Nel marzo 2005, a pochi mesi dalla ‘rivoluzione arancione’ e dall’entrata in carica della coppia Jušˇcenko-Tymošenko, Mosca avanzò le prime richieste di pagamento del debito accumulato dalla compagnia nazionale del gas ucraina (Naftogaz), accusandola contemporaneamente di prelevare illegalmente il gas destinato all’esportazione verso i paesi europei. A seguito di tali rivendicazioni i rapporti diplomatici tra i due paesi si andarono progressivamente deteriorando. La contesa culminò l’anno successivo, provocando la completa interruzione delle forniture russe di gas verso l’Ucraina per tre giorni nel gennaio 2006 e conducendo alla rapida stipula di un nuovo contratto di fornitura tra i due paesi, più favorevole alla Russia.
Un secondo contenzioso insorse a ottobre 2007 attorno ai debiti ucraini nei confronti delle compagnie energetiche russe, e a marzo 2008 Gazprom, il campione nazionale dell’energia russa, tornò ad adottare la strategia della riduzione delle forniture di gas quale strumento di pressione e negoziale. La disputa si protrasse per tutto il 2008, finché a inizio 2009 la più pesante sospensione delle forniture russe di gas paralizzò il comparto industriale ucraino, con pesanti ripercussioni anche sull’approvvigionamento europeo. Furono infatti diciotto i paesi europei che, legati al transito del gas sul territorio ucraino, sperimentarono forti cali o complete interruzioni dei propri approvvigionamenti. La crisi ebbe due importanti conseguenze: da un lato spinse l’Unione Europea ad accelerare i processi di diversificazione delle rotte energetiche, troppo dipendenti dalla Russia; dall’altro indusse Gazprom a predisporre i primi progetti di aggiramento delle rotte ucraine. In particolare presero nuovo slancio i negoziati con la compagnia italiana Eni per la costruzione del gasdotto South Stream, finalizzato a bypassare l’Ucraina attraverso un tratto sottomarino nel Mar Nero, fino alla Bulgaria.
Con l’entrata in carica del nuovo presidente filorusso Janukovyˇc, le controversie energetiche tra Mosca e Kiev sembrano essersi andate appianando. La firma nell’aprile 2010 di un trattato bilaterale Russia-Ucraina atto a regolare i futuri rapporti energetici tra i due paesi sembra aver risolto molti dei punti più controversi del contenzioso, sebbene altri restino ancora aperti, e tra questi la proposta di acquisto delle reti di distribuzione interne del gas ucraine da parte della compagnia statale russa, Gazprom. Secondo i termini dell’accordo, Kiev potrà continuare a beneficiare di prezzi scontati sul gas russo, con una riduzione pari al 30% sul normale prezzo di mercato.