Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Belgica
Le Tres Galliae (note anche come Gallia Comata per l’abitudine dei suoi abitanti di portare – come si è detto – capelli assai lunghi) furono conquistate da Cesare nella guerra da lui stesso narrata nel De bello Gallico. Fra le tre, la Belgica è l’area forse più peculiare, sia per la compagine celto-germanica che la caratterizza prima della conquista, sia per gli aspetti inconsueti che ebbe la romanizzazione (anche qui intensa), sia perché il suo territorio è oggi diviso fra ben cinque stati europei: Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Olanda. La conquista fu tutt’altro che agevole. Le campagne di Cesare nel Nord della Gallia, iniziate nel 57 a.C., furono molto cruente; la resistenza delle popolazioni indigene si affievolì solo dopo il 52 a.C. e cioè dopo la presa della piazzaforte di Alesia (che più tardi sarà assegnata alla Lugdunense) e la sottomissione dei Bellovaci. Il territorio, che Augusto costituì in provincia imperiale (in quanto, a differenza di quanto accadde nella Narbonense, qui si riteneva necessaria la presenza dell’esercito, il cui comando supremo era appunto prerogativa dell’imperator), giungeva inizialmente fino al Reno e comprendeva anche le due fasce lungo il fiume che più tardi Tiberio avrebbe trasformato nelle due Germaniae, dopo la rinuncia alla conquista delle terre al di là del grande fiume.
Molti centri che erano stati fondati come basi militari si svilupparono invece, dopo questa rinuncia, in borghi e città. La residenza del governatore era ad Augusta Treverorum (Treviri). Anche dopo questa trasformazione e dopo il conseguente “allontanamento” dalla linea del Reno, la provincia rimase sempre caratterizzata e condizionata dalla presenza di numerosi e importanti corsi d’acqua: parte destra del bacino della Sequana (Senna) con gli affluenti Isara (Oise) e Matrona (Marne); bacini della Samara (Somme) e della Scaldis (Schelda); alto corso della Mosa e della Mosella, con l’affluente Saar. Una ricchezza di acque che trova il suo completamento nell’affaccio sul Canale della Manica e che nel prosieguo dell’età imperiale sarà integrata da un’efficiente rete viaria. Si tratta di terreni facili da irrigare e la possibilità di avviare i prodotti a mercati vicini e lontani permette la diffusione di una certa prosperità.
Per la verità il quadro non si mantenne sempre pacifico e non mancarono altre rivolte, come quella degli Edui e degli abitanti di Treviri nel 21 d.C., o quella del batavo Civilis e del trevero Classicus nel 69/70. All’epoca di Marco Aurelio (161-180 d.C.) si ricordano scorrerie di Chauci e di pirati provenienti dal Baltico. Nel 258 d.C. inizia il periodo dei cosiddetti “imperatori gallici”, che si stabiliscono proprio a Treviri: Postumo, Leliano, Vittorino, Mario, Tetrico si rendono indipendenti da Roma, battono moneta e regnano in rapida successione fino a quando Claudio Gotico, nel 273 d.C., non mette fine alla loro vicenda. In questo scorcio del III secolo si pone anche il problema delle invasioni barbariche: varie popolazioni germaniche penetrano soprattutto nella parte settentrionale della Belgica. Nel V secolo, dopo un ultimo tentativo di riorganizzazione da parte di Valentiniano I (365-375 d.C.), il limes renano e l’adiacente area della Mosella andranno incontro a un definitivo abbandono. Ma la fioritura della provincia e della sua capitale non si ferma: anzi Treviri diviene, con la riforma di Diocleziano, una delle capitali della Tetrarchia.
Romanizzazione, organizzazione del territorio, urbanizzazione
L’intensa opera di romanizzazione della Gallia Belgica non si realizza solo attraverso la fondazione di numerose e importanti città, ma anche grazie alla creazione di un efficiente sistema di strade (che talvolta riprende anche tracciati preromani): cosa consueta in tutto l’Impero, ma che qui si manifesta con particolare evidenza attraverso una “rete” che coinvolge anche le province vicine. Elemento fondamentale di questa rete è una sorta di triangolo che ha i suoi vertici nella zona di Cassel e Thérouanne presso la costa della Manica, ad Andematunum Lingonum (Langres) in Germania Superior e a Colonia Agrippina (Köln, Colonia) in Germania Inferior. Fra i centri principali coinvolti nel triangolo (anche se esistono numerosi altri collegamenti e percorsi) sono da ricordare Metz, Treviri, Tongeren (o Tongres), Liberchies, Bavay, Arras, Reims.
