Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Narbonensis: Narbonne
Nell’area lagunare oggi completamente interrata corrispondente alla foce dell’Atax (Robine) si sviluppò, dalla seconda metà del VII sec. a.C. un sistema di empori legati al commercio mediterraneo; già nel VI sec. a.C. è noto l’importante centro di Naro/Narbo, capitale degli Elysici, ubicato circa 4 km a nord-ovest del futuro abitato romano, al quale si sovrappone l’odierna N.
La fondazione nel 118 a.C. della colonia Narbo Martius, la prima fuori d’Italia, si colloca al termine delle campagne condotte da Domizio Enobarbo contro Arverni e Allobrogi e dell’organizzazione dei territori conquistati. La sistemazione del porto e la creazione di un’efficiente rete viaria, nella quale particolare importanza rivestì l’asse che univa la Spagna all’Italia (via Domitia), garantirono la diffusione dei prodotti italici nella Gallia meridionale; oltre a questa fondamentale funzione commerciale, la città assunse una notevole importanza strategica in occasione dell’invasione dei Cimbri, delle campagne di Pompeo in Spagna e di Crasso in Aquitania, della rivolta di Vercingetorige.
Nel 45 a.C. Cesare fondò una nuova colonia, organizzata da Tiberio Claudio Nerone, il padre del futuro imperatore Tiberio, con i veterani della legio X (Colonia Iulia Narbo Martius Decumanorum, che prese poi anche il nome di Paterna da Augusto e di Claudia dall’omonimo imperatore). Con la riforma dell’amministrazione provinciale operata da Augusto la città divenne il centro amministrativo della Gallia Narbonensis, cui diede il nome. N. godette di una prosperità notevole sino al III sec. d.C., quando l’asse commerciale tra il Mediterraneo e le regioni galliche dell’interno divenne il Rodano. Da Diocleziano solo la più ristretta provincia Narbonensis prima dipese da N., che rimase sotto il controllo di Roma sino al 461, quando fu inglobata nel regno visigoto. La continuità di vita del centro non consente di avere un’idea precisa della topografia antica: la prima colonia era verosimilmente ubicata sulla riva sinistra del fiume, dove si sviluppò anche l’abitato di età imperiale, che presentava un impianto regolare con un sistema di cardines e decumani.
Il cardo maximus corrispondeva al nuovo percorso urbano della via Domitia; presso l’incrocio col decumanus maximus erano il foro e il Capitolium (II sec. d.C.), all’interno di un’area porticata, del quale rimangono parte delle fondazioni del podio e resti della decorazione architettonica. Nei pressi è un importante complesso sotterraneo costituito da ampi corridoi sui quali prospettano celle di dimensioni modeste, datato intorno alla fine dell’età repubblicana, che si ritiene fosse un complesso di magazzini (horrea), forse in relazione con un mercato in superficie. Nella parte orientale della città, separati dal centro monumentale da un quartiere residenziale con ricche domus, simili a quelle che occupano tutta la periferia dell’abitato, si trovavano il santuario provinciale, l’anfiteatro e un imponente edificio porticato, dei quali gli scavi del secolo scorso portarono in luce le fondazioni e parte degli alzati.
Gli scavi compiuti in anni recenti in località Clos de la Lombarde, alla periferia settentrionale del centro antico, hanno restituito un ricco quartiere residenziale (Maison à Portiques, con pavimentazioni e pitture parietali di notevole qualità e altre domus) sviluppatosi a partire dagli anni 40-20 a.C., fortemente rimaneggiato nel I sec. d.C., distrutto intorno alla metà del successivo e subito ricostruito, che venne abbandonato verso il 250-260 d.C. Nel IV secolo, nelle superstiti strutture della Maison à Portiques, sorge una basilica cristiana intorno alla quale si sviluppa un modesto abitato. Il quartiere fu definitivamente abbandonato nel V secolo. Meno chiara è la situazione dei quartieri sulla riva destra della Robine; presso la chiesa di St.-Paul, a sud-ovest del centro monumentale, è stato portato in luce un mausoleo absidato con pavimento musivo, contenente sette sarcofagi, nato come cappella funeraria familiare alla fine del IV sec. d.C. Le necropoli si svilupparono lungo i principali assi viari: la via Domitia, a nord e a sud dell’abitato, la via d’Aquitania a ovest, il vecchio Chemin de Coursan a nord-est. Nelle aree periferiche, segnatamente a nord e a ovest, sono state individuate strutture produttive e artigianali.
Sulla città:
M. Gayraud, Narbonne antique des origines à la fin du IIIe siècle, Paris 1981.
M. Janon, Le décor architectonique de Narbonne. Les rinceaux, Paris 1986.
Y. Solier, Narbonne (Aude). Les monuments antiques et médiévaux. Le Musée archéologique et le Musée Lapidaire, Paris 1986.
Sui monumenti:
M. Sabrié - R. Sabrié - Y. Solier, La maison à portiques du Clos de la Lombarde à Narbonne, in RANarb, 22 (1989), pp. 237-86.
M. Sabrié - M. Demore (edd.), Peintures romaines à Narbonne. Décorations murales de l’antique province de Narbonnaise (Catalogo della mostra), Narbonne 1991.
M. Sabrié - R. Sabrié - O. Ginouvez, Vestiges gallo-romains à Narbonne. 74, boulevard Frédéric Mistral, in RANarb, 30 (1997), pp. 219-67.
Su topografia e monumenti cristiani:
X. Barral i Altet - P.-A. Février, Narbonne, in Iid., Topographie chrétienne des cités de la Gaule des origines au milieu du VIIIe siècle, VII. Province ecclésiastique de Narbonne (Narbonensis prima), Paris 1989, pp. 15-23.
Y. Solier (ed.), La basilique paléochrétienne du Clos de la Lombarde à Narbonne. Cadre archéologique, vestiges et mobilier, Paris 1991.