Vedi Le Alture del Golan dell'anno: 2012 - 2013
È uno dei territori più contesi di tutto il Medio Oriente e al tempo stesso, da quasi quarant’anni, è il fronte di guerra più tranquillo della regione: altopiano dall’alto valore strategico, dal fertile terreno di origine vulcanica e ricco di falde acquifere, il Golan è stretto oggi tra Israele, Siria, Giordania e Libano. Territorio appartenente alla Siria moderna sin dal 1923, fu occupato nel 1967 da Israele per diventare, quattordici anni più tardi, parte integrante dello stato ebraico sotto il nome di ‘Distretto settentrionale’. Quest’annessione però non è mai stata riconosciuta internazionalmente e da decenni le Nazioni Unite impongono allo stato ebraico la restituzione alla Siria del territorio occupato.
Dal 2000 i negoziati ufficiali tra Damasco e Tel Aviv sono fermi e ogni eventuale nuova trattativa dovrà di fatto ricominciare da zero. La Siria, che nell’ambito della guerra arabo-israeliana del 1973 tentò invano di liberare la regione, continua a condizionare ogni futuro accordo con Israele al suo ritiro dietro le linee del ‘4 giugno 1967’, vigilia dello scoppio della Guerra dei sei giorni. Ufficialmente favorevole a raggiungere un’intesa con la controparte, Tel Aviv considera però la richiesta siriana una ‘precondizione’ inaccettabile per avviare colloqui diretti. Tra febbraio e novembre 2010, il parlamento israeliano ha inoltre approvato due leggi che non faciliteranno certo la risoluzione consensuale della controversia: la prima prevede incentivi economici per chi sceglie di abitare negli insediamenti ebraici delle Alture; la seconda impone che una maggioranza qualificata di due terzi della Knesset ratifichi eventuali accordi di pace che prevedano il ritiro dall’altopiano. Qualora essa non fosse raggiunta, secondo la legge sarà necessario rivolgersi con un referendum all’intero popolo israeliano.
Il Golan (Jawlan in arabo) occupa un’area prevalentemente montuosa che si estende per circa 1800 chilometri quadrati come proseguimento meridionale della catena dell’Antilibano posta tra i moderni Libano e Siria. Tre quarti della sua area è sotto controllo israeliano, mentre il rimanente quarto nel 1974 è stato restituito alla Siria. Da allora, tra le due porzioni di territorio si estende, da nord a sud, una terra di nessuno sorvegliata dai caschi blu della forza Undof delle Nazioni Unite (United Nations Disengagement Observer Force), che mantengono il loro quartier generale ai margini di Qunaytra, capitale ‘liberata’ del Golan siriano, riconsegnata da Israele ai siriani dopo esser stata quasi completamente rasa al suolo.
I rilievi dell’altopiano controllano la piana siriana a est, mentre a ovest dominano il Lago di Tiberiade, l’alta valle del Giordano e parte della Galilea. A sud-est passa il fiume Yarmuk, mentre a nord-ovest si ergono le cime del gruppo del monte Hermon (Shaykh in arabo), sul cui picco, alto 2814 metri, sono da anni installate potenti stazioni radar israeliane. Da qui, lo stato ebraico vigila sulla valle libanese della Beqaa, bastione del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, e sulla periferia sud-occidentale di Damasco, distante appena 60 chilometri, dove sono schierate alcune delle divisioni chiave dell’esercito siriano.
Dall’antichità ai giorni nostri, passando per le conquiste arabo-islamiche e per le crociate, il Golan è stato più volte al centro di dispute e teatro di scontri militari, tanto che l’odierna contesa tra Siria e Israele appare come uno degli episodi di un avvincente sequel storico senza fine. Controllare i valichi delle Alture in passato ha sempre significato controllare le rotte commerciali e militari che collegavano Damasco con i porti della Palestina settentrionale. In epoca più recente, il Golan è stato anche il passaggio del Trans-Arabian Pipeline, oleodotto che fino allo scoppio della guerra civile libanese nel 1975 trasportava il greggio dai pozzi sauditi fino alla costa mediterranea a nord di Sidone. E sebbene l’avvento dei missili balistici e della tecnologia satellitare abbia ormai privato le Alture della sua secolare funzione di bastione difensivo, queste mantengono un’elevata importanza strategica, rimanendo il punto di passaggio e di confluenza di almeno il 15% delle risorse idriche di Israele. Il Lago di Tiberiade è la principale riserva d’acqua dolce dello stato ebraico e le sue sponde orientali sono inserite nella regione contesa, mentre i suoi affluenti settentrionale (Hasbani) e orientale (Banyas) s’ingrossano anche grazie ai corsi provenienti dall’altopiano. Il Golan è inoltre da più parti ormai considerato il ‘giardino’ di Israele: oltre ai vitigni dai quali si producono vini di fama internazionale, dalle sue terre proviene gran parte della produzione agricola del paese. Ambìto luogo di residenza per moltissimi israeliani, i suoi siti archeologici e naturalistici e le stazioni sciistiche sulle pendici sud dell’Hermon rendono le Alture una meta turistica sempre più richiesta. Tra le colline verdeggianti e i rilievi di basalto del plateau si distinguono però ancora oggi le rovine delle oltre 300 località siriane, sistematicamente distrutte dagli israeliani a partire dal 1974. Prima della guerra del 1967, la popolazione del Golan si aggirava intorno ai 140.000 siriani, 130.000 dei quali fuggirono profughi verso Damasco.
Dai dati del più recente censimento del 2009, poco meno di 80.000 sono i siriani che popolano la porzione di altopiano restituita a Damasco, mentre sono oltre 40.000 gli abitanti del Golan occupato da Israele. Di questi, circa 18.000 ebrei risiedono nelle 30 colonie agricole e nelle sei municipalità, la più importante delle quali è Katzrin (la siriana Qasrayn). Accanto a loro, circa 22.000 drusi si concentrano invece nelle quattro località di Majdal Shams, Mas‘ada, ‘Ayn Qiniya e Buq‘ata. A differenza dei drusi palestinesi della Galilea, la stragrande maggioranza dei loro correligionari del Golan rifiuta di esser naturalizzata israeliana. Pur usufruendo dei servizi di base forniti dallo stato ebraico, i drusi delle Alture rivendicano infatti la loro appartenenza alla madrepatria siriana.