Le province europee dell'Impero romano. Le province danubiano-balcaniche. Thracia
Dopo la battaglia di Pidna del 148 a.C., che segnò la definitiva sottomissione della Macedonia, i Romani accordarono un protettorato al piccolo regno tracio degli Odrisi, che aveva avuto una certa notorietà nel V sec. a.C., era stato poi annesso da Filippo di Macedonia e infine era sopravvissuto ai Seleucidi, ai Tolemei e anche alle invasioni dei Galati. Il regime di protettorato durò a lungo, anche se il Chersoneso Tracico, corrispondente all’attuale penisola di Gallipoli (Turchia Europea), insieme con le coste dell’Egeo e del Mar di Marmara venne annesso alla suddetta Macedonia romana. Con Claudio la Tracia divenne vera e propria provincia affidata a un procuratore; con Traiano il governatore ebbe la carica di legato di rango pretorio e la capitale fu insediata a Perinto.
Il Chersoneso Tracico in un primo tempo fu, più che provincia, proprietà privata dell’imperatore (come altrove un’area ben più estesa e di ben diversa importanza, l’Egitto) e Bisanzio fu città libera; successivamente vennero entrambe attribuite alla Bitinia.
Base romana nel I sec. a.C. per spedizioni contro Scordisci e Bessi e poi per la lotta contro Burebista, la Tracia, se si eccettuano le fasce costiere (che però, come si è visto, in gran parte le furono tolte), conservò un carattere prevalentemente agricolo, con villaggi e tribù organizzati in “strategie”. Oltre che colonie e municipi, i Romani vi fondarono anche emporia, centri di mercato periodico lungo le principali vie di comunicazione con la vicina Asia: la più vicina era quella che collegava Naissus con Perinto e Bisanzio. Anche i culti della fase preromana sopravvissero, come quasi ovunque nell’Impero: particolare fortuna ebbe il cosiddetto Cavaliere Tracio. In questo territorio Roma operò ampli reclutamenti per le sue truppe; non molto nutrito fu invece il contingente di difesa qui stanziato, fino alla crisi di età tardoantica. Gli episodi più gravi hanno per protagonisti i Goti, che nel 251 prendono Filippopoli e nel 378 sconfiggono ad Adrianopoli l’imperatore Valente. Con il riordinamento dioclezianeo la Tracia fu divisa in quattro province; a lungo oscillante fra l’Impero d’Occidente e l’Impero d’Oriente, la regione rimase infine assegnata a quest’ultimo.
Romanizzazione e urbanizzazione
La romanizzazione e l’urbanizzazione della Tracia si innestano in una situazione condizionata dalla precedente presenza macedone e, prima ancora, da quella delle città greche del Ponto, del Chersoneso e della Propontide. Un notevole sviluppo si verifica in età traianea e adrianea, ma interventi di una certa consistenza proseguono anche nelle epoche successive. Nella Tracia interna, sull’antico centro macedone di Filippopoli (Plovdiv), a sua volta sorto in corrispondenza di un nucleo tracio detto Pulpudeva, grossi lavori sono realizzati per impulso soprattutto di Marco Aurelio e dei suoi successori; la città diviene una delle principali della provincia. La cinta muraria tracomacedone era irregolare, di pianta approssimativamente triangolare e in questa forma fu restaurata all’inizio dell’età imperiale; una nuova, molto più grande, fu costruita da Marco Aurelio in occasione delle guerre marcomanniche, di pianta approssimativamente pentagonale, ma anch’essa irregolare. Malgrado queste irregolarità e malgrado la presenza, all’interno delle mura stesse, di ben tre alture (Trimontium), la città presentava, sembra, un assetto tendenzialmente ortogonale. Dei molti monumenti che la città doveva avere restano avanzi solo per quanto riguarda lo stadio.
Beroea Augusta Traiana (Stara Zagora), situata in un ampio territorio che Antonino Pio e Marco Aurelio riorganizzarono dal punto di vista economico e agricolo, ebbe un Augusteum e un luogo di culto di Sabazio. Seuthopolis (Kazanlăk), già appartenente a Filippo II di Macedonia e al re tracio Seuthes III, aveva impianto regolare e quartieri gerarchicamente differenziati, con importanti templi e case ellenistiche: anche se indubbiamente era ancora attiva in epoca romana, non si sa bene quale fosse la portata degli interventi imperiali. Regolare anche l’impianto della Colonia Ulpia Serdica (Sofia), fondata da Traiano sul luogo di un antico insediamento tracio. Conosciamo due fasi edilizie principali, una nel II-III secolo, con prevalente uso della pietra (da ricordare soprattutto il bouleuterion) e una più tarda, quando la città fu capitale della Dacia mediterranea, con prevalente uso del laterizio: da ricordare il Serapeo e un edificio termale. Sembra di poter ricostruire che alcune vie erano porticate.
