Leggi, Le
(Νόμοι ἢ περὶ νομοϑεσίας) Dialogo di Platone. Divisa in dodici libri, l’opera verte sul fine cui deve tendere il legislatore e sulla forma di governo più appropriata per l’attuazione di tale fine, mediante la determinazione e lo stabilimento delle leggi più opportune. Attraverso il dialogo fra tre anziani, l’‘ospite ateniese’, Clinia di Creta e Megillo di Sparta, Platone contrappone tre modelli politici: Atene, cui sono rivolti accenti critici circa il regime politico vigente; Creta, le cui leggi, divinamente ispirate da Zeus a Minosse e Licurgo, sono condizionate dalla necessità della guerra; Sparta, cui Platone guarda con favore. Lo Stato migliore, ossia in cui viene raggiunto il fine della politica, è quello in cui «i migliori dominano la moltitudine» (III, 626 b - 627 c). La politica è soggetta a una necessità morale cui le leggi devono ispirarsi per orientare i cittadini. Nel lib. 3° viene descritto il costituirsi della polis fino all’attuale regime democratico di Atene, di cui è biasimato l’eccesso di libertà esemplato dai ‘convivi’ e dal liberalismo musicale. Platone propone, in tal senso, un assetto in cui si temperino dispotismo e libertà. Modello per la costituzione del nuovo Stato deve essere quello da seguire nella fondazione delle colonie, cioè strutturato secondo un progetto razionale ed educativo preciso (libb. 4°-5°). In uno Stato così concepito, le cariche pubbliche sono organizzate gerarchicamente: i ‘guardiani delle leggi’ ricoprono la funzione più importante, cui segue quella dei membri del Consiglio. Vengono ammesse la proprietà privata e l’istituto giuridico del matrimonio, che il cittadino ha il dovere di contrarre nell’interesse dello Stato (lib. 6°). La condanna dell’arte nell’educazione dei giovani non è estesa alla commedia e alla tragedia, ma solo se queste vengono sottoposte all’opportuna censura (7°). I libri successivi indicano i criteri mediante i quali lo Stato, attraverso le leggi, deve stabilire: le forme principali di vita comune (8°); il diritto penale (9°); il diritto privato e civile (11°) i doveri dei magistrati (12°). Particolare importanza riveste il lib. 12°, ove Platone definisce la legislazione in materia religiosa formulando il proprio pensiero politico all’interno di una prospettiva teologica e cosmologica.