Fra questi centri spicca soprattutto (con il suo impianto ortogonale che è stato ricostruito malgrado alla città antica si sia sovrapposta quella medievale e moderna) Treviri, sulla Mosella, sede del governatore della provincia destinata a diventare più tardi, con la riforma di Diocleziano, una delle quattro capitali della Tetrarchia, esempio illustre di quel grandioso programma di “organizzazione del consenso” attraverso l’architettura e l’urbanistica che Augusto, con Agrippa, portò avanti in tempi molto brevi e non solo nelle Gallie. L’impianto ortogonale ricostruibile a Treviri ebbe ampia fortuna anche in altre città della Belgica. Sono Somarobriva (Amiens) e le già ricordate Divodurum (Metz), Bagacum (Bavay), per finire con Atuatuca Tungrorum, oggi Tongres (in fiammingo) o Tongeren (in vallone), di cui però non si sa se appartenesse davvero a questa provincia oppure alla Germania Inferior: nata come castrum con Cesare e con Augusto, si sviluppò in vera e propria città soprattutto con Traiano e con Adriano.
Somarobriva fu progettata intorno al 27 a.C. in vista di una spedizione in Britannia a cui successivamente Augusto rinunciò. I veri e propri lavori cominciarono nel 10 d.C. Il primo nucleo, più ristretto, aveva isolati di 102 x 105 m; con Tiberio sorse un abitato più ampio, con isolati maggiori anche se sempre tendenti al quadrato (160 x 160 m). Un grandioso complesso forense (forse sul sito di un foro precedente, che però non conosciamo) venne costruito fra 60 e 80 d.C. e poi più volte rifatto a causa di incendi: comprendeva tempio, portici, botteghe, macellum (o mercato alimentare), anfiteatro; se non è raro che presso il foro si impiantino edifici per spettacolo, non è certo usuale che si tratti, anziché di un teatro, addirittura di un anfiteatro, monumento che in genere si colloca in zone periferiche se non extraurbane. Non è da escludere che questo nucleo centrale fosse destinato al culto di Roma e Augusto. Nell’assetto urbano, che sembra ormai ben costituito in età flavia, si inserisce inoltre un impianto termale (più tardi rifatto) e si collocano case, alcune delle quali assai ampie. A partire dall’età di Antonino Pio (138-161 d.C.) le dimensioni della città sembrano ridursi, ma Somarobriva manterrà la sua vitalità almeno fino alla fine del secolo.
A Bagacum troviamo nuclei di isolati di diverse dimensioni, ma è sempre molto evidente l’importanza dei complessi forensi e dei loro annessi; in particolare il foro di Bagacum, notevole nelle sue varie fasi, è dotato di un grande criptoportico. Ad Augusta Raurica (Augst) troviamo addirittura un’area centrale costituita da due templi, due fori, basilica, curia, teatro: l’eccezionale nucleo monumentale si inserisce nel tessuto ortogonale con alcune irregolarità, tali però da movimentare scenograficamente il panorama urbano.
