinale Bragadin e del presunto cardinale Felice Centini nella Pinacoteca civica di Ascoli.
Stando a quanto affermato da Pascoli (1736, p. 898), Morelli «mandò in Francia [due opere] dove fu anche chiamato a farne, due in Inghilterra, e diverse in diverse città principali d’Europa». Affidata il 15 aprile 1679 la cura dei propri interessi al figlio Gianfrancesco (Falaschi, in Pascoli, 1736, p. 905) si recò a Parigi; opere imprecisate per Versailles furono pagate il 25 febbraio 1680 «à Morelli, sculpteur italien, pour une figure de marbre et dix bustes qu’il a livrez 5550» (Guiffrey, 1881): «figura » da riferire alla statua de La Clarté nel viale d’Apollo del parco, che un’ignorata vecchia nota critica assegnava a Morelli, data l’improbabile attribuzione al pittore Lazzaro Baldi (Füssli, 1779). Volto e chioma corrispondono ai tratti della statua allegorica della Benignità, ultima opera nota scolpita da Morelli, posta in uno dei fianchi del «Deposito» di Clemente X progettato per la basilica petriana da Mattia de’ Rossi, per cui sottoscrisse con Giuseppe Mazzuoli ed Ercole Ferrata il contratto il 30 settembre 1682 (Schiavo, 1964, p. 190).
Morelli fu anche un referente per esigenti collezionisti d’arte; al cardinale Rinaldo I d’Este segnalò «diverse statue e busti con bassi rilievi e pitture» presso i restauratori d’antichità Orfeo Boselli, Baldassarre Mari e Adam-Claude Bréfort (doc. cit. in Righi Guerzoni, 1998, p. 454). Dal 20 settembre 1654 fu accademico di S. Luca (Falaschi, 1992, p. 906); nel luglio 1675 era «assistente » al corso di Carlo Maratta «per l’attitudine del Modello» (I disegni di figura, 1988, p. 61). Dal 1666 fu «confratello» della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon (Statuto, 1839).
Morì a Roma l’8 settembre 1690 e fu sepolto in S. Lorenzo in Lucina (Falaschi, 1992, p. 906).
Fonti e Bibl.: A. Pérez de Rúa, Funeral hecho en Roma… à 18 de diciembre de 1665 a la gloriosa memoria del Rei Catolico de las Españas… Felipe Quarto…, Roma 1666, pp. 58 s.; F. Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura nelle chiese di Roma, Roma 1674, pp. 9, 471; F. Baldinucci, Vita del cavaliere Gio. Lorenzo Bernino…, Firenze 1682, p. 81; F. Titi, Ammaestramento… di pittura scoltura et architettura nelle chiese di Roma…, Roma 1686, pp. 7, 11, 355 s., 358, 362, 399; T. Lazzari, Ascoli in prospettiva…, Ascoli 1724, pp. 25, 54, 146, 162; L. Pascoli, Di L. M., a cura di L. Falaschi, in Id., Vite de’ pittori, scultori, ed architetti moderni (1730-36), ed. critica dedicata a V. Martinelli, II, Perugia 1992, pp. 896-906; [J.R. Füssli,] Allgemeines Künstlerlexicon…, Zürich 1779, p. 441; Statuto della… Congregazione de’ Virtuosi al Pantheon, Roma 1839, p. 49; E. Narducci, Artisti dimoranti in Roma nel Rione di Campo Marzo l’anno 1656, in Il Buonarroti, s. 2, 1870, vol. 5, pp. 122-125; J. Guiffrey, Comptes des bâtiments du roi sous le règne de Louis XIV…, I, Colbert. 1664-1680, Paris 1881, col. 1287; G. Cugnoni, Appendice al Commento della vita di Agostino Chigi il Magnifico. II, in Archivio della Società romana di storia patria, VI (1883), pp. 497-539; S. Fraschetti, Il Bernini. La sua vita, la sua opera, il suo tempo…, Milano 1900, pp. 212, 282, 316, 332, 370, 384, 386, 389 s.; V. Golzio, Documenti artistici sul Seicento nell’Archivio Chigi, Roma 1939, passim; G.J. Hoogewerff, Nederlandsche Kunstenaars te Rome, 1600-1725… III, in Mededelingen van het Nederlands Historisch Instituut te Rome, XX (1940), pp. 129-231; V. Golzio, Le chiese di S. Maria di Montesanto e di S. Maria dei Miracoli a piazza del Popolo in Roma, in Archivi d’Italia e Rassegna internazionale degli archivi, s. 2, VIII (1941), pp. 121-148; A. Riccoboni, Roma nell’arte. La scultura nell’Evo moderno dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, pp. XXVIII, 163, 165, 188 s., 206, 231, 233; R. Battaglia, La cattedra berniniana di S. Pietro, Roma 1943, passim; R. Wittkower, Gian Lorenzo Bernini. The sculptor of the Roman Baroque, London 1955, passim; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1964, p. 190; A. Haus, Der Petersplatz in Rom und sein Statuenschmuck. Neue Beiträge, tesi di laurea (riprod. del dattiloscritto), Freiburg im Breisgau 1970, pp. 16 s., 21-25, 37 s., 127-129, 131, 135; M.S. Weil, The history and decoration of the ponte S. Angelo, University Park - London 1974, passim; D.L. Bershad, The cardinal Marco Bragadino tomb in the church of S. Marco, Rome, a new attribution, in The Burlington Magazine, CXIX (1977), 887, pp. 114-117; R. Enggass, New attributions in St. Peter’s: the spandrel figures in the nave, in The Art Bulletin, LX (1978), 1, pp. 96-108; Catalogo delle opere di architettura e Documenti, a cura di F. Quinterio, in F. 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