MANS, Le
(lat. Vidinum, Vindunum, Subdinnum)
Città della Francia nordoccidentale, nella regione del Maine (dip. Sarthe), estesa prevalentemente sulla riva sinistra del fiume Sarthe.Le origini della città sono scarsamente documentate e soltanto a partire dall'epoca delle guerre galliche si hanno le prime notizie sulla regione; nel 56 a.C. alcune legioni romane furono stanziate nel territorio degli Aulerci Cenomani per fronteggiare gli Eburovici e Giulio Cesare fece della città un protettorato. Il nome antico di Vindunum compare per la prima volta nel sec. 2° nell'elenco delle città dell'impero redatto dal geografo Tolomeo. La città antica rispettava i canoni di una fondazione romana, con due acquedotti, terme, alcuni templi e una cinta muraria in forma di quadrilatero irregolare (m 450-200 ca.). Sono ancora visibili dieci torri semicircolari poste a intervalli regolari di m 30 e notevolmente più alte rispetto alle cortine.La città fu cristianizzata nel sec. 3° da s. Giuliano, ma il primo vescovo accertato è Vittore, presente al concilio di Angers del 453, che fece costruire la basilica degli Apostoli fuori delle mura, sulla riva destra del fiume. La conquista di M., nel 510, da parte di Clodoveo, re dei Franchi, portò all'insediamento di una guarnigione e creò le condizioni per l'attività dei vescovi Domnolo (559-581) e Bertrando (586-623), fondatori rispettivamente delle abbazie dedicate a s. Vincenzo e ai ss. Pietro e Paolo (od. Notre-Dame de la Couture), che ebbero un ruolo importante nella storia medievale della città - soprattutto con i loro attivi scriptoria -, ma che sono state entrambe più volte ricostruite e non conservano nella loro redazione attuale alcun elemento della fase originaria.Dalla fine del sec. 10° la regione del Maine fu una contea sottoposta ai sovrani carolingi. Nel 1063 Guglielmo il Bastardo (il futuro Guglielmo il Conquistatore) si impadronì di M. e della regione circostante, dando avvio al processo che condusse alla conquista normanna dell'Inghilterra; due rivolte dei cittadini, intese a recuperare l'autonomia urbana, vennero soffocate nel sangue. La dominazione normanna ebbe termine nel 1100, anno in cui Elia di La Flèche, conte del Maine, riconquistò la città e la contea; alla morte di quest'ultimo, nel 1110, il Maine venne annesso all'Angiò. Il palazzo comitale fu allora prescelto come una delle residenze della famiglia dei Plantageneti. Nel 1129 il conte Folco V (1092-1144) vi celebrò il matrimonio del figlio Goffredo con Matilde, figlia di Enrico I d'Inghilterra; dall'unione nacque, nel 1133, Enrico II (1154-1189), che venne battezzato nella cattedrale. In seguito M. subì le alterne vicende delle lotte tra i re d'Inghilterra e i re di Francia sino all'inizio del sec. 13°: il re di Francia Filippo II Augusto conquistò la città nel 1189, per poi perderla e riconquistarla definitivamente nel 1203. Ebbero inizio allora grandi campagne costruttive nella cattedrale di Saint-Julien e nelle abbazie di Saint-Vincent e di Notre-Dame de la Couture. Nuovamente contesa tra Francia e Inghilterra nel corso della guerra dei Cento anni, M. tornò infine stabilmente sotto il controllo francese nel 1448.La chiesa di Notre-Dame-du-Pré, molto restaurata alla fine del sec. 19°, era in origine un'abbazia benedettina femminile costruita su un cimitero di epoca romana e divenne in seguito chiesa parrocchiale; già dall'835 il vescovo Alderico aveva trasferito le reliquie di s. Giuliano da questa chiesa alla cattedrale. Il corpo longitudinale, con grandi arcate a doppia ghiera, falso triforio e finestre alte, è composto da cinque campate con navate laterali. Il transetto presenta tre campate nel braccio nord e due nel braccio sud e in ambedue le ali vi è una absidiola orientata. Il coro, scandito da grosse colonne, è circondato da un deambulatorio su cui si aprono tre cappelle. Le pareti delle navate laterali sono modulate da arcate cieche poggianti su capitelli databili alla seconda metà del 12° secolo.Una prima campagna di lavori, ascrivibile al 1080-1100, interessò il capocroce, il transetto e la prima campata del corpo longitudinale; una seconda campagna portò al completamento del corpo longitudinale intorno al 1130, con l'inserzione di un sistema alternato, come nel corpo longitudinale della cattedrale e probabilmente anche nella perduta chiesa abbaziale di Saint-Vincent. Le volte, a crociera ogivale, risalgono al 15° secolo. Nonostante l'influenza esercitata dalla