Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Narbonensis: Nimes
Il centro (lat. Nemausus) si trova lungo la leggendaria via di Eracle, che metteva in comunicazione il Rodano e i Pirenei, alla quale successe la via Domitia che, nel tratto urbano, diverrà il decumanus maximus della città romana.
L’abitato più antico, databile alla prima età del Ferro, si sviluppò ai piedi del Mont Cavalier, nei pressi di una sorgente, nucleo di un santuario del dio Nemausus; i rapporti commerciali con Marsiglia e con i suoi emporia furono intensi e le iscrizioni gallo-greche conservate nel locale Museo testimoniano, assieme al busto di guerriero da Grézan, anche un notevole influsso culturale della città. L’oppidum (insediamento fortificato), già dalla fine del V sec. a.C., comincia a presentare abitazioni di pietra disposte in veri e propri quartieri ed è protetto da una cinta di pietre a secco; una delle torri, costruita alla fine del III sec. a.C. o agli inizi del successivo, fu inglobata nella più tarda Tour Magne, che ne conserva all’interno l’impronta. N. divenne centro dei Volsci Arecomici, che penetrarono nella regione intorno al IV sec. a.C.; le sepolture del II e I sec. a.C. sinora note sono incinerazioni in fosse rivestite di lastre di calcare, con corredi più o meno ricchi (armi, ceramica d’importazione – specialmente campana – talvolta bronzi, oggetti da toletta e ornamenti, lucerne, ossa di animali).
Non è da tutti accolta la recente ipotesi sugli inizi della romanizzazione, secondo cui la lex provinciae pompeiana avrebbe determinato un’unità volsco-arecomica di una ventina di oppida, ai quali Cesare avrebbe accordato lo ius Latii, deducendo a N. una colonia latina; in età augustea gli oppida sarebbero stati attribuiti a N., ove sarebbe stata dedotta una nuova colonia di orientali. A seguito della riorganizzazione dioclezianea delle province, N. è compresa nella Narbonensis prima e passa, prima del 471 d.C., sotto la dominazione visigota. A N. si riunì un concilio nel 394-396. La cinta muraria di età augustea racchiude una superficie di 200 ha e il suo percorso è in gran parte noto o ricostruibile con certezza; nella parte orientale si apre la Porta di Augusto, in opera quadrata con due fornici centrali per il passaggio dei carri e due minori laterali per i pedoni al di sopra dei quali sono due nicchie architravate a pianta curvilinea; ai fianchi erano due possenti torri semicircolari e al di sopra dell’architrave è ancora leggibile l’iscrizione che commemora la costruzione delle mura e delle porte a opera di Augusto, datata dalla titolatura imperiale al 16/5 a.C. (CIL XII, 3151).
Resti di una cinta tarda, nella quale vennero reimpiegati numerosi cippi decorati e iscritti, sono venuti recentemente in luce nei pressi dell’anfiteatro. L’approvvigionamento idrico della città era garantito, oltre che dalla sorgente, da un acquedotto (I sec. d.C.) che veniva alimentato dalla sorgente di Eure, presso Uzès, che superava la valle del Gardon sul Pont du Gard. Il castellum aquae, ancor oggi visibile, riceveva l’acqua da un ampio canale ed era provvisto di 10 aperture che consentivano la distribuzione nei vari quartieri. Gli scavi degli ultimi decenni hanno portato alla luce interi settori di quartieri residenziali (pl. Jules Guesde, III sec. a.C. - III sec. d.C., “villa Roma”, I-II sec. d.C.) e domus spesso decorate con mosaici di notevole livello, nonché edifici pubblici (scavo AGF) e porzioni delle necropoli (loc. Le Mail Romain, Clos d’Orville). I principali complessi monumentali, foro e cosiddetto Santuario della Sorgente, sono di età augustea; l’anfiteatro è invece databile all’età flavia.
Nell’area del foro, che occupa una posizione più o meno centrale, sono state compiute di recente indagini archeologiche che hanno individuato alcuni isolati della prima metà del I sec. a.C., che nell’ultimo quarto del secolo vengono sostituiti da edifici pubblici, ai quali succede un’area aperta con doppio portico su tre lati che racchiude il tempio dedicato tra il 3 e il 5 d.C. ai nipoti di Augusto, Gaio e Lucio Cesare (cd. Maison Carrée). L’edificio, eccellentemente conservato, è uno pseudoperiptero prostilo esastilo corinzio su podio (25 x 12 m), con fregio a girali di acanto. Sul lato opposto del foro è stata individuata la curia. Il Santuario della Sorgente è un complesso monumentale ubicato sulle pendici del Mont Cavalier e dominato dalla Tour Magne, che nella fase romana è costituito da un basamento irregolare sormontato da una torre ottagonale a più piani. L’insieme è delimitato su tre lati da portici e comprende la sorgente, un bacino con al centro una piattaforma, con colonne angolari libere, che presentava nella parte superiore un fregio a girali di acanto e aveva al centro un altare; un propileo, un edificio con nicchie (cd. Tempio di Diana, edificio di culto o forse biblioteca), un teatro; fu ampiamente rimaneggiato alla metà del XVIII sec. d.C.
Lo studio degli schizzi eseguiti in occasione dei lavori di trasformazione ha consentito una ricostruzione d’insieme. La convincente interpretazione delle strutture come santuario del culto imperiale (Augusteum) è stata fornita recentemente da P. Gros; una dedica ad Augusto (CIL XII, 3148-3149) consente di datare il complesso al 25 a.C. L’anfiteatro (133,38 x 101,4 m), molto simile e di poco posteriore a quello della vicina Arles, è all’interno della cinta augustea; la facciata presenta due ordini di arcate separate da pilastri al piano terreno e da semicolonne tuscaniche a quello superiore; l’arcata dell’ordine superiore corrispondente all’estremità settentrionale dell’asse minore è sottolineata da un timpano sorretto da due protomi taurine. Nell’attico si conservano le mensole con incavi e quelle con fori pervi per l’inserimento dei mali che sorreggevano il velum. La galleria anulare inferiore è coperta a volta, quella superiore da architravi sorretti da mensole massicce. La cavea era suddivisa in tre maeniana; l’arena presenta ipogei a pianta cruciforme. Scavi eseguiti nel secolo scorso nel quartiere dell’anfiteatro hanno portato in luce diverse stele funerarie riferibili a un cimitero di gladiatori.
Sintesi:
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