Edilizia pubblica
Il foro, nucleo e snodo fondamentale del sistema urbanistico, è qui proposto (a Treviri, Bavay, Amiens) – sembra – in maniera più costante che altrove, secondo i canoni di una soluzione architettonica di successo: una concatenazione tempio - piazza porticata - basilica (definita convenzionalmente bloc-forum) che comporta talvolta ulteriori componenti: curia, macellum, edificio per spettacolo (prevalentemente un teatro, qualche volta un anfiteatro). L’area centrale di Somarobriva si impone all’attenzione, fra l’altro, per la presenza di un anfiteatro. Gli edifici templari della Belgica offrono talvolta soluzioni interessanti anche lontano dai complessi forensi ed esprimono la peculiare religiosità gallo-romana, frutto di complessi e variegati sincretismi. A Treviri spicca l’Altbachtal, area sacra gremita di templi, tempietti, altari (non più visibili ma documentati da eccellenti studi precedenti la sparizione), alcuni dedicati a divinità romane altri a divinità celtiche; inoltre il tempio dedicato a Marte e al dio indigeno Lenus. Ad Atuatuca Tungrorum (Tongres) ritroviamo un tipo di tempio già presente nell’Altbachtal, di cui esistono altri esempi in Gallia Lugdunense, che presenta un portico esterno lungo i muri della cella, probabilmente una conseguenza di antichi rituali celtici che prevedevano processioni attorno all’edificio. L’origine di questo tempio gallo-romano presenta alcuni interrogativi. Possiamo osservare che il portico dell’edificio di Tongres era interrotto, sul lato principale, da una facciata tetrastila. Per il resto tutte le altre tipologie architettoniche pubbliche e private sono rappresentate essenzialmente a Treviri: mura, porte, edifici per spettacolo, terme, edilizia residenziale.
Edilizia privata
Le situazioni più significative si colgono nell’area della Mosella, sede di un’intensa attività per quanto riguarda l’allevamento, l’agricoltura, la viticoltura, nonché l’attività commerciale che era strettamente legata a quella produttiva. Le ville, numerose e notevoli, erano concepite in funzione dello sfruttamento del territorio, ma anche le caratteristiche residenziali e di rappresentanza erano sviluppate ai massimi livelli. Dove nella Mosella confluisce la Saar, in magnifica posizione con vista sui due fiumi, sorge la villa di Contoniacum (Konz), che appartenne a Valentiniano I (364-375 d.C.), l’ultimo imperatore che tentò di riorganizzare la difesa delle Gallie e delle Germanie. Alla sua corte lavorò il poeta Ausonio, precettore del futuro imperatore Graziano e cantore delle bellezze di questa zona. La villa di Contoniacum si affaccia verso la confluenza fra i due fiumi con una facciata provvista di una lunga loggia, o galleria, chiusa alle due estremità da poderosi avancorpi.
Una galleria in facciata la troviamo anche in un’altra grande villa, quella di Nennig, dove fu inoltre rinvenuto uno dei mosaici più grandi dell’Europa settentrionale romana. A Welschbillig, a nord-ovest di Treviri, la caratteristica saliente della villa (che era anch’essa molto grande, ma che oggi è riconoscibile solo parzialmente a causa del sovrapporsi di costruzioni medievali e moderne) era una grande vasca-piscina in posizione centrale, chiusa lungo i bordi da un parapetto decorato da erme. Questo complesso era al centro di una serie di terreni coltivabili che furono racchiusi in epoca tarda, come tentativo di contromisura in vista delle invasioni barbariche, entro un lunghissimo recinto (72 km di perimetro) che gli studiosi tedeschi chiamano “die Langmauer”. Il muro per la verità non è molto alto (2 m ca.) e quindi come baluardo è poco più che simbolico; ma i vasti campi compresi al suo interno, forse affidati anche a gruppi di Germani, si sono mantenuti produttivi fino alla prima metà del V sec. d.C.
Quanto ai monumenti funerari si deve ricordare che, soprattutto nella zona intorno a Treviri (a Igel verso ovest, a Neumagen verso est, sempre lungo il corso della Mosella), furono costruiti fino al III sec. d.C. inoltrato mausolei di grande qualità, testimonianza della fioritura economica di quest’area privilegiata e del livello di agiatezza raggiunto dalle famiglie di operatori di vario tipo. A Igel si trova l’unico di tali mausolei che si sia conservato per intero, quello della famiglia dei Secundini, eretto alla metà del III sec. d.C. o poco prima. I Secundini erano una famiglia di allevatori (quindi anche produttori di tessuti), agricoltori e mercanti al tempo stesso; il monumento, alto e sottile, sormontato da una cuspide alta e aguzza, è decorato con scene di bottega (prova del tessuto), di merci viaggianti, di pagamenti effettuati in denaro e in natura; presenta poi, accompagnato da un’iscrizione (che ha consentito appunto di dare un nome ai proprietari), un singolare “gruppo di famiglia” in cui alcuni personaggi sono resi a figura intera, altri a mezzo busto entro clipei. Non mancano scene mitologiche, fra cui (unica scultura a tutto tondo, posta sulla cuspide) quella che meglio di ogni altra esprime simbolicamente l’aspirazione all’immortalità: Ganimede rapito in cielo da Giove in forma d’aquila.