Normandia e dalla regione della Loira durante gli ultimi due decenni del sec. 11°, la chiesa di Notre-Dame-du-Pré subì fortemente le suggestioni dei cantieri attivi sulla riva opposta della Sarthe: è certamente l'esempio meglio conservato delle chiese romaniche della regione del Maine e la qualità della sua decorazione scultorea sta a testimoniare l'alto livello di sviluppo raggiunto da M. tra la fine del sec. 11° e l'inizio del successivo.La cattedrale di Saint-Julien fu dedicata in origine alla Vergine, poi ai ss. Gervasio e Protasio e infine a s. Giuliano, leggendario vescovo del sec. 3°; non si conservano comunque resti anteriori all'11° secolo. Costruita a ridosso della cinta muraria gallo-romana, la cattedrale accolse le reliquie del santo, trasferite da Notre-Dame-du-Pré, e divenne punto di partenza di numerosi pellegrinaggi. Dopo le invasioni normanne (840-925), la cattedrale venne ricostruita a partire dal 1057 a opera del vescovo Vulgrino, che vi fece erigere un coro, delimitato a N e a S da due torri, che crollò nel 1065, anno della morte del vescovo. Il suo successore, Arnaldo, riprese i lavori di costruzione del coro e al transetto vennero affiancate due torri; il completamento dell'opera si deve al vescovo Hoël, che fece edificare le navate laterali e diede inizio alla facciata orientale, ultimata però solo nel 1120. Quando i lavori di costruzione del corpo della chiesa vennero completati, nel 1092, si rese evidente l'imponente grandezza del transetto e l'innovativa concezione volumetrica. La qualità dei capitelli delle navate laterali, ornati a racemi e datati agli anni 1085-1090, fa ritenere che alla fine del sec. 11° esistesse a M. una scuola scultorea stilisticamente avanzata.L'originaria concezione dell'interno subì alcune trasformazioni in conseguenza di vari incendi verificatisi nel 12° secolo. Allo stato attuale, pilastri più robusti sono alternati a pilastri più sottili e sostengono volte ogivali molto bombate; il falso triforio presenta sette arcate a pieno centro a somiglianza delle cattedrali di Angers e di Poitiers.Il portale monumentale, completato nel 1158, è simile al portale dei Re della cattedrale di Chartres: le statue-colonna rappresentano gli antenati di Cristo e nelle arcatelle dell'architrave trovano posto le immagini dei dodici apostoli, mentre al di sopra compare Cristo in gloria, circondato dal tetramorfo, simbolo degli evangelisti; nei quattro intradossi sono rappresentate scene della Vita di Cristo.Nel 1217 ebbero inizio i lavori del nuovo coro, che proseguirono dal 1220 al 1254 con la realizzazione delle cappelle a raggiera, poi dei due deambulatori e infine dell'abside, consacrata il 20 aprile 1254 dal vescovo Goffredo di Loudun. La struttura delle cappelle è riferibile a un architetto proveniente da una regione appartenente alla Corona, aggiornato sui cantieri di Soissons e di Chartres, come indicano le caratteristiche dei contrafforti esterni e delle archeggiature interne. I due deambulatori furono invece eseguiti da uno o più maestri formati nei cantieri di Coutances e di Bayeux, come inducono a ritenere la decorazione scultorea dei tre livelli della prima navata laterale, i capitelli del coro e la balaustrata. Infine, le parti alte del coro rimandano a esempi dell'arte di corte parigina, quali la cappella della Vergine di Saint-Germain-des-Prés e la Sainte-Chapelle. Vi si colgono quindi influenze esterne, soprattutto dall'Ile-de-France (Chartres, Soissons), dalla Normandia (Bayeux, Coutances) e da Parigi.Le vetrate del corpo longitudinale possono considerarsi tra le più antiche della Francia (sec. 12°). Quella grande del prospetto occidentale è divisa in diciannove pannelli, di cui dieci raffigurano la Leggenda di s. Giuliano; nelle vetrate delle finestre piccole del medesimo prospetto è narrata invece la Leggenda dei ss. Gervasio e Protasio. Influssi iconografici bizantini si osservano nelle vetrate delle navate laterali, tra cui spicca quella con l'Ascensione (1120), i cui due pannelli centrali sono i più antichi in Francia ancora in situ.Alla metà del sec. 13° sono invece da riferire le vetrate che decorano le finestre del coro, offerte alla cattedrale da membri del clero secolare, dei monasteri della regione, dell'aristocrazia, delle corporazioni dei mestieri e persino dai giocatori di tric-trac. Le vetrate delle finestre più alte, che toccano la volta, mostrano personaggi in piedi a grandezza naturale, mentre quelle