Fra le città greche costiere spicca Apollonia, antica fondazione di Mileto, che alla divinità eponima, Apollo, aveva dedicato fin da tempi remoti un tempio su un’isoletta antistante la riva e che si era sviluppata successivamente anche sulla terraferma, con un porto dal doppio bacino, funzionale soprattutto all’intenso commercio di vino. Incorporata nel regno di Burebista e, successivamente, nell’Impero romano, ebbe nel III sec. d.C. il nome di Sozopoli (Sozopol).
Nella Propontide, a Perinto (Marmaraereglisi), che fu capoluogo e notevole porto, si conservano resti di un teatro e di templi, fra cui un Tychaion o tempio della dea Tyche. Ma forse la città più importante, che in realtà andrebbe considerata in parte tracia in parte mesica (fece parte della Thracia fino a Settimio Severo e della Moesia Inferior fino al VI sec. d.C.), è (almeno per quantità di resti rinvenuti) Nicopolis ad Histrum, fondata da Traiano presso il fiume detto oggi Jantra, ennesimo affluente del Danubio, sulla strada fra quest’ultimo e Filippopoli; elevata a municipio da Adriano, ebbe particolare fioritura sotto Settimio Severo; dopo essere stata espugnata dai Goti fu ricostruita da Giustiniano. Aveva forma quadrangolare ed era cinta da mura con torri a pianta circolare; al nucleo principale si univa una sorta di castellum difensivo di pianta irregolarmente pentagonale. L’impianto era ortogonale; in posizione centrale (per la verità, leggermente spostato verso sud-est), tangente il cardine massimo è il foro, o meglio l’agorà (in questa città si parlava greco), databile all’età adrianea, ma con importanti interventi successivi fino al IV sec. d.C. Il complesso comprende anche bouleuterion, odeion, basilica.
Complessi monumentali
Proprio il complesso che caratterizza il centro urbano di Nicopolis ad Histrum costituisce una delle maggiori realtà monumentali della Tracia romana. L’agorà ha quattro propilei (uno per lato: il maggiore è quello del lato ovest) con colonnati di ordine corinzio; i portici che chiudono la piazza sono invece di ordine ionico; nel grande spazio scoperto centrale e sotto i portici sono are e basi di statue, fra cui una forse pertinente a un’immagine equestre di Settimio Severo (che visitò la Tracia nel 202); proviene inoltre quasi certamente da qui una bella testa di bronzo di Gordiano III.
Sul lato ovest è il bouleuterion, a pianta rettangolare, che ospitava statue per lo più raffiguranti membri della famiglia dei Severi (restano iscrizioni); accanto vi sono (a sud) un piccolo odeion, l’unico finora noto in questa provincia e (a nord) un edificio a tre navate. Pure a tre navate, ma di dimensioni molto maggiori, è la basilica civile, che in pratica costituisce una dilatazione del porticato nord. Il lato est e quello sud sono bordati da tabernae, i cui ingressi sono allineati sotto i portici perimetrali della piazza.
Altro monumento importante, non solo dal punto di vista architettonico, ma per la storia dei suoi impieghi, è lo stadio di Filippopoli. Costruito nel III sec. a.C. con muri perimetrali di opera isodoma e dotato di un ingresso monumentale su tre ordini, era lungo 180 m e capace di 80.000 spettatori; delle due grandi gradinate dedicate a questi ultimi, una era poggiata su un rilievo naturale, l’altra era costruita su un terrapieno artificiale. Fu restaurato da Caracalla per rilanciare un’edizione locale dei giochi Pitici, in onore di Apollo Pizio (il cui luogo di culto principale era da sempre Delfi), nonché per introdurre manifestazioni di culto per la memoria di Alessandro Magno e i giochi dedicati all’eroe tracio Kendrizos.
Arti figurative
L’arte della Tracia romana sembra far parte di una piccola koinè con quella della Macedonia e di parte della Mesia; si può dire però che, accanto ai ritratti e alle immagini di divinità che riprendono atteggiamenti propri dell’arte colta, si presta a qualche interessante osservazione anche la nutrita produzione di rilievi funerari e votivi. Nelle stele funerarie torna con frequenza il tema del banchetto (lo abbiamo visto anche in Mesia e in Dacia). Ma è soprattutto diffusissimo (e “invade” anche le province vicine) nei rilievi votivi o funerari (generalmente di piccole dimensioni) il tema del Cavaliere Tracio, divinità che le iscrizioni designano come Heros o Heron e che forse è preposta alla sorveglianza dei campi, delle case, dei beni di famiglia. L’iconografia è probabilmente di derivazione ellenistica, ma viene ripresa in numerose variazioni: il cavaliere è al galoppo o al passo (quasi invariabilmente da sinistra verso destra), impegnato nella caccia o raffigurato mentre mostra la selvaggina, accompagnato da uno scudiero o salutato da una figura femminile in segno di adorazione; anche dal punto di vista stilistico si riscontra una notevole varietà di toni.
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Si rinvia a:
Le province europee dell'Impero romano. Le province danubiano-balcaniche. Noricum
Le province europee dell'Impero romano. Le province danubiano-balcaniche. Pannonia
Le province europee dell'Impero romano. Le province danubiano-balcaniche. Dacia
Le province europee dell'Impero romano. Le province danubiano-balcaniche. Illyricum - Dalmatia