A est di Treviri, a valle lungo la stessa Mosella e soprattutto nella località di Neumagen, di mausolei di questo genere non si conserva alcuna struttura, ma solo frammenti, anche se molto significativi, soprattutto di rilievi. Tali frammenti furono reimpiegati come materiali da costruzione per fortificazioni apprestate frettolosamente nella seconda metà del III sec. d.C. (nell’incombere della pressione dei barbari dal di là del Reno), a costo di smembrare monumenti costruiti anche pochi anni prima. Persa quindi la cognizione dell’architettura di questi sepolcri, restano da esaminare i rilievi stessi, che rappresentano sculture di grande interesse.
Arti figurative
Conservati nel Museo di Treviri, i rilievi funerari provenienti soprattutto dalla zona di Neumagen presentano per lo più scene di vita quotidiana: il signore alla caccia, il mercante che esibisce i suoi tessuti, la dama che si pettina con l’aiuto delle ancelle, il ragazzo che sembra arrivare tardi a una lezione scolastica e subisce un garbato rimprovero. Le figure sono rese in maniera sciolta ed efficace, forse talvolta con un certo disinteresse per le proporzioni del corpo rispetto alla testa, ma con molta attenzione per l’espressione dei volti. Il monumento più significativo, che apparteneva evidentemente a una famiglia di produttori ed esportatori di vino, era costituito (lo si può ricostruire anche se oggi è frammentario) da due barche cariche di botti, affiancate e collegate fra loro da una specie di ponte su cui troneggiava una catasta di damigiane impagliate. Dalle fiancate delle navi, ben munite di remi, emergono le teste barbute di rematori e timonieri. Qui le dimensioni delle teste sono forse più sproporzionate che altrove, ma a compensare questa sensazione può giovare l’espressione del volto di uno dei timonieri. Sguardo sognante, occhi semichiusi: forse il vino non è più tutto nelle botti.
Accanto alle sculture che decoravano i monumenti funerari, esistevano anche altri generi: ritratti, talvolta di tipo ufficiale, statue votive e altro. Fra le altre sculture votive spicca un bel gruppo collocato originariamente in cima a una cosiddetta “colonna di Giove” nel tempio di Atuatuca Tungrorum: un dio-cavaliere abbatte un mostro anguipede (con gli arti inferiori terminanti in spire di serpente). Un tema molto diffuso in area celto-germanica: il dio-cavaliere, si pensa, è il celtico Taranis, assimilato (anche se le caratteristiche non combaciano del tutto) al romano Giove. Fra i rilievi di incerta collocazione originaria è di grande interesse uno proveniente da Buzenol, località del Belgio al confine con il Lussemburgo: vi compare una rara raffigurazione della “mietitrice gallica”, singolare macchina agricola spinta (anziché trainata) da un cavallo o da un mulo, mentre un uomo raccoglie il grano reciso. Alcune opere erano parte integrante della decorazione di grandi ville. Una singolare galleria di sculture è costituita dalle erme disposte lungo la vasca-piscina di Welschbillig: reinterpretati in caratteristico stile tardoantico (fattezze dei volti compatte e semplificate, occhi grandi) si allineano dei ed eroi del mito, filosofi, personaggi della storia greca e romana, figure di barbari, in una sequenza tutt’altro che facile da ricostruire e da interpretare.
Al di là della scultura, non sono da trascurare alcuni mosaici, soprattutto quelli della villa di Nennig, fra i più importanti dell’area gallo-germanica. Vi erano raffigurati duelli di gladiatori e altri giochi di anfiteatro, nel contesto di una ricchissima decorazione geometrica.
