Le province europee dell'Impero romano. Le province danubiano-balcaniche. Moesia Superior e Moesia Inferior: Tropaeum Traiani
Adamclisi, località della Romania, 70 km circa a nord di Costanza, nel territorio della Mesia Inferiore, è nota soprattutto per il colossale trofeo (il Tropaeum Traiani) che vi fu fatto costruire da Traiano dopo la definitiva vittoria sui Daci.
Il monumento sorgeva in posizione dominante all’incrocio delle strade che congiungevano Durostorum a Tomis e Noviodunum a Marcianopolis, cioè delle principali vie di collegamento fra il Danubio e le città dell’interno. Il corpo principale era un tamburo cilindrico di 40 m circa di diametro, poggiante su una base a gradini e sormontato da un tetto conico di tegole di pietra. Alla sommità del tetto un piedistallo esagonale con iscrizione dedicatoria ripetuta sulle facce nord e sud sorreggeva la composizione a tuttotondo del trofeo d’armi: una corazza e due scudi appesi a un tronco d’albero, con intorno statue di prigionieri. Altri prigionieri erano raffigurati ad altorilievo sui merli di una balaustra che cingeva la sommità del tamburo. Leoni a tuttotondo, davanti al parapetto merlato, mascheravano le gronde. Il tamburo era rivestito per circa due terzi da un paramento di pietre squadrate e per il resto da un triplice fregio collocato sotto la cornice di un coronamento. Esso comprendeva una fascia con girali di acanto, una successione di 54 metope alternate a paraste, una serie di palmette e cornici a corda che delineavano frontoncini sopra le metope stesse. Queste ultime offrivano una rievocazione degli eventi bellici commemorati dal monumento. L’iscrizione, datata al 109 d.C., dedicava il trofeo a Marte Ultore, per la vittoria riportata da Traiano su Daci, Sarmati e forse anche altre popolazioni (il testo è molto lacunoso).
Ai piedi del trofeo, 200 m circa a nord, era situato un altare per periodiche cerimonie commemorative, corredato da un’iscrizione con una lunga lista di soldati caduti; di fronte sorgeva una tomba a tumulo. Il complesso monumentale di Adamclisi è stato oggetto di molte controversie, in parte per la sua stessa ubicazione, essendo la località molto distante dal teatro delle principali operazioni di Traiano contro i Daci, condotte prevalentemente fra il Banato e la Transilvania meridionale. È possibile però che l’idea del limite invalicabile, inerente al monumento tropaico, si sia associata in questo caso alla sicurezza del basso Danubio. Secondo alcuni studiosi il complesso di A. documenterebbe anche un’importante battaglia avvenuta qui (ma non registrata dalla tradizione letteraria), in cui sarebbero state definitivamente respinte le forze dei Daci e dei loro alleati che avevano invaso la Mesia Inferiore fra il 101 e il 102. In effetti, barbari caratterizzati come Sarmati e Germani si riconoscono accanto ai Daci fra i prigionieri del parapetto merlato e del fregio storico del trofeo. La raffigurazione potrebbe anche rappresentare la rievocazione di un unico evento d’importanza locale (battaglia di Adamclisi o di Nicopoli), incorniciato da una serie di situazioni tipiche del rilievo storico e celebrativo romano.
Nelle vicinanze venne fondata contemporaneamente la città di T.T., che Marco Aurelio promosse al rango di municipio. Assalita a più riprese da Costoboci e Goti, mantenne nondimeno un livello elevato di vita urbana fino alla fine del VI sec. d.C., quando fu distrutta definitivamente dagli Avari. La pianta originaria era di tipo castrense, ma fu modificata dal perimetro irregolare delle mura costantiniane che inglobarono un’area più vasta. I ruderi visibili appartengono alla fase tardoantica: lungo la via principalis, bordata da portici, si trovavano la basilica del foro, quattro basiliche cristiane (alcune con cripta, che in un caso risulta ricavata da una cisterna) e una cappella cimiteriale a nord della cinta muraria; presso la cosiddetta “basilica di marmo” (a tre navate, con abside, atrio e nartece) sorgeva un piccolo battistero. Le poderose mura guarnite di torri a U vennero ultimate da Costantino e Licinio. Sulla porta orientale, sormontata da un trofeo, l’epigrafe di fondazione sanciva con l’espressione ad confirmandam limitis tutelam il collegamento col precedente traianeo.
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