poste al di sopra dell'elegante triforio, nel primo deambulatorio, presentano figure più piccole.La chiesa di Notre-Dame de la Couture, situata all'esterno della cinta fortificata, al centro di un'area allora destinata a coltura, venne costruita verso il 586 da s. Bertrando. Il suo Westwerk era fiancheggiato da due torri. Dopo le distruzioni causate dalle invasioni normanne dell'865 e dell'866, la chiesa venne restaurata intorno all'anno Mille.I possibili resti dell'edificio di questa fase sono visibili al di sopra del chiostro settecentesco, nella parte meridionale. L'edificio presentava forse un impianto a navata unica (larghezza m 16), coperta a capriate come la navata della cattedrale di Angers consacrata nel 1030; già a quest'epoca esisteva una cripta. Nel sec. 11° il monastero era diretto dall'abate Asselino (m. nel 1072); la chiesa costruita in questa fase presentava un corpo longitudinale con navate laterali, un transetto con absidiole orientate, un coro a deambulatorio, sul quale si aprivano cinque cappelle a raggiera, e una cripta sottostante. Di questa fase rimangono la cappella dedicata a s. Giuseppe, la cripta con colonne e capitelli di reimpiego, nella quale è conservato il sudario di s. Bertrando (sec. 9°-10°), e i capitelli del coro. Nella parte settentrionale dell'edificio sussiste ancora una parte del muro esterno, la cui tessitura risulta molto simile a quella della cattedrale. Il corpo longitudinale era coperto a capriate come quello della cattedrale; arcatelle cieche, ancora ben leggibili nella muratura, erano sormontate da finestre a pieno centro.Parzialmente distrutta da un incendio nel 1180, la chiesa venne ricostruita con importanti trasformazioni: il coro e il capocroce furono coperti da volte a ogiva. L'architetto rimodellò le parti alte conservando il primo livello e adottando soluzioni originali: le finestre sono costituite da grandi archi a tutto sesto intercalati da sei pilastri sormontati da statue che rappresentano personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Nel corpo longitudinale vennero eliminate le navate laterali: l'impianto risultante, a una sola navata lunga m 42, va posto in relazione con quello della cattedrale di Angers, di qualche anno precedente e dalla pianta identica.Il portale, annoverato tra i più importanti complessi plastici pervenuti nel Maine, presenta nella zona inferiore sculture datate al 1245: negli strombi, a sinistra sono raffigurati S. Pietro, S. Giacomo Maggiore e S. Giovanni, a destra S. Paolo, S. Matteo e S. Giacomo Minore; nell'architrave è rappresentato S. Michele nell'atto di pesare le anime. Il timpano è invece posteriore al 1250, con Cristo Redentore che mostra le sue piaghe, affiancato dalla Vergine e da s. Giovanni, mentre alcuni angeli recano gli strumenti della Passione.La collegiata di Saint-Pierre-la-Cour, eretta nel 926, fu ampliata alla fine del sec. 11°, inglobando una delle torri delle mura e parte del fossato, come attestato da un atto di Guglielmo il Conquistatore che consentiva ai Canonici di eseguire i lavori. Ricostruita nel 1093, poi nuovamente ampliata nel 1205, venne rimaneggiata nel sec. 14° e nel 1510. Durante la Rivoluzione francese la chiesa venne adibita ad arsenale per essere poi utilizzata come scuola; ridotta di un terzo della sua lunghezza, essa conserva ancora la sua bella cripta - oggi sede del Mus. Archéologique - coperta da una volta a crociera ogivale e ornata da capitelli a motivi vegetali.Dell'architettura civile dei secc. 11° e 12° resta soltanto l'ospedale di Coëffort, piccolo edificio di tre campate con volte ogivali, fondato dai Plantageneti agli inizi del nono decennio del 12° secolo.L'annessione della contea del Maine alla Corona di Francia, nel 1203, inaugurò un lungo periodo di pace che favorì lo sviluppo della città nel corso del sec. 13° e della prima metà del successivo, testimoniato anche da nuove fondazioni religiose: il convento francescano dei Cordiglieri (1215), il convento domenicano dei Giacobini (1216-1231) e l'abbazia dell'Epau (1240-1260, mai condotta a termine).Il Mus. de Tessé conserva interessanti opere d'arte, in particolare un importante fondo di pittura italiana e francese dei secc. 14° e 15° e una sezione di oreficerie e smalti, tra cui va segnalata la grande lastra di produzione limosina (cm 6333) con il ritratto di Goffredo il Bello, detto Plantageneto, conte d'Angiò e duca di Normandia (1113-1151).La Bibl. Mun. conserva numerosi