Alto artigianato, ceramica, oggetti di uso comune
Treviri e in genere la Gallia Belgica rivaleggiano con la non lontana Colonia, in Germania Inferior, per alcune produzioni artigianali di eccellenza. Altissima è la qualità dei vetri, fra cui spiccano alcuni esemplari con filamenti e altre decorazioni applicate, e soprattutto i diatreti: delicate, quasi virtuosistiche decorazioni a rete disposte a rilievo e a giorno attorno al corpo del vaso, cui sono applicate mediante invisibili sostegni. Anche la produzione di ceramica da mensa è tutt’altro che trascurabile: prima si conoscono, con il generico nome di “gallo-belgici”, vasi di terra sigillata detti (per il loro colore) terra rubra e terra nigra; poi si sviluppano grosse fabbriche nella foresta delle Argonne e nell’area della Mosella e della Saar (un’area evidentemente privilegiata, come si è sottolineato trattando dell’agricoltura e della viticoltura) che hanno la loro fase di massima attività nel II e III sec. d.C., con un repertorio di motivi decorativi molto ampio e con esportazioni in tutto il mondo romano nord-occidentale.
J. Mertens - A. Despy, La Belgique à l’époque romaine, Bruxelles 1968.
M.T.G. Raepsaet-Charlier, Gallia Belgica et Germania Inferior. Vingt-cinq années de recherches historiques et archéologiques, in ANRW, II, 4, 1975, pp. 3-299.
M.E. Marien, L’empreinte de Rome. Belgica antiqua, Anvers 1980.
Die Römer an Mosel und Saar (Catalogo della mostra), Mainz a.Rh. 1983.
La civilisation romaine de la Moselle à la Sarre (Catalogo della mostra), Mainz a.Rh. 1983.
J.F. Drinkwater, Roman Gaul. The Three Provinces 58 B.C.-A.D. 260, London - Canberra 1983.
E.M. Wightman, Gallia Belgica, London 1985.
J.F. Drinkwater, The Gallic Empire. Separatism and Continuity in the North-Western Provinces of the Roman Empire A.D. 260-274, Stuttgard 1987.
L. Fauduet, Atlas des sanctuaires romanoceltique de la Gaule. Les fanums, Paris 1993.
Id., Les temples de tradition celtique en Gaule romaine, Paris 1993.
A. Bourgesis, L’empreinte de Rome sur les Gaules. L’apport de la Graufesenque, in CahGlotz, 6 (1995), pp. 103- 38.
C. Lepelley (ed.), Rome et l’integration de l’Empire, 44 av. J.C. - 260 ap. J.C., II, Paris 1998, passim.
Città e vici: per le “terme imperiali” di Treviri (e lo studio della tipologia):
D. Krencker et al., Die Trierer Kaiserthermen, I, Augsburg 1929.
Si veda su Treviri la collana Trierer Grabungen und Forschungen.
Inoltre:
W. von Massow, Das römische Trier, Trier 1944.
H. Wolff, Civitas und Colonia Treverorum, in Historia, 26 (1977), pp. 204-42.
F. Rebecchi, Précedents italiques de la Porte Noire de Trèves, in Caesarodunum, 13 (1978), pp. 125-44.
E. Frezouls (ed.), Les villes antiques de la France, I. Belgique. Amiens-Beauvais-Grand-Metz, Strasbourg 1982.
J. Mertens, The Military Origins of Some Roman Settlements in Belgium, in B. Hartley - J. Wacher (edd.), Rome and her Northern Provinces, Gloucester 1983, pp. 155-68.
Trier. Augustusstadt der Treverer. Stadt und Land in vor- und frührömischer Zeit (Catalogo della mostra), Mainz a.Rh. 1984.
Trier, Kaiserresidenz und Bischofssitz. Die Stadt in spätantiker und früchristlicher Zeit (Catalogo della mostra), Mainz a.Rh. 1984.
R. Bedon, Atlas des villes, bourgs, villages de France au passé romain, Paris 2001.
Edilizia privata:
A. van Doorselaer, Les nécropoles d’époque romaine en Gaule septentrionale, Bruges 1967.
Si rinvia a:
Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Narbonensis
Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Lugdunensis
Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Aquitania