manoscritti provenienti dalle collezioni degli antichi monasteri della città (Saint-Vincent, Notre-Dame de la Couture) e della regione (abbazia di Perseigne, abbazia di Beaulieu-sur-Layon), e inoltre dal Capitolo della cattedrale.I manoscritti più antichi risalgono al sec. 9°, ma il gruppo più ricco è quello che raccoglie i codici prodotti nello scriptorium dell'abbazia di Notre-Dame de la Couture nell'11° e 12° secolo. I manoscritti di questo periodo sono quasi tutti decorati con iniziali ornate o più raramente istoriate e allo stesso scriptorium si devono ricondurre tre opere essenziali per la comprensione dello stile di M.: si tratta dei tre volumi superstiti, su un totale originario di cinque o sei, di un lezionario per l'ufficio liturgico, della fine del sec. 11°, contenente alcune vite di santi (Bibl. Mun., 214; 217; 227). Ciascuna delle vite si apre con un'iniziale ornata o istoriata, dove, nonostante il concorso di mani differenti, è possibile individuare le caratteristiche dello stile di questo scriptorium: le iniziali ornate conservano il ricordo dello stile franco-sassone, senza dubbio originario della Francia settentrionale a partire dal sec. 9°, il cui capolavoro rimane la Seconda Bibbia di Carlo il Calvo (Parigi, BN, lat. 2).Gli artisti di M. ripresero questo stile, in particolare negli intrecci alle estremità delle barre verticali delle lettere e nei motivi a intreccio animalistico. Un importante ruolo di mediazione nella trasmissione e nella rielaborazione dello stile franco-sassone fu svolto dagli artisti normanni, cui si deve un gran numero di motivi decorativi: iniziali ornate colme di racemi vegetali, motivi fogliati, intrecci scanalati, protomi feline o leonine che generano racemi dalla bocca, fondi colorati a cloisons rossi, blu, verdi, gialli.L'influsso normanno si riscontra non soltanto nel lezionario, ma anche in altri manoscritti dello scriptorium: uno datato alla fine del sec. 11° (Bibl. Mun., 228), due al sec. 12° (Bibl. Mun., 216; 261), due conservati a Roma (BAV, Reg. lat. 113; Reg. lat. 1044) e uno a Parigi (BN, lat. 2325). Tuttavia la produzione dello scriptorium mostra segni di una propria originalità, che risulta anche dall'adozione di un piccolo motivo tripartito, costituito da una sorta di pistillo nascosto tra due elementi ricurvi verso l'esterno, estraneo alla Normandia, ma ricorrente negli scriptoria dell'Angiò.Sintetizzando e reinterpretando gli apporti normanni e angioini, le iniziali ornate di M. diedero dunque vita a uno stile peculiare, rappresentato in particolare da due maestri individuati dalla critica. Il primo, esecutore del manoscritto 217, lo si ritrova in alcune iniziali dei codici 214, 227 e 228, e sembra aver avuto una certa fama: i manoscritti 216 (cc. 7r, 32v) e 261 (tomo secondo), decorati da due artisti differenti, copiano infatti il suo stile. Il secondo maestro, che per abilità si distacca nettamente dai suoi contemporanei attivi a M., fu il principale esecutore del manoscritto 228 e lo si ritrova in dieci iniziali ornate del codice 216.Lo scriptorium di Notre-Dame de la Couture appare dunque aperto alle influenze esterne, come conferma il manoscritto 214, che pone il problema degli influssi meridionali, limosini e poitevini, in particolare per la presenza di un tipo di palmetta che deriva dalla c.d. palmetta aquitana.Per quanto riguarda i codici provenienti dall'abbazia di Saint-Vincent, poco numerosi e di minor valore rispetto a quelli della Couture, i più belli rivelano un'esecuzione influenzata dalla sola Normandia (Bibl. Mun., 10; 15; 20).
Bibl.: Manuscrits de la Bibliothèque du Mans, in Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France, XX, Paris 1893, pp. 1-252; Les manuscrits à peintures en France du VIIe au XIIe siècle, a cura di J. Porcher, cat., Paris 1954; A. de Dieuleveult, La Couture. Une abbaye mancelle au Moyen-Age, Le Mans 1963; A. Mussat, Le style gothique dans l'ouest de la France, XIIe et XIIIe siècle, Paris 1963; F. Dornic, Histoire du Mans et du Pays Manceau, Toulouse 1975; F. Triger, Etudes historiques et topographiques sur la ville du Mans, Le Mans 1977; A. Mussat, La cathédrale du Mans, Paris 1981; G.M. Oury, La vie monastique à l'abbaye de la Couture (VIe-XVIIIe siècles), La province du Maine, s. IV, 83, 1981, pp. 121-131, 256-273; C. Brunie, Les manuscrits du monastère de la Couture au Mans aux XIe et XIIe siècles (Mémoires de recherches de l'Ecole du Louvre), Paris 1996.C. Brunie